Il centenario della nascita dello scultore Enzo Assenza raccontato al Palacultura di Modica

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Enzo Assenza, l’uomo, l’artista, il padre. Su questo percorso umano e professionale si è svolta, ieri sera, al Palacultura di Modica promossa dall’assessorato alla Cultura, la ricorrenza dei cento anni dalla nascita (Pozzallo 1915- Roma 1981) dello scultore, modicano nei fatti, una delle più alte espressioni del figurativo del secolo scorso e di cui Modica vanta un Museo di sculture allocato proprio al Palacultura.

Folto e partecipato pubblico, che ha potuto assistere ad una serie di filmati dell’archivio Luce recuperati dal figlio dell’artista, Lorello, che ci hanno dato ampia e convincente testimonianza, pur nel linguaggio comunicativo scarno ma essenziale e in uno spaccato del costume dell’epoca, della consistenza artistica di Enzo Assenza: un’artista predestinato. Figlio di Giorgio, apprezzato decoratore, nipote del canonico Orazio Spadaro, famoso pittore ottocentesco, e fratello di Beppe e Valenti, anch’essi pittori di chiara fama.
Lascia a diciassette anni la famiglia e Siracusa dove viveva per andare a cercare fortuna a Roma. Senza una lira in tasca è costretto a vivere in un pollaio, grazie ai favori di un amico, fin quando lo va a trovare, in quell’atelier di statue, disegni e pollame, una dama di corte della Regina Elena, Lady Ergeton, che aveva sentito parlare di questo giovane talento.
Gli organizza una mostra nella casa di una miliardaria americana e lì fu un successo strepitoso. Comincia una lunga carriera ricca di opere, oggi sparse in tutto il mondo, e di prestigiosi premi internazionali.
Il saluto dell’amministrazione è stato dato dal sindaco (che si è impegnato a trasferire con adeguata collocazione il museo Enzo Assenza al palazzo dei Mercedari con la famiglia disponibile a donare altre opere) e dall’assessore alla cultura Orazio Di Giacomo che ha auspicato un altro momento rievocativo che possa investire anche le figure degli altri due fratelli artisti: Beppe e Valente.
I profili umani sono stati tracciati dal prof. Orazio Galfo, che fu l’assessore della giunta del sindaco dell’epoca, Carmelo Ruta, che rese possibile, dopo due anni di trattative, il 20 novembre del 1999, la costituzione del museo Enzo Assenza, prima allocato ai Mercedari e ora al Palacultura. Ha tracciato una puntuale storia familiare e degli eventi che precedettero l’istituzione del museo, a comodato d’uso gratuito, definito “il tesoro di Modica”.
Il figlio Donello, presente in sala anche l’altro figlio, dei tre di Enzo Assenza, Giorgio, ha raccontato una serie di aneddoti della famiglia e del padre scultore assai significativi e si è impegnato, ove il comune decidesse di dare una sede adeguata, a trasferire altre opere al Comune.
Intensa, profonda e ricca di spunti artistici di valore la relazione del prof. Massimo Guastella, docente di storia contemporanea all’Università del Salento, che ha tracciato una lunga linea sulla quale ha illustrato il senso dell’arte di Enzo Assenza, un figurativo di prim’ordine pur nel complesso e ampio panorama dell’arte scultorea del novecento italiano.
Ha percorso, spiegandone i contenuti, l’evoluzione artistica di Enzo Assenza con l’ausilio di slide che raffiguravano le opere dello scultore.
Enzo Assenza ha costruito una delle ceramiche più grandi del mondo, 27 metri per 12, che si trova nella conca absidale della cattedrale di Hartford, (Connecticut, USA) curandone anche le porte in bronzo.
Conobbe e frequentò i circoli culturali del tempo che apprezzarono la sua opera che travalicò i confini italiani. Scevro dalle correnti politiche e partitiche che all’epoca investivano la cultura italiana, Enzo Assenza si basava su due valori: rigore artistico e libertà.
Su queste chiavi esistenziali ha fondato la sua fortuna artistica la cui fama è arrivata sino a noi del tutto immutata. Rimane il problema di valorizzarla e di trasmetterla alle giovani generazioni.
La serata si è chiusa con una testimonianza diretta e utile a farci conoscere meglio Enzo Assenza: una sua intervista rilasciata negli anni ’70 a Teletevere nella quale ci ha raccontato la sua vita, gli inizi della carriera, la sua arte. Un documento prezioso passato dalla cronaca alla storia.

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