La Squadra Mobile di Ragusa ha notificato a I.T., 43 anni, l’ordine di esecuzione per la carcerazione e decreto di sospensione del medesimo per fatti commessi a Ragusa nel 2006.
L’uomo è stato condannato per i reati di furto aggravato e tentata violenza privata ai danni di una donna ragusana alla pena un anno di reclusione.
Grazie all’indulto, la pena da espiare risulta essere di tre mesi ed in considerazione delle norme vigenti, l’esecuzione della pena è sospesa ed il condannato ha facoltà di chiedere una misura alternativa alla detenzione, se non lo farà verrà condotto in carcere.
La legge prevede che per pene lievi il carcere può essere sostituito con l’affidamento in prova ai servizi sociali o per altre fattispecie diverse misure alternative.
L’uomo deve scontare la pena in quanto dopo la condanna e il ricorso in appello, anche la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’ulteriore ricorso proposto.
Le vicende di cui trattasi hanno avuto un epilogo solo adesso dopo diversi anni di inter processuali che hanno visto coinvolta la Polizia di Stato nelle prime fasi delle diverse denunce presentate dalla vittima ossessionata dall’odierno condannato.
“Spesso per vicende personali – dice il capo della “Mobile, Nino Ciavola – non si considerano le conseguenze di ciò che può accadere, difatti anche dopo anni le condanne arrivano a completamento dei vari gradi di giudizio. Eventi negativi che potrebbero essere evitati nell’usare il buon senso nei rapporti interpersonali che a volte sfociano in violenze psicologiche e fisiche inaudite”.