LA SENATRICE PADUA CONTESTA CON FERMEZZA I CONTENUTI DELL’ATTO AZIENDALE PROPOSTO DAI VERTICI DELL’ASP 7: “COSI’ PROPRIO NON VA”

Venera   Padua

“E’ da quasi un anno che, nel corso di una serie di incontri con il direttore generale dell’Asp 7 di Ragusa, convenendo (almeno così mi era sembrato) sulla necessità di operare scelte coraggiose e innovative, capaci di dare risposte ai numerosi bisogni di una popolazione che necessita di particolari attenzioni (soprattutto per fenomeni di disabilità, anzianità, realtà psichiatrica e neuropsichiatrica, modi e sistemi di prevenzione),

ho cercato di avviare un confronto serio sulla Sanità iblea. Devo, però, oggi constatare, e con grande amarezza, che il senso di responsabilità e il dialogo avviato sono serviti a ben poco, se non a nulla, rispetto a quanto discusso e solo formalmente riconosciuto dal manager”.
E’ quanto chiarisce la senatrice del Pd, Venera Padua, rispetto ai contenuti dell’atto aziendale dell’Asp attualmente in fase di discussione tra tutti i soggetti interessati. “Sono consapevole del rispetto dei limiti relativi alla competenza di ciascuno – aggiunge – così come non ho mai rappresentato bisogni campanilistici o eccedenti il possibile, cercando di non mortificare alcune realtà ospedaliere importanti per i territori più piccoli. Ma quanto venuto fuori nell’atto aziendale è una negazione esplicita delle ipotesi proposte condivise non solo dalla sottoscritta ma anche dalla collettività iblea (che sono chiamata a rappresentare in sede parlamentare), nonché degli stessi operatori del servizio sanitario pubblico che, con impegno e abnegazione personale, contribuiscono a tenere alto il livello di una sanità che è tra le migliori in Sicilia. E’ difficile scegliere quali le problematiche più urgenti che ho già rappresentato alla direzione generale, ottenendo formali assensi oggi dimostratisi vaghi e vuoti”. La senatrice Padua, poi, scende nello specifico della problematica. “Il manager dell’Asp – prosegue la parlamentare – sa bene della necessità delle attività di riabilitazione in un momento in cui la popolazione è sempre più anziana e ha sempre più bisogno di figure specializzate. E come dovremmo dare una risposta mantenendo una proporzione, per quanto riguarda le figure professionali, in cui primeggiano (con tutto il rispetto per la loro attività) i commessi (sono 33 unità) sui logopedisti (appena 11)? Come si può fare finta di nulla rispetto all’importante servizio di riabilitazione che avrebbe dovuto essere attivato al Busacca di Scicli quando mancano le figure adatte (come fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali) e di cui non c’è neppure traccia di previsione per il futuro nonostante le assicurazioni nei ripetuti ma, ahimè, inutili e vani incontri? E, ancora, perché nessuna previsione idonea e seria è stata adottata per il declamato, ma negato di fatto, centro per pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico nell’ambito della struttura sanitaria di Scicli? Un altro aspetto importante è che non emerge alcuna rispondenza tra questo “Atto aziendale” e il piano strategico regionale che assegna all’Asp 7: un “ospedale” completo di tutte le specialità richieste ad un presidio ospedaliero di primo livello, a Ragusa; 2 ospedali riuniti , ‘Vittoria-Comiso’ e ‘Modica-Scicli’, con tutte le specialità di base per garantire un’efficiente erogazione di servizi sanitari. E, ancora, viene evidenziata una approssimativa organizzazione dei servizi sanitari extraospedalieri che non tiene conto del trattamento delle “cronicità” in una popolazione la cui vita media si allunga di anno in anno. Sul piano territoriale – inoltre – i 2 presidi ospedalieri Scicli e Comiso, non risultano omogeneamente organizzati rispetto alle indicazioni date dalla programmazione regionale, aspetto evidente di uno squilibrio organizzativo. Preoccupante appare, altresì, la scelta per l’esternalizzazione del servizio infermieristico-riabilitativo, socio-assistenziale ed ausiliario delle Rsa di Ragusa e di Scicli, senza una reale valutazione dell’economicità del servizio stesso, basata su un trasparente raffronto tra le risorse umane impegnate dal servizio pubblico e da quello privato, dato che sembra risultare dall’esternalizzazione già in atto alla Rsa di Comiso, a fronte di un omogeneo livello di qualità dei servizi erogati da tutte queste strutture. Inspiegabile – sotto questo aspetto – tale scelta di esternalizzazione, derivante dalla mancata previsione di figure professionali attualmente operanti nelle Rsa di Ragusa e di Scicli”.
La senatrice Padua aggiunge: “Bisogna ripensare la politica nei confronti della salute mentale (Unità operativa complessa Psichiatria adulti) dando certezza ai numerosi operatori, alla utenza, ai familiari e a quanti ruotano intorno al disagio psichico. E’ necessario avviare un rafforzamento delle figure mancanti che possano dare sostanza agli interventi territoriali e domiciliari, ad interventi riabilitativi più in integrazione col territorio (Osa, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica). Serve l’attività ed il coordinamento dei dirigenti delle Uoc che siano sufficienti e motivati e che investano sul territorio dove operano in raccordo con questo ultimo e con apertura verso di esso. E potrei continuare con altri esempi. Ma un cenno non posso non farlo su due realtà riguardanti direttamente l’ospedale di Scicli: il Pronto soccorso e la Chirurgia. Se la decisione è quella di lasciarli in vita, si diano le professionalità e gli strumenti. Gestiti ed organizzati nel modo che da diversi anni è in atto, proprio non va. Il mio non è campanilismo puro ma è la reale e profonda preoccupazione della salute dei miei concittadini e degli operatori in trincea e, per questo, dico con estrema chiarezza che: per come è stato redatto l’atto aziendale, i rischi per la salute di individui e collettività, anziché trovare adeguate risposte, si prospettano in aumento. Ecco perché, nel ruolo di rappresentante istituzionale di questo straordinario territorio, contesto l’atto aziendale proposto e chiedo, al manager e alle autorità sovrastanti, di rivederlo considerato che lo stesso può provocare o incrementare conseguenze negative per la sanità di abitanti e territorio nei prossimi anni”.

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