Dacché mondo é mondo, da quando gli umani si sono organizzati in società regolate da leggi, cioè in stati, la marina militare, anche quando era fatta di legni più o meno stabili, serviva a salvaguardare le coste della nazione da eventuali invasioni di stranieri. Dal 23 ottobre 2013 la marina militare italiana è stata trasformata in corpo di salvataggio degli invasori.
Molti si indigneranno di questa affermazione perché il salvataggio dei naufraghi in mare appartiene alla civiltà e alle leggi non scritte dell’umanità. Nessuno vuole negare che chi sta annegando vada salvato. Qui il discorso è un altro: non possiamo incoraggiare popoli di altre nazioni a venire in Italia e, poi, quando i clandestini sono in mare, dobbiamo salvarli. E’ questa l’ipocrisia di fondo della politica italiana nei confronti dei clandestini che pressano ai confini dell’Italia. Con l’operazione Mare nostrum l’Italia ha incoraggiato i poveri dei paesi africani e asiatici a tentare l’avventura nella certezza che in mezzo al Mediterraneo c’erano le unità della marina italiana a raccoglierli, rifocillarli, curarli e portarli in Italia dove lo Stato spende i soldi dei contribuenti per mantenerli nei centri di accoglienza. E dopo l’ipocrisia aggiungiamo la più stridente ingiustizia: ognuno di questi immigrati costa ai contribuenti circa 1000 euro al mese. Ebbene: quanto dà lo Stato italiano ai bisognosi italiani? Nulla. Ci sono pensioni di 300 euro, di 700; ma ci sono pensioni anche di qualche centinaio di euro. E ci sono cittadini italiani che non hanno nessuna pensione o altro sussidio. Sanno i sostenitori degli immigrati quanti italiani mangiano alle mense della Caritas? Quanti dormono in macchina? E’ giusto spendere 1000 euro al mese per stranieri e niente o poco per gli italiani? E questi, gli italiani vogliono che i loro soldi vadano agli immigrati? E, allora, che fare? Abbiamo sentito, in questi giorni, i personaggi più diversi, tutti ricchi, politici, attori, giornalisti, scrittori dare giudizi su questo argomento senza rendersi conto della gravità delle loro affermazioni: persino un cantante, come Morandi, si è permesso di dare giudizi storici sulle migrazioni degli italiani nell’Ottocento assolutamente inesatte: gli italiani andavano in America o richiamati da parenti o da amici che procuravano loro il lavoro; spesso già con permessi, oppure con richiesta di permesso appena giunti e con richiesta di lavoro; e, comunque, non erano mai a carico dello stato che li ospitava. Per favore, Morandi, continui a cantare ma non parli di fatti storici: la storia è una cosa seria, non se ne può parlare come il calcio al bar. Anzi, siccome i prefetti hanno cominciato a invitare i privati a dare ospitalità agli immigrarti, lei che ha molti soldi ne ospiti e mantenga qualche centinaio. Lo stesso può fare Michele Santoro che giovedì a Servizio pubblico era commosso parlando di loro: pare guadagni 700.000 euro all’anno; può accoglierne molti! Oltre che parlare, lo faccia. L’esempio sarebbe più convincente delle sue parole. Soprattutto se poi lo fanno anche i suoi ospiti; li accolgano nelle loro case. Giovedì c’era un parterre entusiasmante: la Bonafè, della cui intelligenza abbiamo prove quasi ogni giorno; Paragone che, a dir poco, è un forsennato quando guida “la gabbia”; poi c’era il dissepolto Gad Lerner, che ha scoperto che gli occidentali abbiamo diviso gli uomini dai sottouomini, e questi devono diventare uomini portandoli in Italia; il più moderato sembrò Travaglio, che è quanti dire. Ebbene tutti questi guadagnano troppo, li accolgano nelle loro case. Ma ci sono tanti altri coraggiosi che in questi giorni hanno dichiarato che l’Italia deve accogliere i clandestini; Lia Quartapelle, Vendola, Crocetta, Furio Colombo, e tanti altri. Tutti questi sono in condizione di mantenere molti immigrati, lo facciano e ci risparmino i loro sermoni. Il popolo, quello che paga le tasse, gli operai, i piccoli imprenditori, gli impiegati, i pensionati, questi, il ceto medio impoverito, non è più in condizione di pagare le tasse, figurarsi se anche per gli immigrati. Ma il