L’Associazione Donneasud “va in carcere”. In corso un progetto per la riabilitazione dei “sex offender”

interno carcere repertorio

La violenza sulle donne va combattuta con ogni mezzo a nostra disposizione. Con le denunce delle vittime, in primis, ma anche con l’aiuto nei confronti di chi si è macchiato di reati su soggetti deboli (donne, bambini e disabili) affinché capisca la gravità inaudita di ciò che ha fatto e comprenda perchè, una volta saldato il conto con la giustizia, non dovrà più adottare comportamenti recidivi.

Per raggiungere tale ambizioso obiettivo, l’ associazione DonneaSud, in sinergia con il Rotary International di Ragusa, ha deciso di andare direttamente dove può entrare in contatto con i cosiddetti “sex offender”, ossia in carcere, a Ragusa.

Dal 5 marzo, infatti, nella struttura penitenziaria di contrada Pendente è partito il progetto “Curare le emozioni” che prevede, attraverso un ciclo di incontri con detenuti selezionati dall’Ufficio Educatori, non solo discussioni di gruppo centrate sulle difficoltà relazionali e l’espressione di emozioni e sentimenti, ma anche la possibilità, per questi uomini, di poter partecipare al laboratorio “Attività Espressiva”, partendo dal concetto dell’arte come esperienza terapeutica.

Il progetto si rivolge, come detto, ai “sex offender”, ossia a detenuti per reati contro la persona o rinchiusi in sezioni specializzate perché non accettati nemmeno dagli altri detenuti. Ciò comporta per loro un aumento dell’afflizione, un maggiore isolamento e un rischio per l’incolumità personale perché tali detenuti, sotto regime di attenta sorveglianza da parte degli agenti di polizia penitenziaria, sono maggiormente propensi al suicidio.

“Il progetto “Curare le emozioni”, elaborato dalla nostra psicologa, dr.ssa Deborah Giombarresi, e dalla nostra assistente sociale, dr.ssa Alessandra Cerro, prevede, oltre al confronto verbale, attività come l’ascolto di musica, la produzione di disegni e l’elaborazione di storie, al fine di incrementare, nei partecipanti, la percezione di sé come individui capace di esprimere emozioni non violente.

Fondamentale si sta rivelando la collaborazione con gli educatori ministeriali e con la polizia penitenziaria, che ringraziamo per l’accoglienza riservataci e che avevamo già avuto modo di apprezzare durante l’incontro del 25 novembre scorso. Un ringraziamento speciale va, inoltre, alla direttrice della struttura penitenziaria, dr.ssa Giovanna Maltese, e alla dr.ssa Rosetta Noto, responsabile per il reinserimento sociale della struttura penitenziaria. Il progetto si concluderà il 7 maggio”.

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