La parità delle donne. Voci bianche nella Repubblica. La decadenza politica e sociale dello Stato Italiano. di Saverio Terranova

saverio terranova

Ovviamente non è quella di Farinelli la voce bianca che risuona ormai nei templi della repubblica italiana. Ma quella delle infinite donne che seggono nel Parlamento, nel governo, nelle diverse istituzioni in cui si articola la vita politica dello stato. Il loro cinguettio risuona ogni mattina a cominciare dai talk show per finire nei telegiornali. Per non parlare poi delle strilla che si alzano quando si scontrano due comari che non possono accettare di farsi sopraffare da una concorrente. E questo malgrado i gravi problemi che affliggono oggi l’Europa e l’Italia.

Ma tant’è; i sostenitori delle donne al potere sono tanti che pensare di fermarli è impossibile. Anche se ammonimenti vengono da tutte le parti. Perché il motivo c’è, e per alcuni che contano è troppo importante. Palmira è caduta nelle mani dello Stato islamico. A parte la sconfitta militare e politica che rischia di aprire agli jiadisti la via di Bagdad, il mondo è terrorizzato all’idea che gli islamici possano, come hanno fatto altrove, distruggere i resti di quella favolosa città, irrepetibili testimonianze di una civiltà sirio-romana che risplendette dal secondo secolo d. C. al terzo dominando, col consenso di Roma, tutti i paesi fino all’Egitto. Tutti i paesi, soprattutto nell’Occidente, si augurano che questo non accada: sarebbe un danno irreparabile perché cancellerebbe la testimonianza di una civiltà ancora da ammirare. Ma Palmira è ricca anche di insegnamenti politici. Soprattutto per la sua fine, dovuta a una donna, la regina Zenobia. Palmira era una ricca e fiorente città, essendo il crocevia delle carovaniere che univano i commerci dell’Occidente con l’Oriente. Era un regno autonomo seppur sottoposto all’autorità di Roma. Il re, Odenato, buon governante e ottimo generale, teneva rapporti di lieve sudditanza all’impero, fino a quando, nel 267, fu ucciso assieme al figlio più grande. Non si seppe mai da chi fosse stata ordita la congiura, ma non mancò chi sospettò la moglie, Zenobia. Essa divenne reggente in nome del figlio, Vaballato. Bellissima, intelligente, colta, iniziò una politica di espansione del regno: conquistò l’Arabia, l’attuale Palestina, quindi proseguì con l’Egitto. Inizialmente sempre in accordo con Roma. Ma poi pensò che la sua potenza fosse capace di liberarsi dalla tutela dell’impero, e proclamò Augusto il figlio. Fu la rottura. Nel 272 l’imperatore Aureliano iniziò la riconquista. La campagna fu rapida e sicura. Palmira cadde e Zenobia fuggì. Ma sul fiume Eufrate fu catturata. Portata a Roma, seguì in catene come trofeo di guerra, il trionfo dell’imperatore. Dopo, secondo alcuni storici, fu decapitata come d’uso; secondo altri fu perdonata e passò i suoi ultimi anni a Tivoli quale moglie di un patrizio romano. Palmira decadde e divenne un piccolo insignificante villaggio. Oggi una storia simile non sarebbe possibile. Ovunque ci giriamo ci sono donne che fanno il possibile per demolire Stato e società, e uomini che si accaniscono nel dare loro, più che possono, potere. Bersani ha riempito il parlamento di donne; Renzi anche il governo, e, poi, ha voluto una legge elettorale che sancisce una presunta parità. . Abbiamo fatto ridere il mondo con il ministro Pinotti, pronta a mettersi a capo di 5000 militari, perfettamente equipaggiati, ed andare in Libia per sconfiggere l’ISIS e mettere pace fra i due governi; abbiamo fatto ridere l’Europa con il ministro degli esteri Mogherini, innalzata a responsabile della politica estera dell’UE, ma che nessuno ascolta, e neppure invita per le grandi decisioni; però quando prende un’iniziativa, e formula una proposta, 12 nazioni su 25, le più grandi, fra cui Gran Bretagna, Francia, Spagna, Ungheria, e, infine, anche la Germania, dicono di no. Ma abbiamo anche un ministro della P.I. la Giannini, così