Il poeta vittoriese Emanuele Mandarà e i poeti modicani Renato Civello e Giovanni Cassisi sono stati al centro dell’ appuntamento del Caffè Letterario Quasimodo di Modica dedicato alla letteratura iblea” del primo ‘900. Una serata che si è svolta in un atmosfera meditativa e di riflessione critica sui versi dei tre autori, animata dalle note musicali del Maestro Lino Gatto alla chitarra e Fabiola Caruso al flauto, e dalle letture di poesie a cura di Franca Cavallo, Antonella Monaca e Carmelo Di Stefano.
La serata ha offerto al pubblico intervenuto un viaggio all’interno della poetica e del pensiero dei tre autori iblei, illustrati dal Presidente del Caffè Quasimodo , Domenico Pisana, il quale, dopo il saluto introduttivo di Salvatore Paolino, ha affermato che Emanuele Mandarà è stato un poeta di ampio respiro, di profonde radici e di una scrittura , come ebbe a definirla Bufalino, ‘a misura d’uomo, totale’, nonché un poeta apprezzato da critici come Giacinto Spagnoletti e da poeti come Caproni, Zanzotto e Luzi. Di Renato Civello Pisana ha presentato, oltre ad alcune sue personali corrispondenze epistolari, la intensa attività di critico d’arte e la sua attività poetica, affermando che gli orizzonti della poesia di Civello , contenuta nei volumi “Chiarobuio”, “Quest’arco pallido del tempo” e “Sui giochi di ventura” sono spesso bui e poche volte sereni e luminosi; le immagini, infatti, risultano create con un vocabolario corrispondente ad uno stato d’animo simile alla “ennui” baudeleriana. Pisana ha definito Civello poeta dello “spleen”, aggiungendo che l’impianto e il contenuto delle sue liriche non è tuttavia alienante, ma carico di vita e di tematiche esistenziali, quali la solitudine, l’egoismo, la morte, l’angoscia, etc. Civello , ha concluso Pisana, è stato inserito da Mario Apollonio nell’Antologia dei poeti italiani del secondo dopoguerra.
Infine del poeta Giovanni Cassisi è stata evidenziata la fede cristiana, che è stata una componente essenziale della sua vita. Cassisi – ha affermato Pisana – costruisce la parabola della sua spiritualità nelle sue raccolte poetiche “Riverberi” e “Bagliori di sogni” e riesce a trasfigurare il suo paesaggio dell’anima e quello a lui intorno. Egli crede ha creduto nei valori umani e cristiani ed avvertito con la sua poesia il bisogno di un mondo diverso, più umano, ove possa essere possibile riscoprire “l’armonia con il creato” e le dimensioni della pace e dell’amore.