CLASSE INTELLETTUALE MODICANA …E “DISASTRO”

carmelo modica

Nel libro “Storia nascosta di Modica” abbiamo utilizzato il secondo capitolo, per chiederci se la classe politica modicana abbia mai adottato una politica culturale, ma non abbiamo riflettuto sul ruolo svolto dalla classe intellettuale modicana e sul suo eventuale coinvolgimento nei disastrosi risultati del governo cittadino. Per esprimersi su ciò occorre prima chiedersi se a Modica sia esistita ed esista una classe culturale.

La definizione del ruolo dell’intellettuale ha attratto l’attenzione di molti pensatori che nell’impossibilità di pervenire ad una definizione assoluta si sono sbizzarriti nello sciorinare varie categorie di intellettuali: il politico, il metafisico, il tecnico, il critico, il militante, il mediatore. Leggendo la letteratura prodotta in materia (1) si avverte il rammarico di non poter confezionare un profilo professionale capace di fornire gli elementi di riferimento per poter ‘misurare’ e, quindi, accettare, criticare o respingere, i risultati del lavoro intellettuale. Questo rammarico appare essere un dato comune dell’intellettuale se è vero, come ha scritto Zygmunt Bauman, che le definizioni dell’intellettuale sono delle autodefinizioni perché “i loro autori sono membri di quella stessa specie rara che cercano di definire”. (2)
Per i fini di questo nostro studio riteniamo sufficiente riflettere su ciò che ha scritto Elio Vittorini che, nel panorama delle possibili definizioni, pone l’intellettuale tra l’essere organico ad un progetto politico del quale è parte decisiva ed attiva e l’azione culturale che abbia come suo canone l’agire con “criterio culturale”, cioè libero da finalità di contingenza politica. (3)
In verità nel profilo di “Intellettuale organico” occorrerebbe chiedersi in quale maniera si può parlare di intellettualità considerato che se è intellettualità l’attività di ricerca, è certamente qualcosa di diverso quell’attività dell’intelletto che si limita ad utilizzare in modo ripetitivo e standardizzato l’esito di una ricerca; solo considerando indispensabile il porsi con “criterio culturale” e di ricerca, in un clima, quindi, di libertà ed autonomia, l’intellettuale contribuisce a disegnare un suo modo di essere che, quandanche non esaustivo, appare in linea con una funzione nobile nell’esercizio del potere intellettuale.
A Modica si avverte l’assenza di una classe culturale militante che aspira a fare la storia indicando nuove vie.
A Modica la sua classe culturale, attraverso varie associazioni e fondazioni, produce una intensa azione culturale che consiste, in via principale, nella presentazione di libri di tutti i generi, dal romanzo al saggio storico, alla raccolta di poesie e rivisitazione di autori locali, mostre artistiche, arti visive. Un’attività che a vere e proprie lezioni magistrali, sobrie nell’esposizione, affianca spesso ‘presentazioni’ in cui l’atteggiamento professorale copre o annulla anche il talento.
Un attivismo culturale davvero utile ai modicani perché offre loro indiscutibili occasioni di bellezza e di crescita culturale, utili anche al Sindaco che, nel solco di tutti i suoi predecessori, nessuno escluso di questa Modica Repubblicana, copre l’assenza di una politica culturale cercando di “mettere il cappello” su iniziative culturali che avvengono solo grazie all’attivismo di pochi studiosi ed appassionati.
Stiamo parlando di risultati, taluni davvero modesti altri anche ottimi, ma solo ed esclusivamente nel campo della erudizione, della conoscenza e della preparazione, perché nulla si produce nel dominio culturale della politica in cui, più che altrove sono presenti i problemi complessi e vitali di una Comunità.
Una “cultura erudita”, quindi, ripetiamo di ottimo livello, che, però, si muove in un clima disordinato e con un governo cittadino che non ha mai avuto una politica culturale basti pensare e che ha lasciato la città senza biblioteca comunale da anni.
In questo scenario di “cultura erudita” spicca l’attivismo di alcuni professori che dopo essere stati organici al Potere, attraverso incarichi di amministratori della città ed/o all’interno dei partiti al governo, adesso stanno utilizzando i luoghi di cultura, “occupati” con l’aiuto della politica, per produrre un’attività culturale orientata ad ostentare immagini di blasonata autorevolezza, buona anche per far dimenticare responsabilità passate e solari fallimenti.
Tutto ciò ci consente di concludere che proprio quest’ultima “casta” è corresponsabile del “Disastro Modica”, prima per avere condiviso politiche e governo di quella classe politica che, specie dal 1985 in poi, ha portato Modica alla distruzione ed adesso perché si sta comportando come chi (Maria Antonietta d’Asburgo?) non possedendo pane (cultura politica) dà al popolo affamato brioche (cultura erudita).
Una classe culturale che incanta il popolo recitandogli in maniera sublime una poesia e nel contempo, con la sua assenza totale nel dominio della cultura politica, regge il moccolo al potere che gli sfila il portafogli.
Carmelo Modica

Note
(1) Norberto Bobbio, Il dubbio e la scelta. Intellettuali e potere nella società contemporanea, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1993; Michael Walzer, L’intellettuale militante. Critica sociale e impegno politico nel Novecento, Il Mulino, Bologna 1991; Edward Said, Dire la verità. Gli intellettuali e il potere, Feltrinelli, Milano 1995; Alfonso Berardinelli, Che intellettuale sei?, Nottetempo, Roma 2011; Tomás Maldonado, Che cos’e’ un intellettuale?, Feltrinelli, Milano 1995; Jean Guitton, Il lavoro intellettuale, Edizioni San Paolo, Torino 1996; W. Lepenies, Ascesa e declino degli intellettuali in Europa, Laterza, Bari 1992.
(2) Zygmunt Bauman, La decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, Torino, 1992.
(3) Elio Vittorini, Politica e cultura. Lettera a Togliatti, in Politecnico n. 35, gennaio-marzo 1947.

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