inadeguata che, nel momento più delicato, le funzioni le assume lo stesso Renzi. Per non parlare della Guidi, posta in un dicastero vitale per il futuro della nazione, l’economia, e che nessuno vede e sente. Per ridere abbiamo le altre, che però non fanno nulla, e questo è indubbiamente un gran vantaggio, ricordando cosa hanno fatto la Fornero, la Bindi, la Gelmini, per non dire altro. Dove, però, siamo alla follia è nella presidenza della Camera. Nessuno ha capito perché Bersani ha fatto questa scelta, salvo il tentativo di legarsi SEL per il governo che si illudeva di mettere su. La Boldrini oggi appare sempre più avulsa e lontana dal sentire popolare: quando c’è stata l’ondata di immigrati che a migliaia hanno invaso le nostre coste, e da molte parti si sosteneva la necessità di mettere un freno a questo tipo di accoglienza, lei ha sostenuto che dobbiamo ancora aprire all’accoglienza, ignorando i sentimenti degli italiani sull’argomento. Gli svizzeri hanno fatto un referendum per decidere se vogliono stranieri a lavorare nella loro terra, e i loro governanti si attengono alle decisioni popolari. Noi non lo facciamo neppure per decidere se vogliamo pagare per il loro soggiorno in Italia. E la presidente della Camera dichiara tranquillamente che dobbiamo continuare ad accoglierli e quindi a pagare. Oggi aggiunge una grande conquista: dato il voto sui matrimoni gay in Irlanda, si è affrettata a sostenere che occorre fare lo stesso anche in Italia, sprezzante delle convinzioni degli italiani che vedono il matrimonio come l’istituzione naturale che unisce un uomo a una donna. Perché non si dimette? Sarebbe finalmente un atto di grande dignità. Potrebbe sostenere le sue idee più anti italiane come crede e magari tornare a rappresentare l’ONU per gli immigrati. Certo non rappresenta l’Italia nel delicato incarico che attualmente ricopre. Se apriamo la televisione non vediamo che donne. Donne sono ormai i direttori dei giornali, donne i conduttori dei dibattiti, donne gli inviati in tutti i posti che fanno notizia, in Italia e all’estero, tant’è che il conduttore di Agorà non ha esitato a dichiarare di avere invitato “le inviate” a comportarsi in una certa maniera. Donne sono persino le conduttrici dei dibattiti sportivi, anche quelli che parlano di calcio: pur se molte non ne capiscono. Certo ormai anche le donne vogliono giocare a calcio al punto che vogliono i contributi dalla Lega Calcio! Ma come è che non si rendono conto che ll calcio non è uno sport adatto alla figura femminile: come fare a trascinare il grosso sedere dietro il pallone? E come bloccare le tette durante uno scontro con l’avversaria? A Modica, una trentina di anni fa, il calcio femminile fu introdotto: all’inizio, forse, la curiosità spinse un certo pubblico; ma dopo qualche tempo gli spalti restarono vuoti al punto che gli organizzatori rinunciarono e sciolsero la squadra. La specificità della donna è nella sua bellezza, grazia, finezza, stile. Per citare solo alcune, che abbiamo conosciuto troppo bene sui banchi di scuola, Beatrice, Laura, Silvia, queste qualità le pongono in alto, dove possono ispirare e dirigere i sentimenti e i comportamenti degli uomini. Scendere al livello del maschio in certi sport la deprime e mortifica. Al contrario di altri sport, come il tennis e la pallavolo, dove, fra l’altro ottengono risultati eccellenti. Le donne devono rendersi conto definitivamente che la parità non esiste. E’ un’invenzione di poche pseudo intellettuali complessate, probabilmente poco attraenti, “bruttine e stagionate”, costrette a cercare in queste impossibili rivendicazioni le soddisfazioni che non trovano nella loro femminilità. Come ha detto una donna intelligente, Daniela Santanchè, la parità non esiste, perché, per fortuna, uomini e donne non siamo uguali. Non lo siamo fisicamente e mentalmente, non lo siamo nello sport e non lo siamo nel lavoro. Il volere adire tutti i mestieri è stato un