La villetta della moglie dell’ex presidente della Regione Sicilia a Cirica(Ispica). Tutti assolti

villa-lombardo

Nessun reato, tutto nella regola. Così hanno ritenuto, con la sentenza emessa, i giudici del Collegio Penale del Tribunale di Ragusa(Saito, Manenti, Aprile)a conclusione del processo per la villetta a mare di proprietà della moglie dell’ex presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. I magistrati hanno assolto tutti gli imputati, ovvero, Saveria Grosso, l’ex sovrintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Ragusa, Vera Greco, il funzionario dello stesso organismo, Calogero Rizzuto,

il dipendente del Comune di Ispica, Giuseppe Caschetto. il direttore dei lavori e il legale rappresentante dell’impresa che eseguì le opere, Alberto Miceli e Giuseppe Presti, tutti difesi dagli avvocati Salvatore Poidomani e Raffaele Pediliggieri. Si tratta della villetta a mare di Cirica, frazione di Ispica, sequestrata, poi dissequestrata dal tribunale della Libertà e ancora sequestrata dalla Procura della Repubblica di Modica. Tutto ruota attorno all’esistenza o meno del rudere di Contrada Cirica a Ispica. I lavori erano cominciati nel 2004 ma furono bloccati. Dopo il dissequestro, ottenute le autorizzazioni mancanti, gli interventi erano ripresi. La magistratura modicana sequestrò nuovamente l’immobile. Nel mese di maggio del 2012 la Corte di Cassazione aveva rigettato l’istanza per il dissequestro presentata dall’avvocato Poidomani.

La villetta, di settanta metri quadrati circa, si affaccia sul mare. L’ex presidente della Regione era proprietario originariamente della struttura di Cirica ma, successivamente, la donò alla congiunta. Le arringhe hanno puntato sull’assenza di responsabilità della Sovrintendenza e dell’ufficio tecnico comunale di Ispica. La Greco, infatti, si sarebbe limitata a rilasciare il parere sull’impatto paesaggistico per la ristrutturazione del rudere della villetta che, essendo stata edificata oltre un secolo fa, nella visione della funzionaria avrebbe fatto parte integrante del paesaggio circostante. Una versione che, in precedenza, era stata sostenuta dall’architetto Rizzuto, nel corso della sua deposizione, quando aveva ribadito l’insussistenza di problemi d’impatto ambientale o di violazione delle norme previste dal piano paesaggistico, poichè la villetta, abbandonata e di limitate dimensioni, era già esistente. La Greco, con il suo parere paesaggistico, non entrò nel merito della vicenda sotto l’aspetto prettamente urbanistico perché non le competeva. D’altra parte, la Dia(dichiarazione d’inizio attività), sarebbe corredata di tutti i pareri e di tutte le autorizzazioni necessarie per la ristrutturazione dell’immobile, come a suo tempo accertato dal Caschetto per conto dell’Utc di Ispica, che rilasciò a sua volta i nulla osta per la ristrutturazione della villetta, considerata abusiva perché edificato a meno di 120 metri dalla battigia. Più volte era stato evidenziato che l’erosione costiera avrebbe ridotto il lembo di spiaggia tra la casa e il mare, determinandone l’eccessiva vicinanza, in spregio alla normativa vigente, che non sarebbe riscontrata quando l’immobile fu edificato oltre un secolo fa. Il pubblico ministero, Monica Monego, aveva chiesto la condanna per la Grosso.

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