Dolce e Gabbana e le adozioni gay

emanuele cavallo

Divampa la polemica sulle dichiarazioni di Dolce e Gabbana, in particolare quelle di Dolce, che fa riferimento alla famiglia tradizionale come punto fermo e alveo naturale per la crescita di una persona con tutto quello che ne comporta nel bene o nel male. Famiglie con situazioni estreme e famiglie molto composte sono o potrebbero essere nell’uno o nell’altro caso forte condizionamento nella crescita dei figli.

Non è sicuramente questa la discrimine tra la famiglia tradizionale e quella composta da coppie gay, ma bensì quello che potrebbe significare per un bambino.  E’ una questione molto complicata e delicata, si rischia di passare facilmente nel torto se si sostiene la famiglia tradizionale a discapito della famiglia composta da gay come si rischia lo stesso se si sostiene il contrario.
Però, si è certo in dovere, a tutti i livelli e specialmente tra gli intellettuali, di tenere sempre presente quello che potrebbe comportare questo stravolgimento sociale in un mondo che difficilmente riuscirà a metabolizzarlo, almeno in tempi veloci.
Non è più differibile il riconoscimento di tutti i diritti civili alle coppie gay ma bisogna stare molto attenti ad andare oltre perché la societa’ non è ancora pronta a questa nuova concezione della famiglia ed il problema non sarà degli adulti, ma proprio dei bambini perché più vulnerabili specialmente negli strati sociali più popolari, dove i bambini si dovrebbero sicuramente confrontare con un mondo che potrebbe condizionarli per tutta la vita.
Quando in Italia sarà riconosciuto alle coppie gay, specialmente a quelle tra uomini, il diritto di potere crescere bambini, si verificherà sicuramente che questo dovrà spiegare ai propri compagnetti, magari di scuola materna, perché ha due papà, oppure rispondere alle loro domande sulla mamma e via via tutte le curiosità che quell’età desta. Creerà sicuramente un po di confusione, magari cominceranno a maturare la convinzione che anche loro da grandi potranno unirsi ad altri uomini e procreare, diversamente da quello che avranno appreso presso le loro famiglie.
Assistiamo tutti i giorni a fenomeni di bullismo che si consumano nelle scuole ed in ogni luogo e non voglio pensare a quello che potrebbero subire i figli delle coppie gay ad opera delle combriccole di adolescenti, perché fino a quando la questione rimane in certi ambienti è facile proteggerli fino alla matura età mentre appare cosa molto più difficile, appunto, negli strati sociali più popolari.  Può prevalere il desiderio di due uomini che si uniscono in matrimonio su tutto questo?
Senza volerci nascondere, le complicazioni più ovvie si avrebbero con riferimento alle coppie gay composte da persone di sesso maschile, perché bisogna anche ragionare sul fatto che la donna può procreare ed è una figura che nella vita dei bambini non può venire meno per diritto naturale. Il bambino potrebbe togliersi con più facilità dall’imbarazzo di spiegare ai propri coetanei la propria situazione. Non è certo un riconoscimento del diritto di fare crescere un bambino con due mamme ma soltanto una presa d’atto della posizione di vantaggio della donna che potrà sempre dire di avere procreato il figlio ed il figlio di potere dire di avere una mamma.  La scienza ha messo a disposizione dell’umanità tecniche che come al solito vengono impiegate in maniera più estesa rispetto a quello che era l’obiettivo da raggiungere. E se oggi non ci fosse ancora la tecnica per la procreazione assistita? Staremmo qui a discutere se due uomini potrebbero avere bambini o no?

nella foto Emanuele Cavallo

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