LA SICILIA COME LA GRECIA?

Ballaro'

Molti siciliani, come gran parte delle popolazioni europee, stiamo seguendo ormai da mesi la situazione della Grecia ed i suoi possibili sviluppi e stiamo perdendo di vista che se non si corre ai ripari con grande celerità, il fallimento della nostra Regione è dietro l’angolo.

Nei giorni scorsi è intervenuta la Corte dei Conti per sottolineare l’urgente necessità di riequilibrare i conti dissestati della Regione siciliana che in meno di tre anni dall’insediamento di Rosario Crocetta hanno raggiunto il preoccupante buco di 8 miliardi e nulla lascia presagire ad interventi di correzione posto che la Regione continua ad avere molte più spese che entrate.
I Giudici contabili evidenziano che a strozzare la Sicilia siano i problemi di sempre ovvero il costo del personale che nel 2014 è stato di quasi 1 miliardo, quello della sanità con un costo di oltre 9 miliardi per circa 48.000 addetti e delle società partecipate.
La Corte dei Conti sostiene che in assenza d’interventi volti a ridimensionare il debito pubblico della nostra Regione che in 2 anni è cresciuto del 3% malgrado le anticipazioni del Ministero dell’Economia che ha trasferito 900 milioni nel 2013 e la sottoscrizione d’un prestito per 1 miliardo e 800 milioni, la situazione è insostenibile.
I Giudici contabili suggeriscono l’adozione d’un piano triennale di rientro, senza del quale il default della Regione diventa una certezza e pongono l’accento anche sui due fenomeni che contribuiscono a rendere fragile il sistema, ossia la corruzione ed il sistema criminale che assieme agli elevati costi del sistema rendono impossibile il salvataggio della Regione.
Come se non bastasse, Crocetta è sempre più indebolito dalle varie defezioni e tuttavia non sembra per nulla intenzionato a fare un passo indietro.
L’unica novità che si registra nelle ultime ore è la decisione del PD il quale ha dichiarato che se entro un mese non vedrà fatti rilevanti che modifichino l’attuale situazione, chiederà le dimissioni del Presidente che porterebbero alle elezioni anticipate in primavera.
Ma basterà un cambio di guardia alla Presidenza della Regione per scongiurare un fallimento che, a prescindere dai numeri ,trova responsabilità politiche vecchie e nuove ?
Se i nuovi inquilini di Palazzo dei Normanni non cambieranno radicalmente l’approccio alle problematiche che di fatto hanno determinato un debito così spaventoso, come si può immaginare un futuro più sereno ?
Solo se i nuovi 70 Consiglieri regionali si orienteranno ad abbandonare le vecchie logiche clientelari e di nepotismo, si potrà prevedere una reale aggressione della montagna di debiti creata da politiche scellerate e disinvolte come se prima o poi i nodi non sarebbero dovuti mai venire al pettine.
Chissà che aver toccato il fondo non induca alcuni benpensanti ad agire in maniera più equilibrata rispetto al passato !

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