danno per la società e per loro stesse: fare il soldato, il marinaio, il poliziotto, sono per la società un costo non remunerato. Ci sono tanti mestieri che sono compito esclusivo delle donne e che gli uomini non si sognano di fare: assistenti sociali, segretarie, badanti, nutrici, modelle, indossatrici, ballerine. Ma il compito eccelso, quello che pone la donna al vertice della società, è il partorire e allevare i figli. Sono i creatori dell’umanità, compito che le pone più vicino a Dio. Ed è questo compito quasi divino che il lavoro allontana. Ma esse preferiscono rinunciare alla loro irraggiungibile grandezza pur di sentirsi pari agli uomini. Cioè: rinunciare alla loro grandezza, abbassarsi, per essere scimmiottare gli uomini. E giungono a battersi per la parità anche nello stipendio a parità di funzione. E siccome questo non esiste per svariati motivi, e non è accettato dalle aziende, allora arrivano le solite pseudo intellettuali, bruttine o stagionate, che propongono le quote rosa. Non capiscono che sono un sopruso, ma neppure che sono una cinica mortificazione per una donna. Sapere che si occupa un posto per il sesso e non per la capacità è veramente umiliante. Le donne intelligenti e colte la pensano così. La prof.ssa Amalia Signorelli, sociologa ben nota, a Servizio pubblico del 2 maggio scorso, ha criticato fortemente le quote rosa, come l’umiliazione delle donne. Per questo l’ipocrisia degli uomini è ancor più irraggiungibile delle pretese delle pseudo intellettuali del femminismo; sono queste ad essere ascoltate, non le donne intelligenti e preparate, che si sono imposte per le loro capacità e non perché donne. Pur di accontentarle quei pavidi ipocriti sono pronti ad assecondarle e segnare la fine di una civiltà che per secoli ha creato il benessere dell’umanità. Quando Bersani riempie di donne il gruppo del PD, Renzi fa lo stesso, che anzi traduce in legge questa umiliante richiesta, quando i giornalisti le assecondano, il Parlamento impone che un certo numero debba essere presente nei consigli di amministrazione, allora la società si sta disgregando, si avvia verso la decadenza. Perché non è la qualità ad emergere; con le quote non occorrono donne intelligenti e preparate, basta mettere le amiche, le vicine di casa, le più disponibili. Con le quote non esiste la competizione e, senza competizione, non emerge l’intelligenza. Una volta In Parlamento giungevano Nilde Iotti e Tina Anselmi; ora la Bonafè e la Picierno, la Taverna e la Ruotto; e al ministero vediamo la De Giorgi e la Lorenzin. Poi magari appare Alessandra Moretti che, con la sua intelligenza e personalità, è costretta a misurarsi in un impari confronto. In compenso Renzi manda la Marcegaglia alla presidenza dell’ENI, forse per emulare Berlusconi che se l’era portata in Russia, da Putin. Ah, Mattei, perdonalo se puoi! Noi speriamo che non faccia danni, che i brillanti tecnici dell’ENI le diano una poltrona e un lauto stipendio e le impediscano di fare altro. Delle donne del Movimento 5 stelle è meglio non parlare: sembrano le alunne incerte del Liceo quando debbono ripetere una lezione che non ricordano bene, e si aiutano scuotendo la testa ad ogni affermazione che pensano corrispondere a quello che gli è stato detto. Perché, salvo le immancabili eccezioni, che ci sono ma non si cercano, la incapacità delle donne di capire i problemi dello Stato e della società sono sotto gli occhi di tutti. Una dimostrazione spaventosa della incapacità di molte donne di capire la consistenza dei problemi, per restare nella superficie delle loro convinzioni da cui non riescono a distaccarsi neppure davanti ai fatti, è giunta da Coffee Break il giorno 28 maggio 2015. Un cittadino manda una mail in cui denuncia le sue condizioni di indigenza finendo amaramente con la dichiarazione che si tingerà di nero in modo che lo Stato possa aiutare anche lui. Risponde l’on. Micaela Campana del PD. Non accenna neppure, per