L’OSSERVAZIONE DAL BASSO… di DIRETTORE. Il Disegno di legge sulla riforma della scuola : il maxiemendamento del Senato e il precariato/3

PISANA 32

In questa terza osservazione dal basso puntiamo l’attenzione sul tema del precariato alla luce del maxiemendamento AS 1934 approvato ieri al Senato, che presenta solo poche modifiche rispetto al testo approvato alla Camera ed una confluenza degli artt. dall’1 al 26 di quest’ultimo, nell’art. 1 del maxiemendamento dal titolo “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”.

Non c’è dubbio che il testo approvato al Senato non offre, sul problema del precariato, una soluzione reale, atteso che non dà risposte soddisfacenti ai docenti di seconda fascia dopo la decisione della Corte di giustizia europea del 26 novembre 2014; lascia altresì fuori dal piano di assunzione sia i docenti abilitati Tfa che i docenti abilitati Pas nonché quelli della scuola dell’infanzia iscritti nelle graduatorie ad esaurimento (saranno assunti solo coloro che occorrono per coprire i posti vacanti e disponibili), sia i docenti di religione, totalmente ignorati nelle loro legittime richieste, quasi si trattasse di una sottospecie di docenti e quasi a ritenere l’insegnamento della religione un fattore soltanto aggiuntivo al funzionamento delle istituzioni scolastiche e privo di una benché minima dignità culturale.
Il testo approvato, insomma, non risolve né il problema dell’attuale precariato in servizio nelle scuole con incarico annuale, né, conseguentemente, il problema della continuità didattica.
Premesso tutto ciò, resta il fatto che il Governo Renzi, piacente o non piacente, ha varato una Riforma che investe sì 3 miliardi di euro sulla scuola e che va ad assumere poco più di 100 mila docenti precari, ma che nel complesso la affida ad un destino confuso, poco chiaro e dove il livello di litigiosità, di attrito e di conflitto non potrà che acuirsi in mancanza di regole chiare. E’, insomma, la Riforma di un Governo che ha avuto fretta, che non ha avuto la pazienza di dedicare un po’ di tempo in più al dialogo con la base e le forze sindacali per migliorare aspetti anche buoni in essa contenuti, dimostrando così solo di saperla imporre, ma la cui attuazione verrà tutta affidata alle singole interpretazioni e decisioni delle autonomie scolastiche senza chiare indicazioni di marcia.
Chi ha la pazienza di leggere il maxiemendamento approvato dal Senato non può che rimanere perplesso. Sia per le modalità della stesura scritturale, sia per l’impaginazione delle 41 cartelle del testo, sia per la esposizione dei contenuti che sembrano proporsi al lettore come un “assemblaggio di ingegneria giuridica” dove non è facile capire ed uscirne con le idee chiare. In questi casi si dice sempre che al testo dovranno fare seguito i “decreti attuativi” i quali , come è successo però altre volte, confonderanno ancor più le idee a chi dovrebbe poi farli applicare, cioè i dirigenti scolastici e le scuole.
Ma veniamo al piano di assunzioni previsto negli articoli dal 94 al 104 del maxiemendamento. I posti vacanti ed esistenti, cui si aggiungono quelli del cosiddetto organico per il potenziamento dell’offerta formativa, dovrebbero determinare un totale complessivo di oltre 102 mila assunzioni di docenti precari.
Il testo ribadisce che il Miur deve effettuare tutte le assunzioni possibili in base alla legislazione tuttora vigente, prevista dal T.U. 297/94 e che in una prima fase saranno disponibili i posti lasciati liberi dai pensionamenti, decessi, dimissioni volontarie, sia su posto comune che su sostegno.
Chi saranno poi i docenti che usufruiranno di queste assunzioni? Intanto va precisato che il maxiemendamento abolisce la distinzione tra vincitori e idonei parlando solo di “iscritti”; saranno interessati i docenti iscritti nelle Graduatorie di merito dei concorsi sia del 2012 sia di quelli precedenti e per quelle classi di concorso ancora in vigore. Saranno ancora interessati alle assunzioni i docenti precari iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento (GaE).
