L’assurda “prassi” italiana, un chiaro esempio di spreco della sanità. A Modica, per trasportare un degente dall’Hospice al Pronto Soccorso(circa 200 metri), è necessario chiamare il 118 che ha sede a circa sette/otto chilometri di distanza. L’Hospice, per chi non lo sapesse, è il luogo di cura specialistica e accoglienza per tutti coloro che, affetti da patologia oncologica in fase avanzata, non sono assistibili a domicilio o in regime ambulatoriale. A Modica è allocato in un’area pertinenziale dell’Ospedale Maggiore.
Quando il medico-geriatra finisce il proprio turno, talvolta accade l’incredibile: qualora, infatti, l’assistito necessita di cure urgenti, gli operatori hanno l’obbligo di chiedere l’intervento dell’ambulanza del 118 per trasferire l’interessato al Pronto Soccorso. Il mezzo di soccorso si trova in Via Loreto a Modica Alta, vale a dire dall’altra parte della città che , quindi, deve percorrere il lungo tragitto, arrivare al Quartiere Sacro Cuore dove si trova il nosocomio, caricare l’assistito e portarlo poco distante, al Pronto Soccorso, appunto. Tutto questo nonostante all’ingresso del “Maggiore” stazionino quasi costantemente due/tre ambulanze di proprietà dell’Asp. Lo spreco, in questo caso, non è da attribuire all’Asp Ragusa ma ad un protocollo della sanità che obbliga tale procedura. L’Hospice è una struttura territoriale che, dunque, potrebbe essere allocata altrove, in altra parte del territorio(nel caso in specie è stata trovata una collocazione nel nosocomio di Via Aldo Moro)per cui la competenza è del 118. Il buonsenso porterebbe a dire che talvolta i protocolli potrebbero essere anche superati, come nel caso di Modica che tiene le ambulanze spesso ferme ore ed ore ma anche attraverso il servizio di barellaggio che tra i corridoi del “Maggiore” porta fino al Pronto Soccorso. “Già da tempo – spiega il direttore sanitario del nosocomio, Piero Bonomo – ho dato la disponibilità all’utilizzo delle nostre ambulanza, se sono in sede”.