LA GIOVANE VENEZIANA E’ MORTA…………….a cura di Rita Faletti

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La giovane di Venezia, Valeria Solesin, è morta- Fino a ieri era stata data per dispersa in seguito all’attentato terroristico al Bataclan, la sala concerti di Parigi. Una vittima italiana del terrorismo islamico. In circostanze tragiche, i media tengono sempre a precisare se e quanti italiani sono stati coinvolti ed hanno perso la vita. La tragedia, in questi casi, è più vicina e più tangibili se ne percepiscono le conseguenze e le implicazioni.

In Europa, dopo la Gran Bretagna e la Spagna, da un anno a questa parte la Francia, e specificamente la sua capitale, sembra essere l’obiettivo preferito da ISIS, il sedicente stato islamico tra Iraq e Siria che sta seminando il terrore laddove la Sharia, la legge islamica ai tempi di Maometto, non è applicata alla lettera e laddove vivono gli “infedeli”, cioè noi cristiani. Immagino che ai più poco importi, e si può capire, che l’Islam faccia giustizia dell’Islam non ortodosso, d’altronde le disgrazie devono colpirti personalmente perché possiamo sentire il dolore. Forse non molti si preoccupano di domandarsi le cause di tanta violenta barbarie, e tra le cause c’è anche l’Occidente con le sue guerre di democratizzazione e di esportazione di civiltà in paesi in cui ne l’una né l’altra esistono con le accezioni che noi diamo ai due termini. Fatto sta che un certo Islam ci odia e vuole distruggerci o quantomeno ridurci all’impotenza usando la strategia del terrore. L’Islam, e non solo quello estremista, ha in odio la nostra libertà di parola e di comportamento, il nostro benessere che chiama consumismo e che vorrebbe, il nostro stile di vita che sente come una minaccia al loro stile di vita improntato alla sottomissione dell’individuo e all’osservanza fanatica di un credo religioso messo al servizio dell’ideologia della morte. Ebbene, con le ultime stragi che hanno avuto come obiettivi non una chiesa o una sinagoga, entrambi simboli istituzionali,  ma luoghi di incontro tra comuni cittadini, chi pensava o sperava che i precedenti fossero episodi sporadici o comunque distanti da noi e mai ci avrebbero toccato , dovrà ricredersi e riconsiderare l’intera faccenda. Non per cambiare stile di vita. Non è con la paura del nemico che lo si vince. Anzi, si perde ancora prima di affrontarlo. Ma convincendosi che il nemico è più vicino di quanto crediamo, è già in mezzo a noi. Un cittadino di Roma o di Milano o di Napoli o di Palermo potrebbe, in qualunque momento della giornata, essere trafitto da una pallottola targata IS o colpito fatalmente da una “cosa” attivata da una esplosione che interromperebbe il suo respiro o lo priverebbe di una parte del corpo.
Ora c’è una considerazione che mi sento di dover fare e con un sottile piacere nonostante il più profondo rispetto per le vittime e i loro parenti. E’ una considerazione che riguarda i “grandi” giornali e le eminenze del giornalismo. Finalmente costoro cominceranno a capire lo stato d’animo con cui un popolo coraggioso che dalla fondazione del suo Stato, nel 1948, ad oggi, vive quotidianamente. E’ il popolo israeliano, vittima del terrorismo palestinese e della incuranza e della insensibilità di politici e intellettuali. Capiranno costoro lo strazio della madre che piange la morte del figlio saltato in aria mentre viaggiava su di un autobus esploso con il suo contenuto di vite innocenti? O continueranno a solidarizzare con il “povero” palestinese vittima del carnefice israeliano? Costoro confondono la vittima con il carnefice per i loro interessi personali, trascurando il fatto che Isreale, in Medio Oriente, è l’unico baluardo a difesa della libertà, non solo Stato ma simbolo potente.Proteggendo l’esistenza di Israele e l’amore per la vita, proteggiamo l’Europa e contrastiamo l’ideologia della morte.

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