Quando il Modica vinse il suo ultimo campionato, Eccellenza stagione 2006-2007, Luca Filicetti fu il trascinatore in campo di una squadra forte in ogni reparto. D’altronde per rimontare il Palazzolo di Impellizzeri e La Vaccara ci voleva un’impresa. Era il primo anno della Libertas Acate Modica e grazie ai suoi gol i tifosi rossoblù riuscirono a metabolizzare l’ingiusta radiazione appena subita. Da allora Filicetti è diventato la bandiera del Modica, nove stagioni condite da qualche “scappatella”,
ma sempre accolto a braccia aperte dalla città che ha deciso di sposare e dove ha deciso di crescere i suoi figli. Questa volta siamo a commentare un saluto che sa più
Di addio che di arrivederci. Filicetti continuerà a giocare, il Modica non si sa. Ma il capitano di mille battaglie non poteva lasciare senza un saluto, senza una spiegazione.
Quanto ti è pesato lasciare Modica?
“Tantissimo. Dopo tanti anni non è stato semplice ma onestamente oggi a Modica si vive nel l’incertezza, non c’è trasparenza. Io ho aspettato nella speranza che potesse nascere qualcosa a Modica ma quando non ho avuto risposte ho scelto la proposta di Giarre perché stanno costruendo un progetto ambizioso. E andrò là solo per giocare, niente doppio ruolo perché vengo da un anno devastante. Fare il doppio ruolo è impossibile nonostante alla fine siamo stati premiati con la salvezza. Me ne vado avendo lasciato il Modica dove l’ho trovato”.
Cosa non è andato quest’anno? Hai ricevuto anche accuse pesanti da più parti?
“Hanno voluto farmi passare per il capo espiatorio di tutto quello che è successo. I miei ex compagni di squadra mi hanno attaccato pesantemente anche sui giornali. Non ho risposto perché sono solo chiacchiere da bar e a me, che nel calcio qualcosa di importante ho fatto, non interessa dare credito a questi personaggi. Comunque avranno anche loro le risposte nelle sedi opportune”.
Tu e la tifoseria.
“Anche la ci sono stati momenti pesanti ma abbiamo sempre chiarito tutto. Mi è stato chiesto se stavo con la squadra o con la società. Io sto con il Modica calcio e si è visto fino alla fine con l’impegno che ci ho messo. Ho parlato con loro a Castelbuono senza nessun problema. Quella modicana è una tifoseria signorile e merita palcoscenici migliori”.
Di chi è la responsabilità di tutto quello che è successo?
“La responsabilità è di tutti. Nei primi due mesi si stava bene, c’era regolarità nei pagamenti e i risultati arrivavano perché eravamo più tranquilli. Poi si è rotto qualcosa. Nulla è più girato come doveva. Non è facile, per chi vive di calcio, tornare a casa e non avere neanche i soldi per pagare le bollette. Siamo arrivati alla fine della stagione in maniera pietosa. Ci siamo sentiti abbandonati e criticati da tutti. Gli ultimi due mesi eravamo in otto ad allenarci, allo sbando totale. E non potevamo dire nulla a chi non veniva perché non c’era una società che aveva il diritto di imporre regole. Ci hanno chiamato mercenari, ma mercenario è chi prende soldi. Noi non ne prendevamo da tempo.
Quale ricordo ti porterai dietro da Modica?
“Lo zio Pietro prima di tutto. Nessuno sarà come lui, nessuno farà tanto per il Modica come ha fatto lui. E poi la città che trovo splendida, i modicani sono eccezionali e per questo mi sono fermato qua e tornerò a vivere. Quindi porterò con me solo ricordi positivi. Mi auguro di cuore di ritrovare il Modica da avversario nel prossimo campionato perché vorrà dire che si saranno risolti i problemi anche se oggi la vedo molto dura”.