La leucemia. La rubrica del dottore Federico Mavilla

federico mavilla

Leucemia….E’ innegabile, il pronunciare la sola parola ci mette una terribile paura. Questo, purtroppo, deriva dal fatto che la leucemia è una neoplasia maligna molto frequente tra i bambini ma anche tra gli adulti. Fortunatamente, sia la precocità nella diagnosi e soprattutto le innovative tecniche terapeutiche, ci permettono di essere abbastanza ottimisti nella prognosi, cioè nei tempi di sopravvivenza.

Che cosa è intanto la leucemia e perché si sviluppa ? In seguito ad alterazioni dei normali processi di regolazione cellulare, può succedere che si manifesta una proliferazione incontrollata di cellule staminali emopoietiche a livello del midollo osseo.
E’ bene anche dire che quando si parla di leucemie, si intende un numero molto elevato di patologie maligne che sono raggruppate tutte sotto questo termine, ma che si differenziano tra di loro per il tipo di cellula che risulta coinvolto nel processo di trasformazione tumorale. Tralascio le distinzioni caratterizzate dalle varie tipizzazioni di cellule proliferate, mentre invece riporto l’altra importante classificazione che riguarda le leucemie acute, assai più frequenti nei bambini e negli adolescenti, che in genere sono patologie più aggressive e a decorso rapido, e le forme croniche, che colpiscono prevalentemente i soggetti di età compresa tra i 40 e i 50 anni, il cui decorso clinico è più lento e subdolo.
A cosa sono dovute? Le cause delle leucemie sono ad oggi in gran parte, purtroppo, ancora sconosciute. Sono noti alcuni elementi che, spesso in combinazione tra di loro, rappresentano fattori predisponenti dell’insorgenza della patologia.
Un aumento del rischio di sviluppare una leucemia viene descritto nei soggetti esposti a radiazioni ionizzanti, come ad esempio i soggetti esposti ad esplosioni atomiche, oppure gli operatori di radiologia o i pazienti con tumori sottoposti a radioterapia. Anche l’esposizione ambientale a benzene ( sostanza chimica impiegata nella produzione di vernici e materie plastiche) rappresenta un dimostrato fattore di rischio per lo sviluppo di leucemie. L’esposizione a pesticidi domestici durante la vita intrauterina e nel corso dei primi tre mesi di vita è associata ad un aumento del rischio di leucemia in età infantile. La stessa obesità determina un aumento del rischio di leucemia. Diversi sindromi genetiche, compresa la sindrome di Down e la neurofibromatosi possono aumentare il rischio di sviluppare, in età infantile, una leucemia.
Nei soggetti affetti dalle leucemie, le cellule tumorali del sangue derivano dalla cellula staminale ematopoietica, dalla quale si originano normalmente tutti gli elementi corpuscolari del sangue: globuli rossi, piastrine e globuli bianchi, compresi i linfociti ed i granulociti.
L’accumulo di una o più mutazioni nel patrimonio genetico di questa cellula dà origine a cloni di cellule maligne, mature e non funzionanti, che si propagano nel midollo osseo con un’alta velocità di proliferazione, lasciando sempre meno spazio alle cellule sane del sangue.
Per questi motivi il soggetto nella fase sintomatica della malattia presenta stanchezza e spossatezza cronica, debolezza, capogiri, nausea, difficoltà di respirazione (a causa del malfunzionamento dei globuli rossi indotto dal sovraffollamento midollare dei blasti leucemici); emorragie (legate alla scarsa produzione di piastrine) presenza di sangue nelle urine, sanguinamenti (tipico all’esordio è il sanguinamento gengivale in seguito all’uso dello spazzolino da denti); anormalità nel ciclo mestruale; cefalea, febbre persistente ed infezioni ricorrenti (causate dalla ridotta produzione di globuli bianchi sani); dolore osseo o delle giunture, dovuto alla compressione del midollo osseo in espansione; ingrossamento del fegato o di altri organi interni e dei linfonodi, specie nella fase conclamata ed avanzata della patologia; perdita di peso.
In alcuni casi i blasti tumorali possono accumularsi all’interno del sistema nervoso centrale, causando vomito, cefalea e confusione, o in altri organi (come fegato, testicoli, polmoni ed ossa); in altri casi la patologia può risultare totalmente asintomatica ed essere rilevata casualmente solo in seguito a controlli di routine.
Quando si sospetta una leucemia, il paziente va sottoposto ad un esame emocromocitometrico completo, infatti l’alterazione dell’emocromo è spesso sufficiente per porre il sospetto di stato leucemico: l’anemia, la piastrinopenia o la pancitopenia, specie quest’ultima condizione, sono sintomi di allarme.
Può seguire anche la misurazione degli elettroliti sierici, della creatinina, della funzionalità epatica e gli esami della coagulazione. La presenza della febbre deve indurci alle analisi delle urine, urinocoltura, emocoltura, radiografia del torace.
Ulteriori approfondimenti diagnostici come l’immunofenotipo; l’analisi citogenetica (studio dei cromosomi ); la biopsia osteo-midollare che permette l’aspirazione di un campione di midollo osseo dalla parte posteriore dell’osso iliaco. Questo esame riveste una fondamentale importanza per quanto riguarda l’identificazione del tipo di leucemia e, quindi, della strategia terapeutica da adottare per arginare questa patologia.
Le leucemie vanno curate quanto più tempestivamente possibile, in modo da aumentare le probabilità di remissione della malattia. Quando si sospetta una leucemia, il paziente deve essere inviato ad un ematolo-oncologo, per la conferma diagnostica e l’impostazione del trattamento.
Il principale trattamento è rappresentato dalla chemioterapia, utilizzata per distruggere i blasti ed impedirne la proliferazione. Infatti ha lo scopo di arrestare l’evoluzione della malattia e dei sintomi, in maniera temporanea o permanente, ed eliminare le cellule leucemiche attraverso combinazioni di farmaci. Poi, una volta ottenuta la remissione, lo scopo è mantenere il paziente in remissione completa per un periodo il più lungo possibile attraverso un regime terapeutico il cui obiettivo è la distruzione delle cellule leucemiche residue che non erano state eliminate dalla terapia di induzione. A questa va aggiunta la terapia di supporto, il cui scopo è eliminare i sintomi della leucemia, migliorando la qualità della vita e permettendo al paziente di affrontare la tossicità della chemioterapia.
La radioterapia ha un ruolo marginale e spesso relegata a pochi casi.
Nei casi di ricomparsa della malattia, si può ricorrere al trapianto di midollo osseo, che consiste nel somministrare al paziente una chemio/radioterapia a dosi sovra massimali, volta a sopprimere l’emopoiesi, seguita dalla infusione di cellule staminali da donatori compatibili (trapianto di midollo alloidentico) o non compatibili (trapianto di midollo aploidentico).
La prognosi dipende da fattori come l’età, la presenza di patologie associate al tipo di leucemia. Purtroppo i pazienti che sopravvivono ad una leucemia presentano un rischio più elevato di sviluppare successive neoplasie maligne, probabilmente a causa dei danni cellulari causati dalla chemioterapia o dalla radioterapia. I tassi di sopravvivenza a 5 anni sono notevolmente più elevati nei pazienti più giovani.
E’ importante, quindi, che i pazienti sopravvissuti ad una leucemia vadano attentamente controllati alla ricerca di neoplasie secondarie, di complicanze cardiache, o di alterazioni endocrine come sindrome metabolica, ipotiroidismo e ipogonadismo.

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