La quotidianità è scandita da tempi e spazi che rispecchiano il nostro modo d’ essere. Occupare lo stesso sedile sull’autobus, accomodarsi sulla stessa sedia ad una riunione, seders nello stesso posto a tavola o ancora, scegliere il medesimo settore a teatro possono sembrare scelte involontarie, dettate dal “piacere” di trovarsi in quel determinato posto, mentre in realtà non è proprio così.
In realtà l’occupare lo “stesso spazio” nei diversi contesti della giornata costituisce una fonte di rassicurazione e di conforto che ci sostiene nell’affrontare qualunque avvenimento. E’ come se dicessimo a tutti: Io sono qui, occupo uno spazio che faccio mio. A molti potrà sembrare strano, ma accade la stessa cosa anche quando si scrive. Qualunque sia la dimensione del foglio, meccanicamente iniziamo a tracciare il filo grafico (quasi!) sempre a partire dallo stesso punto e seguitiamo a scrivere rispettando e rispecchiando uno schema mentale personale; accade che azzeriamo il margine sinistro e le righe non hanno respiro tra loro, tanto sono fitte, oppure iniziamo a scrivere dal centro della pagina o ancora, la impostiamo rispettando rigorosamente un immaginario margine sinistro ……
L’impostazione che ognuno di noi dà ad una pagina bianca o, tecnicamente, la gestione dello spazio grafico rispecchia il modo in cui ci proiettiamo nella vita di ogni giorno vale a dire il foglio bianco rappresenta lo SPAZIO/universo in cui ci muoviamo e ogni gesto-segno dello scrivere rivela il sentimento e la nostra relazione con questo universo.
si strattonano, tentano con foga di emergere sullo spazio bianco cioè sul “non detto”, sul silenzio…
Questa modalità grafica manifesta la volontà di Freud di essere, non di “esistere” soltanto, ma di lasciare una traccia profonda di sé. Lo spazio grafico che emerge viene riempito con impeto, con una forza tale che quasi lo porta a scontrarsi con il margine destro; dietro alla violenza del gesto grafico, si nasconde l’urgenza di realizzare le proprie idee, incurante dell’opinione di chi lo critica; consapevolmente rischia un qualsivoglia scambio comunicativo, pur riconoscendo la difficoltà personale nel considerare idee differenti dalle proprie. Infine ma non meno importante, è interessante notare nella firma l’uso della “f” minuscola nel cognome, un aspetto particolare del suo essere che segnala un sentirsi “piccolo” compensato da un atteggiamento ricco di sfumature, conflitti e impulsi contrastanti. Freud è un esempio di spazio grafico dominato, in cui la vitalità dello scrivente “esplode” tra le righe. In questo caso, lo scrivente non avrebbe avuto dubbi in merito al posto da occupare in una stanza…; il solo ingresso avrebbe messo in subbuglio chiunque.
Consulente Grafologo Dott.ssa Marcella Rizzone
Specializzata in Ri-Educazione della Scrittura e in Grafologia Peritale
socio Arigraf – A.G.P. – A.N.G.Ri.S. marcella.rizzone@libero.it