La cultura dello spreco in una società sempre più povera

spreco

In tutte le società, in ogni periodo storico, la povertà non è stata mai completamente assente; mai però dal periodo post-bellico aveva assunto proporzioni allarmanti come quelle che si registrano negli ultimi sette/otto anni,periodo in cui la crisi economica mondiale ha creato più vittime della povertà delle due guerre mondiali.

Il dato è di pubblico dominio e tuttavia per una serie di motivi che vanno da una mancata cultura del rispetto per i più deboli, ad un mancato senso di rispetto per l’ambiente che si continua ad inquinare anche grazie ai nostri quotidiani comportamenti improntati allo spreco, all’ignavia ed alla insensibilità della maggior parte degli amministratori delle Istituzioni locali,nulla viene progettato per aggredire il fenomeno che in molti casi vede i cittadini normali d’ieri, gli anziani titolari di pensioni che non consentono di acquistare nemmeno i beni di prima necessità, rovistare nei cassonetti dell’immondizia per procurasi qualcosa che consenta loro un altro giorno di sopravvivenza.
Dovremmo vergognarci tutti ed invece continuiamo ad occuparci di banalità come se quanto avviene per un numero sempre crescente di nostri concittadini fosse una cosa normale.
Eppure, esistono gli strumenti per aggredire il problema e quantomeno ridimensionarlo.
Sono sorte in Italia da oltre un decennio delle società spin-off che sviluppano progetti territoriali volti al recupero di beni invenduti o non commercializzabili a favore di enti caritativi.
Queste società,nella fase di sviluppo dei progetti, oltre al coinvolgimento dei soggetti donatori e beneficiari, lavorano a stretto contatto con gli assessorati alle attività produttive, alle politiche sociali e culturali degli enti locali, con prefetture e ASL in modo tale da garantire la perfetta conformità con le normative vigenti, la trasparenza delle procedure, il monitoraggio e la quantificazione dei risultati ottenuti.
L’imperativo etico è sprecare di meno senza modificare il nostro livello di benessere!
Attraverso la realizzazione di questi progetti , nessuna delle parti coinvolte ci rimette nulla, anzi tutte ne traggono benefici : le Istituzioni vedendo diminuire il flusso dei rifiuti da gestire, spenderanno meno e potranno investire maggiori risorse a favore delle fasce più deboli; i cittadini e le organizzazioni che si occupano di commercio di alimentari pagheranno meno per la raccolta dei rifiuti ; avremmo un minor numero di nostri simili costretti alla miseria più nera.
Poiché è innegabile il quadro drammatico della povertà ad ogni livello della nostra società; dal momento che esistono gli strumenti per occuparsi d’una materia che ci vedrebbe tutti un po’ più civili, cosa impedisce agli amministratori locali di occuparsi di una tematica che finalmente li vedrebbe davvero protagonisti seri delle politiche sociali e veri rappresentanti dei cittadini più deboli ?
Perché Modica, i cui amministratori non perdono occasione per proclamarsi fautori di politiche sociali eque e solidali, non assume un ruolo di apripista in un progetto di questo tipo che certamente troverebbe l’apprezzamento di tutti i suoi cittadini?
La valenza dei politici si misura dai progetti che modificano in positivo lo stato sociale dei cittadini e non dai proclami!

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