Il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, si è dimesso per «motivi personali». Lo ha fatto nelle mani del ministro Graziano Delrio. Manager di punta con un passato prestigioso all’Iri e tanta esperienza nelle aziende di Stato, il recente cambio della guardia al ministero delle Infrastrutture e, prima ancora, l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi non erano stati segnali incoraggianti.
A Ciucci, dal 2006 sulla poltrona dell’Anas e prima ancora su quella della società per lo Stretto di Messina, non era certo sfuggito che il governo, grazie ad una moral suasion soft, aveva ottenuto un cambio di passo in tutte le società controllate, dall’Enel all’Eni, da Terna alle Poste. Marcando così una forte discontinuità con il passato.
Ciucci, dopo il faccia a faccia con Delrio, ha spiegato di aver lasciato «per rispetto del nuovo ministro e favorire le opportune decisioni». A far traboccare il vaso è stata anche l’inchiesta di Report – seguita dallo staff di Delrio con grande attenzione – che ha messo in luce, com’ era prevedibile, una serie infinita di ritardi e mancanze su gestione, manutenzione e controlli di strade e autostrade targate Anas.
I clamorosi crolli sulla Palermo-Catantia, che hanno spaccato in due l’isola, sono solo gli ultimi di una serie di episodi che hanno accelerato i tempi dell’uscita di scena, convincendo Ciucci a farsi da parte. Ben prima dell’accertamento delle reali responsabilità e con un gesto in fondo coraggioso apprezzato dall’esecutivo. Resterà per la normale amministrazione fino all’assemblea degli azionisti per l’approvazione del bilancio 2014, che è prevista per metà maggio.