Accusato di essere un rapinatore e detenuto per oltre un anno, ora deve essere risarcito, visto che i giudici del dibattimeno lo avevano assolto, poi, con formula piena. La Corte d’Appello di Catania ha, infatti, stabilito che lo Stato Italiano dovrà versare al ventitreenne modicano Giancarlo Noto, difeso dall’avvocato Giovanni Favaccio, la somma complessiva di 87 mila euro quale corrispettivo di risarcimento per ingiusta detenzione.
Il giovane, infatti, era rimasto in carcere per ben tredici mesi perchè accusato, in concorso, di essere stato l’autore di una rapina ai danni di una pensionata modicana, al Quartiere Santa Lucia. Il Tribunale di Ragusa, il 27 maggio 2014 , aveva ritenuto l’imputato estraneo ai fatti. I magistrati etnei hanno tenuto conto dell’immediata collaborazione del giovane al momento dell’arresto che aveva anche fornito un alibi che, poi, coincise coi controlli incrociati. Ora è il momento di “battere cassa” e di essere riabilitato con la società anche sotto l’aspetto del risarcimento. Giancarlo Noto fu scagionato dalla perizia dei Ris di Messina sui passamontagna abbandonati per strada dai rapinatori. Il biologo Salvatore Marcì aveva, infatti, escluso il coinvolgimento di Noto e così l’avvocato Favaccio aveva potuto chiedere l’assoluzione che il collegio penale del Tribunale di Ragusa aveva “condiviso”. Quella sera l’anziana era rimasta vittima di una rapina ad opera di due individui armati di coltello e travisati con passamontagna che avevano fatto irruzione in casa e con la minaccia dell’arma puntata alla gola, le avevano sottratto la collana di oro e la somma di 50 euro, dandosi immediatamente alla fuga. I due furono arrestati dalla polizia. Favaccio annunciò subito di volere avviare il procedimento per l’ingiusta detenzione e sollecitò la possibilità di trasmettere gli atti alla Procura contro il “testimone oculare” Carmelo Blandino che con la sua testimonianza aveva gettato una croce sul giovane.