La giustizia iblea ed i “signa” degli “àuguri”….di Carmelo Scarso

tribunale

I Romani predicevano il futuro attraverso i cosiddetti “àuguri”. Erano, questi, sacerdoti che avevano il compito sacro di interpretare i “signa” (segni) traendone auspicia (auspici).
Fra i signa c’erano quelli ex caelo, cioè mandati dal cielo,  quelli ex quadrupedibus, auspici ricavati dal movimento di quadrupedi e  di rettili, quelli ex tripudiis, utilizzati d’urgenza in guerra.

E’ successo che a Ragusa, nel noto Tribunale un cittadino era seduto su una sedia in attesa del servizio richiesto, allorquando si è ritrovato per terra perché l’accomodante appoggio (fradicio o tarlato?) si era letteralmente sbracato sotto il suo nobile lato B. Non risulta alcun eccesso di peso e volume di questo lato tale da provocarne l’epidermico amplesso con il nudo pavimento.
Diremo che al Tribunale di Ragusa si è manifestato un segno: il cittadino messo con il culo (questa volta è necessario il termine proprio naturale!) per terra nel tempio della giustizia.
C’è da domandarsi come gli “àuguri” avrebbero interpretato tale segno.
Forse, metaforicamente, come giustizia sbracata che a Ragusa non è in grado di assicurare quanto meno l’incolumità del fondo schiena dei cittadini-utenti?
Forse, seriamente, come struttura e suppellettili giudiziari inadeguati e viziati per il loro accomodamento d’urgenza al fine di evitare ripensamenti in corso d’opera?
Forse, ancor più seriamente, come struttura e servizio caoticamente (dis)organizzati in fretta e furia e quindi privi dei dovuti e opportuni controlli (come in via preventiva ripetutamente ed inutilmente richiesti)?
Forse, superstiziosamente, come frutto di maledizioni (da chi?) per il nuovo impositivo assetto della giustizia a Ragusa?
Sarà quel che sarà. Ma non ci sarebbe da stupirsi se gli “àuguri” annoverassero il segno tribunalizio fra quelli “ex quadrupedibus” (mi astengo dall’indicare i quadrupedi idonei).

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