problema è molto più arduo delle chiacchere che ascoltiamo nei talk show. Guardiamo con serietà il problema. La prima considerazione da fare è la differenza tra immigrati e rifugiati, secondo la Convenzione di Ginevra: ottengono la qualifica di rifugiati, e hanno diritto all’accoglienza coloro che tornando nei loro paesi hanno ragione di temere per la loro vita o la loro libertà. Gli altri immigrati non hanno alcun diritto; accoglierli o no dipende dalla volontà delle singole nazioni. L’Italia già alla fine degli anni ’70 praticò la politica delle porte aperte, mentre altri paesi europei intrapresero una politica restrittiva. Negli anni ’80 l’immigrazione clandestina crebbe provocando l’allarme che spinse alla legge Martelli, la prima che tentò una regolamentazione: fissò il numero di immigrati da accogliere sulla base della necessità di mano d’opera. Il fenomeno crebbe ancora; né pose un freno la legge Turco-Napolitano; dura ed efficace si dimostrò invece la vituperata legge Bossi-Fini del 2002 che introdusse il reato di immigrazione clandestina e l’espulsione con accompagnamento per i non aventi diritto. Gli sbarchi diminuirono sensibilmente: un dato del Min. degli interni: dal 1 agosto 2011 al 31 luglio 2012 sono sbarcati 24.796 clandestini; dal 1 agosto 2012 al 31 luglio 2013 gli irregolari sbarcati sono stati 24.279. Il 3 ottobre 2013 davanti Lampedusa si rovescia un barcone carico di immigrati; i morti sono 366. L’emozione è profonda. Sotto l’effetto del disastro l’Italia inventa l’operazione Mare Nostrum: gli immigrati saranno salvati dalle navi militari, fornite dei mezzi più moderni, dal radar agli elicotteri. E difatti nel solo 2014 giungono in Italia 170 mila clandestini; di essi solo 7.000 sono rifugiati; i morti sono 3.400. L’operazione non è stata salvare più vite umane, bensì portare in Italia un maggior numero di irregolari. Nel 2014 Mare nostrum è stata sostituita da Triton cui ha partecipato l’Europa. Un nuovo disastro, un peschereccio inabissatosi con 700 persone a bordo, ha creato nuova emozione e spinto l’Europa a rafforzare l’operazione Triton. I risultati saranno inevitabilmente un aumento di arrivi di irregolari. Si può proseguire in questa politica di accoglienza, come predicata da molti politici, da ricchi intellettuali, da signore danarose? Quali le ragioni per una politica di accoglienza? Una sola accettabile non è stata ancora proposta. A) Sono braccia di lavoro a basso costo; B) contribuiscono alla vita economica; C) nuove energie per pagarci le pensioni; D) è un fenomeno storico che non si può fermare. Sono ragioni false o speciose. La verità è che non c’è alcuna ragione per l’accoglienza dei clandestini. Difatti: a) tolgono lavoro agli italiani, perché abbassano i salari e gli italiani non ci stanno; per 12 ore al giorno nessun italiano lavora, mentre i clandestini per quella cifra riempiono i campi e le serre: b) non è vero che si integrano; vivono in quartieri diventati solo per loro; non cercano di parlare in italiano; non comunicano con gli italiani; dopo la fase di salvataggio, diventano arroganti e gli ospiti sono gli italiani: ChaKouki, il marocchino che Bersani ha voluto in Parlamento, ha chiesto che in Italia vengano chiamati docenti marocchini per insegnare agli italiani la lingua araba; l’abbiamo visto a Servizio pubblico insultare Daniela Santanchè senza provocare le reazioni dei presenti; c) i clandestini possono essere terroristi; Alfano ha dichiarato che fra gli immigrati non ci sono terroristi: ma se non sono neppure identificati come fa il ministro ad affermare questo! La polizia sta scoprendo terroristi fra immigrati insospettabili, persino diventati cittadini italiani; d) ci costano: troppo, diciamolo pure. Finora l’accoglienza è costata 1 miliardo e seicento mila euro l’anno; ogni immigrato costa ai contribuenti 38 euro al giorno, oltre 1000 euro al mese. E’ giusto sottrarre queste somme agli italiani per pagare stranieri che non sono rifugiati? Giungono come turisti: accolti, rifocillati e assistiti dalle forze armate; se un italiano va da loro, deve prenotare l’albergo, deve