iniziare, alla triste dichiarazione del cittadino italiano e rifà la storia dell’immigrazione e delle iniziative europee: ha descritto le condizioni dei clandestini, ora non più solo uomini ma anche donne incinte e con figli; ha descritto con precisione le condizioni dei paesi di partenza e, infine, elogia come una grande straordinaria conquista il fatto che l’Europa ha dichiarato che l’immigrazione non è un problema solo dell’Italia, dimenticando di dire che le quote di distribuzione non sono state accettate dalla maggior parte dei paesi europei e che, con questi atteggiamenti, l’accoglienza sarà ancora un compito dell’Italia; ma non ha detto una sola parola, dicesi una sola, sulle condizioni di quel cittadino italiano che non ce la fa e che desidera essere considerato un “negro”. E oggi sono arrivati in Italia ben 4000 immigrati clandestini, accolti non solo con le indispensabili cautele sanitarie, acqua e cibo, ma anche “con dolci, giochi per bambini, album per disegni e pennarelli”. Altro che giochi e pennarelli, quell’italiano vuole solo soldi per vivere, ma egli può morire di fame, purché gli immigrati vivano e bene in Italia a spese dei contribuenti! Questa è la convinzione della signorina Campana e non la sfiora neppure l’idea di dare una qualsiasi risposta all’italiano che rischia di morire di fame. D’altronde Kohl, il presidente tedesco che ha unificato la Germania, colui che ha voluto la sua allieva, Angela Merkel alla cancelleria tedesca, ha dichiarato recentemente che occorre un salto di qualità nel processo di unificazione dell’Europa, ma che la Merkel non è all’altezza di mettersi alla guida di questo grande progetto. Un esempio della presenza nefasta di una donna nel posto sbagliato è di questi giorni: si chiama Rosy Bindi, con la sua iniziativa degli impresentabili. E’ una donna che ciò che tocca distrugge. Entrata nella D.C. nel 1989, e subito valorizzata, cominciò la sua opera contribuendo a distruggere la DC; poi si accanì contro Buttiglione e demolì il Partito Popolare; quindi diede il suo contributo a cancellare la Margherita e fondare il Partito Democratico. Ora sta lavorando con solerzia per distruggere il PD e, se Renzi non la mette fuori subito, ci riuscirà perché in quest’opera di distruzione è insuperabile. L’ultimo esempio della stupidità di certe richieste è però giunto ieri a Prima Pagina di RAI3. Una donna critica il Festival dell’economia di Trento, perché ci sono pochissime donne invitate a relazionare: anche i premi Nobel invitati sono uomini. Pare che l’unica soluzione è invitare il re di Svezia ad assegnare una quota del premio Nobel alle donne, magari il 50%. Ma come fare capire a queste donnette che siamo il genere umano, e che il genere umano è fatto di donne e uomini solo al fine della procreazione, e che quello che importa in una attività è la competenza: possono essere anche tutte donne a governare l’Italia, purché siano i cittadini più competenti nelle materie assegnate o i più capaci in quel compito? Che non debbono cercare quote o scorciatoie. Ma valorizzare quelle intelligenti e capaci. Rita Levi Montalcini ebbe l’ammirazione di tutti, senza quote. E ce ne sono molte di eccezionali capacità: e non hanno bisogno di scorciatoie né di quote. Come fare capire che “Dio creò l’uomo e lo fece maschio e femmina”? (Gen. 1,26-27)
Saverio Terranova
P.S. Tra le grandi tragedie greche c’è Le baccanti di Euripide. Narra come Dioniso (Bacco) ubriacò le donne di Tebe che si scagliarono contro il re, Penteo, che aveva osato mettere in dubbio la sua divinità. Le donne lo catturarono e lo squartarono. Le pseudo intellettuali sono avvezze a sbranare chi si permette di mettere in dubbio le loro pretese. Ma qualcuno non deve rischiare per riaffermare la verità? Per impedire che la società decada con una classe dirigente modesta, ignorante e impreparata ai gravi compiti che i tempi oggi impongono?

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