L’OSSERVAZIONE DAL BASSO…di DIRETTORE. IL CASO “GARAFFA”, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MODICA

pisana 20

In questi giorni a Modica sta facendo molto discutere il “caso Garaffa”, che vede coinvolto, per l’appunto, il Presidente del Consiglio Comunale Roberto Garaffa. Ho sentito e letto di accuse e difese nei suoi confronti, con argomentazioni pubbliche che, come spesso accade, sfiorano la retorica, l’ipocrisia e la convenienza. Premessa. Non ho motivo alcuno(lo dico per coloro che sempre leggono cose che non ci sono) per criticare o difendere Garaffa, oppure per sostenere o attaccare maggioranza o minoranza consiliare; offro la mia osservazione per contribuire ad una serena lettura del caso e nell’interesse della città. Il “caso Garaffa” va guardato almeno da tre prospettive. Anzitutto la prospettiva di prossimità alla persona. Roberto Garaffa è, per come lo conosco e per come si parla di lui, una persona perbene, un galantuomo, una persona leale che ha mostrato fino ad oggi impegno, serietà, e soprattutto terzietà, non lasciandosi coinvolgere da logiche di parte. Insomma un persona che in 16 mesi di azione amministrativa non ha posto in essere, almeno per le conoscenze esterne che si colgono di lui, violazioni del regolamento, sbavature finalizzate ad interessi personali e del suo partito.
Tutto questo basterebbe per dire che deve continuare a restare al suo posto, a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio Comunale e a presiederlo per la restante parte della legislatura.
Ma veniamo alla seconda prospettiva: quella politico-amministrativa e della sua evoluzione nel tempo.
Garaffa non è un battitore libero, ma è parte di un insieme. E l’insieme è il suo partito, l’UDC, al quale è rimasto fedele; l’insieme è la maggioranza consiliare, è la minoranza, è il rapporto con la Giunta Abbate, e soprattutto la città. La politica, e questo vale per tutti, non può farsi in solitudine, a meno che uno non abbia un delirio di onnipotenza credendo di poter far tutto da solo, ma finendo poi, come nella città di Modica è accaduto ad alcuni, di ritrovarsi, nonostante le belle capacità mostrate, di andare incontro al fallimento.
Garaffa, dunque, è un componente dell’UDC, partito che lo ha candidato, che ha stretto un “patto politico” con la coalizione capeggiata da Ignazio Abbate e che ha contribuito alla costituzione della maggioranza che governa Modica. In altre parole, Garaffa ricopre la carica di Presidente del Consiglio Comunale perché l’UDC (questo lo diciamo per scontata deduzione, non perché siamo a conoscenza diretta di accordi o di quant’altro) , a seguito del patto di coalizione, lo ha scelto per tale ruolo.
I problemi che sono ora venuti alla luce risultano, dunque, il frutto dell’evoluzione del quadro politico iniziale, che ha subito dei mutamenti qualitativi e quantitativi. E’ infatti a tutti noto che l’UDC è imploso al proprio interno e che tre consiglieri comunali, a torto o a ragione, per interesse personale o per ideali nuovi,(non ci interessa emettere giudizi) hanno lasciato il partito determinando sconvolgimenti in seno al Consiglio Comunale. E’ noto anche che ufficialmente l’UDC ha rotto con la coalizione di Abbate ed ha ritirato il proprio sostegno politico, essendo venuti meno le condizioni iniziali per restare nella maggioranza.
Stando così le cose, logica politica vorrebbe che la poltrona della Presidenza del Consiglio, frutto di un accordo inziale tra UDC e sindaco Abbate, andasse lasciata libera; e non perché sono venute meno le qualità umane e politiche di Garaffa, ma perché si è rotto quel rapporto di fiducia che era a fondamento del patto politico inziale. Certo, sarebbe stato meglio che l’UDC e il sindaco Abbate avessero ritrovato un’ intesa nell’interesse della città e di loro stessi, ma se ciò non è stato possibile, meglio l’avvenuta separazione nella quale i cittadini liberi potranno cogliere i torti e le verità di entrambi i partner.
Questa, almeno per me, è la lettura della vicenda in corso; tutto il resto(liti, consigli comunali che vanno a vuoto, giudizi politici, assenze strategiche, abbandono della città, etc..) sono sicuramente parti di verità, ma rientrano nella ipocrisia politica, nella retorica finalizzata a strumentalizzare il caso.
In questo quadro di evoluzione del quadro politico-amministrativo, Garaffa farebbe meglio, pertanto, a lasciare la poltrona di Presidente del Consiglio comunale e a continuare, sostenuto dal suo partito, la sua azione politica dall’opposizione, togliendosi, così, da una situazione di disagio politico che, onestamente, crediamo viva quotidianamente. Purtroppo, come in tutti i campi, quando si spezzano i rapporti di fiducia tutto diventa più difficile e complesso.
E chiudo con la terza prospettiva: quella dell’uomo della strada. Ai cittadini modicani credo interessino poco le controversie politiche; queste, al di là della loro strumentalità, hanno, certo, pur essi una loro legittimità e ragionevolezza, ma ciò che più conta per i cittadini è la risoluzione dei problemi, l’onestà intellettuale e morale di coloro che amministrano la cosa pubblica.
E da questo punto di vista credo che l’uomo della strada non venga minimamente sfiorato del pensiero che Garaffa debba dimettersi perché il suo partito è uscito dalla maggioranza. Se ad oggi questo presidente ha mostrato di essere rispettoso del Consiglio Comunale, sia nella sua parte di maggioranza che di minoranza, il cittadino comune forse lo lascerebbe al proprio posto.
Ognuno, comunque, scelga la prospettiva che vuole o altre che crede possano aggiungersi!

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