pagarsi il pranzo al ristorante, deve comprare eventuali abiti di cui ha bisogno. Gli immigrati no, hanno tutto questo gratis; e) hanno fame: mandiamogli gli aiuti nei loro paesi; f) “è un’emergenza storica, che non si può fermare, c’è sempre stata e ci sarà; bisogna, dice Rondolino a Omnibus, andare a prenderli e portarli nel nostro continente!” Quando la follia invade un personaggio, questa sì, non si può fermare. E’ Rondolino che non si può fermare. Alberto Salza, antropologo alquanto fantasioso, ha sostenuto che non dobbiamo opporci ai migranti perché essi stanno vincendo in quanto hanno abbattuto i confini, tesi suggestiva da scrivere, ma totalmente falsa e antistorica. I confini rischiamo di abbatterli noi con queste missioni; se la marina farà quello che è il suo compito, difendere i confini, in breve cesseranno anche le emigrazioni. Resteranno, come è giusto, solo i richiedenti asilo. g) fuggono dalla guerra: ma la guerra c’è stata anche in Italia e la gente ha combattuto per la patria e per la libertà. Conosco un imprenditore modicano che nell’ultima guerra ha perso tre fratelli: uno in guerra, uno fucilato dai nazifascisti, e un altro, prigioniero degli inglesi, saltato in aria in un campo di mine cui era stato destinato; combattano anche loro per la loro patria e per la loro libertà. Infine una considerazione: h) l’unità d’Italia è stata fatta male, come la conquista del meridione; è continuata peggio, distruggendo le risorse produttive del meridione per crearle o incrementare quelle del Nord; quando il Meridione è diventato sottosviluppato rispetto al Nord è stato impiegato l’esercito per riportare l’ordine; solo nel dopoguerra c’è stato un tentativo di colmare le divisioni della nazione, ma è rimasto sul piano delle infrastrutture; dobbiamo aggiungere che il meridione ci ha messo del suo per restare sottosviluppato. L’Italia oggi è profondamente divisa; Nord e Sud, Lega e partiti nazionali; ceto medio impoverito e politici e grand commis troppo ricchi: c’è un malessere sociale pericoloso che solo coloro che siedono in Parlamento non avvertono, presi come sono dalla difesa dei loro emolumenti e vitalizi e da quelli dei loro dipendenti. Vogliamo aggiungere un’altra ragione di divisone sociale, questa assolutamente insuperabile? Oggi si sta prendendo lentamente coscienza, almeno dalle persone responsabili, della gravità del problema e che occorre frenare questi flussi. E sono molti quelli che già hanno messo un freno o lo stanno mettendo. Il primo ministro inglese, David Cameron, ha messo a disposizione la nave più prestigiosa della flotta militare inglese, ma ha ammonito che gli inglesi sbarcheranno gli immigrati nelle coste italiane, in ogni caso non li avrebbero portati mai in Inghilterra. La Spagna non li accoglie. Allora cosa vogliamo fare? Essere il buon samaritano del mondo, che sacrifica i propri cittadini per i disperati di tutti i paesi? Siamo tutti d’accordo che non si possono fare morire persone che rischiano in mare. Ma se non partono non rischiano; e c’è la soluzione più semplice: non farli partire. Come? Scoraggiando le partenze con la dichiarazione dell‘Italia che non accoglierà più immigrati clandestini; chi vuole venire in Italia faccia regolare domanda; gli irregolari saranno rimpatriati e non nei loro territori, ma nel luogo di partenza. Anche l’Europa ha suggerito aiuti ai paesi di transito perché impediscano i passaggi delle carovane nel deserto. Gli ipocriti che riempiono della loro commozione i talk show possono criticare Stati Uniti, Spagna, Australia e gli altri paesi che respingono i clandestini; ma questi tutelano i loro paesi e i loro cittadini, come è il loro dovere. Dovremmo ammirarli e imitarli, non criticarli. Ma tant’è! Questo è il livello della nostra classe politica: al di sotto della mediocrità. Se non interviene il popolo a correggere queste storture dei nostri governanti essi, che hanno distrutto l’economia nazionale e ridotto il paese allo stremo, cancelleranno anche la nostra dignità di paese libero e occidentale per farne un paese afroasiatico povero e senza identità.