Il gup di Ragusa, Claudio Maggioni, ha condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione il rumeno Aurel Oprea, 57 anni, arrestato nel mese di luglio del 2014 dagli agenti del Commissariato di Comiso violenza sessuale. Una donna 40enne, anche lei rumena, rintracciata in ospedale aveva raccontato agli agenti la mattinata d’inferno appena trascorsa.
Aveva riferito che due anni fa mentre lavorava in un ristorante in Romania, a Constanza sul Mar Nero, aveva conosciuto Aurel Oprea, che lavorava nello stesso locale; era iniziata un’amicizia che pian piano era diventata una vera e propria storia sentimentale.
Dopo circa un anno, considerato che il lavoro in Romania stava finendo, la donna aveva chiesto ad alcuni parenti che abitavano a Comiso, se c’ era possibilità di trovare lavoro. I parenti pagarono il viaggio e la donna si trasferii in Italia per lavorare come badante a Comiso.
Successivamente Oprea la raggiunse e iniziò a lavorare pure lui. In Italia la relazione si era interrotta, ma pur non avendo più una storia d’amore decisero entrambi di condividere assieme una casa per dividere le spese.
Inizialmente l’uomo faceva qualche giorno di lavoro e divideva in piccola parte le spese d’affitto e quant’altro, ma dopo un pò di tempo non lavorò più preferendo rimanere a casa a bere e a fumare e ad essere mantenuto dalla donna che, ad un certo punto decise di lasciare la casa e andare a lavorare, i primi di gennaio del 2014, come badante presso un’anziana sempre di Comiso, che oltre a pagare le giornate di lavoro, le offrì anche un tetto. A questo punto Oprea, non avendo più chi lo mantenesse, iniziò ad andare fuori di testa.
Nel racconto della donna da quel momento iniziarono le violenze psicologiche: spesso il rumeno la perseguitava e la minacciava di morte se non avesse continuato a mantenerlo. Sovente anche se non avanzava pretese che tornasse con lui, le chiedeva soldi per bere, fumare, pagare l’affitto, comunque per vivere; lui continuava ad oziare e a non lavorare e la tempestava di messaggi di morte nei miei confronti e anche dei miei familiari.
Il giorno oggetto della violenza, intorno alle 8,30, nell’unica giornata libera della vittima, l’epilogo della vicenda: la quarantenne uscita dall’abitazione dell’anziana, aveva trovato Oprea, che l’ attendeva all’esterno, l’aveva costretta a seguirlo fino ad un’ abitazione che l’uomo chiudeva con un chiavistello interno, per impedirle di uscire. Qui iniziava a picchiarla con schiaffi e pugni al volto e in altre parti del corpo, poi le aveva sfilato il vestito, il reggiseno e gli slip, lasciandola praticamente nuda. Con estrema forza e violenza tentava di divaricarle le gambe usando le sue mani con forza; dopo si spogliava anche lui e tentava di penetrarla.