Per quanto riguarda i docenti abilitati TFA e PAS è stato previsto un concorso ‘ad hoc’, che dovrebbe essere bandito entro il 1° ottobre 2015 e vi potranno accedere, secondo il comma 99 del testo, per l’assunzione a tempo indeterminato, “esclusivamente i candidati in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso o la tipologia di posto per cui concorrono”. Inoltre, è stato previsto un limite al numero di idonei: non potranno essere più del 10% del numero dei posti banditi. Sempre per il futuro concorso viene previsto che costituiranno titoli “valutabili in termini di maggior punteggi”: aver insegnato per massimo 180 giorni con contratti a tempo e il titolo di abilitazione all’insegnamento “conseguito a seguito sia dell’accesso ai percorsi di abilitazione tramite procedure selettive pubbliche per titoli ed esami, sia del conseguimento di specifica laurea magistrale o a ciclo unico”. Le graduatorie avranno una durata di 3 anni. Le assunzioni dei docenti precari avverranno a scaglioni, nel limite dei posti vacanti e disponibili nell’organico di diritto, nel corso dell’anno scolastico 2015-2016.
Questo in sintesi il piano previsto dal Disegno di legge, che presenta, secondo gli addetti ai lavori, anche delle discrepanze rispetto alla relazione tecnica. E’ fuor di dubbio che l’anno scolastico 2015-2016 diviene di fatto un anno transitorio, atteso che devono sorgere prima gli ambiti scolastici territoriali, i quali avranno estensione provinciale e saranno ridefiniti nel 2016 all’interno delle cosiddette – secondo il maxiemendamento – “Reti di scuole”.
Sulle “Reti di scuola”, al momento, soprassediamo nelle considerazioni. Si può solo immaginare quel che accadrà, atteso che l’Ufficio scolastico regionale dovrà definire entro il 31 marzo 2016 l’ampiezza degli ambiti territoriali, che in ogni caso devono essere inferiori alle province, e che all’interno di questi ambiti territoriali dovranno sorgere appunto le “Reti di scuole”, che dovranno essere costituite entro il 30 giugno 2016.
Le “Reti di scuole” devono o possono ( non sembrerebbe essere prescritta la obbligatorietà) sottoscrivere accordi per la gestione delle risorse professionali, cioè il personale, le attività amministrative, cioè le segreterie, e le iniziative didattiche, procedendo anche ad accorpamenti di segreterie e mobilità di docenti.
Osservazione: se è già difficile per una scuola, a sua volta vittima di accorpamenti indiscriminati, che funzioni bene in sé per tanti e tanti motivi, lascio alla vostra immaginazione quel che potrà verificarsi con le “Reti di scuole”. Il Miur, entro 120 dall’approvazione del disegno di legge, dovrebbe emanare le linee guida con i criteri di cui dovranno tenere conto i futuri accordi tra le scuole per l’utilizzo dei docenti all’interno della rete; in altre parole, i docenti potranno muoversi all’interno delle Rete che corrisponderà a un determinato territorio, che potrà ovviamente comprendere più città. E ancora: si prevede che le reti si dovranno accordare anche sugli insegnamenti opzionali, quelli specialistici, di coordinamento e di progettazione funzionali ai piani dell’offerta formativa.
Alla “Rete di scuole” dovrebbe far capo sia la formazione dei docenti sia la gestione delle risorse economiche; l’intera rete dovrà gestire quest’ultime “per il perseguimento delle proprie finalità” e dovrà rendere pubblici i rendiconti e le decisioni.
Infine, ma non meno rilevante, viene previsto che al fine “di razionalizzare gli adempimenti amministrativi a carico delle istituzioni scolastiche”, la parte che riguarda le pensioni, il Tfr e gli atti amministrativi della scuola, potrà “essere svolta dalla rete di scuole in base a specifici accordi”.
Se tutto questo si dovrà fare obbligatoriamente a partire dall’anno scolastico 2016-2017, si prevedono tempi davvero difficili. Già le scuole più o meno accorpate vivono un clima di divisione, di scontro e di conflitto permanente sia per la gestione che per la precarietà delle risorse economiche, sia per l’assegnazione di cattedre che per la scelta dei docenti e la valutazione meritocratica, figuriamoci cosa può accadere se la Riforma impone la “Rete di scuole”. Aumenteranno i commensali, ma se le risorse saranno sempre al ribasso o, peggio, non saranno sufficienti, ha davvero ragione chi dice che questa Riforma del Governo Renzi ha scavato la tomba alla scuola italiana. Staremo a vedere!

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