L’OMOSESSUALITA’ ALL’INTERNO DELLA CHIESA

Ballaro'

Il coming out di Monsignor Charamsa, giovane teologo polacco,ha scatenato nei giorni scorsi una polemica che valica i confini del Bel paese e, come spesso accade, vede contrapposte diverse scuole di pensiero.
Probabilmente però ad alimentare la già notevole confusione che c’è attorno a certe tematiche è l’ancora irrisolta questione sul fenomeno omosessuale che,pur essendo una realtà innegabile, continua a far discutere persino sul riconoscimento dei diritti civili di queste persone.

Anche all’interno della Chiesa, nonostante tutti sappiano che l’omosessualità è presente, si preferisce tacere, quasi a voler negare l’evidenza.
E così, nel caso del Vescovo Charamsa, emerge un’ambiguità da parte della società e della Chiesa che andrebbe finalmente risolta.
Tenuto conto che l’omosessualità esiste anche all’interno della Chiesa, piuttosto che assumere atteggiamenti di condanna di fronte ai coming out di alcuni suoi ministri,andrebbe apprezzata l’onestà intellettuale di costoro senza farne dei casi clamorosi a livello mediatico. Sono altre le cose che vanno condannate come ad esempio i tanti casi di pedofilia o quelli di preti che per l’intera vita riescono ad occultare le proprie relazioni amorose pur non rinunciando al sacerdozio.
Il Vescovo Charamsa è colpevole invece per non essersi attenuto alle norme che prevedono il celibato sacerdotale. Nè può essere condivisa l’interpretazione che lo stesso dà al concetto di celibato quando afferma che non ha mai sfiorato una donna.
A me pare che avere un compagno dello stesso sesso significhi ugualmente aver trasgredito le regole che sin dal Seminario impongono agli aspiranti al sacerdozio.
Condivido pertanto la posizione assunta dal Vaticano che ha subito estromesso il Vescovo da ogni incarico solo per la parte che fa emergere la presenza d’un compagno del Monsignore, mentre per la dichiarazione della propria omosessualità continuo a ritenerlo lodevole per aver fatto emergere qualcosa che sicuramente lo farà vivere più serenamente e senza alcun senso di colpa.
Penso altresì che la società debba finalmente porsi in maniera seria il riconoscimento dei diritti civili di queste persone e tenere presente che l’omofobia può produrre solo effetti negativi; quanto alla Chiesa ritengo che debba uscire dalla secolare ipocrisia rispetto al fenomeno omosessuale e riconoscere pari dignità degli eterosessuali che sicuramente,per ovvie ragioni, possono essere potenzialmente più pericolosi di quanto non siano gli omosessuali.

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