Un gregge di pecore belanti….di Saverio Terranova

saverio terranova

Devo confessare che mi sono sbagliato quando ho scritto che l’Italia era diventata un popolo di santi, di infermieri e crocerossine. Certo, mandare la marina militare che, per definizione, è destinata alla difesa dei confini nazionali, a prendere in mezzo al mare una massa di extracomunitari che, irregolarmente, vogliono entrare in Italia,

è un comportamento di crocerossine e di infermieri, che, magari, la Chiesa canonizzerà, ma certo non hanno reso un buon servizio alla nazione. Fermo restando che la responsabilità non è della Marina militare, ma di chi ha dato gli ordini. Ma ora, dopo quanto è successo in Francia, la necessità di chiudere le frontiere e espellere coloro che non sono profughi è diventata una necessità assoluta. Invece l’atteggiamento dei nostri governanti, della stampa, nobilmente asservita al potere, è da pecore, e niente di più. Se no, come è possibile che ancora si continua ad accogliere immigrati sconosciuti e irregolari? Come è possibile sentire dalla viva voce del prefetto responsabile dell’accoglienza al ministero degli interni, che “abbiamo salvato dal mare 300.00 persone”. Scusi, signor prefetto, ma perché si trovavano in mezzo al mare? Si erano imbarcati per venire in Italia, giusto? Allora non li avete salvati dal mare, li avete aiutati a venire in Italia, a violare le leggi internazionali che vietano l’ingresso nel territorio di una nazione senza autorizzazione. In sostanza, avete fatto quello che fa un traghetto: poiché non potete approdare nel porto di partenza, li prendete in mezzo al mare. Non li avete salvati dal mare, ma incoraggiati a venire in Italia e accolti in mezzo al mare.

La giustificazione di Renzi, poi, è incredibile: gli attentatori di Parigi non vengono dai barconi ma dalle città, ove sono nati e cresciuti. E, quindi, noi li accogliamo allo scopo di farli crescere, studiare, laurearsi, in modo che poi possano fare dall’interno gli attentati contro noi, poveri e pavidi occidentali? Ma poi chi dice che nei barconi, in mezzo a migliaia di irregolari, non ci siano terroristi già addestrati che vengono in Italia per preparare attentati? Certo: non lo dichiarano alla polizia che li interroga sulla loro identità. Molti probabilmente non dichiarano neppure la loro vera identità. Ma la signora Boldrini, già funzionaria dell’ONU per gli immigrati, oggi presidente della Camera, è certa che sui barconi non ci sono terroristi, anche se non dice la fonte delle sue riservatissime informazioni. Sulla sua scorta, immagino, è certo anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, che abbiamo conosciuto come persona seria, che incredibilmente si è andato ad affermare che “il nesso fra immigrati e terrorismo non è tollerabile”. Presidente, quello che non è tollerabile è questa certezza che lei dovrebbe lasciare alla signora Boldrini. Il dubbio, il semplice dubbio che fra mille ce ne sia uno che venga in Italia per creare una cellula terroristica, dovrebbe bloccare tutti i barconi. Nessuno, in nome di una presunta solidarietà con stranieri, ha il diritto di mettere in pericolo la vita dei connazionali, e, direi di più, di altri esseri umani. Purtroppo nessuno, soprattutto chi pecora non è, e sono in molti, riesce a capire perché l’Italia ha adottato questa politica dell’accoglienza indiscriminata di tutti coloro che vogliono entrare nel territorio nazionale. Qualcuno dice che “in Italia c’è il Vaticano”. Mi rifiuto di credere che il governo italiano possa prendere decisioni così gravi per compiacere il Vaticano. Nel 1951, il cattolicissimo De Gasperi, disse di no a Pio XII che gli chiedeva un’alleanza della DC con il MSI per le elezioni amministrative a Roma, giustificando la sua richiesta con la esigenza di impedire una vittoria dei socialcomunisti, allora ancora alleati. De Gasperi non cedette: il Papa governa la Chiesa dei credenti non la nazione. Alcuni pensano che la ragione sia da ricercare nel fatto che il blocco dell’immigrazione è sostenuto dalla Lega, e non si può dare ragione ad essa. Questa è un’ipotesi assolutamente da scartare: chi metterebbe a rischio la vita dei suoi concittadini solo per non fare prendere più voti a un avversario? Saremmo al cinismo irresponsabile, indegno di qualunque essere civile. Qualcuno avanza un’altra ipotesi, anche questa impossibile da accettare: Renzi e il PD difendono questo sistema di accoglienza per potere finanziare le cooperative “rosse” che, poi, non si capisce perché devono essere rosse dopo la caduta del muro e il fatto che a guidare queste cooperative ci sono personaggi di tutti i colori, nero compreso. Questa ipotesi mi rifiuto persino di prenderla in esame: saremmo alla irresponsabilità pura, al delirio. Ma allora perché si accetta tutta questa gente, che entra in Italia irregolarmente, che mangia e dorme a spese dei contribuenti, che non cerca di socializzare con gli italiani, che continua con le sue abitudini anche se sono in contrasto con il sentire degli italiani, che parla la lingua di origine anche nelle pubbliche riunioni, che impone le sue idee agli italiani, costringendo tremebondi presidi a togliere i crocefissi, e il presepe per Natale, dalle scuole (vedi preside di Rozzano, MI), che vive per suo conto senza cercare di solito alcuna integrazione, imponendo alle donne il chador, creando nelle città isole di musulmani avulse dai quartieri urbani? Perché non si riflette che se gli attentatori di Parigi erano marocchini o algerini nati in Francia, a maggior ragione possono essere coloro che giungono dalla Siria, o dall’Iraq, dalla Nigeria o dal Mali, gonfi di odio nei confronti dei cristiani? Certo, hanno bisogno di tempo per ambientarsi, organizzarsi, preparare operazioni che non sono facili, e aspettare il momento opportuno, che non è quello che pensano le autorità europee, come i luoghi che difficilmente saranno la basilica di S. Pietro, o il Colosseo. Loro sono pronti a morire ma non a vedere fallita l’operazione!
Ora l’Italia si trova davanti all’invito della Francia che vuole, secondo le regole della Nato e degli accordi di Lisbona, l’aiuto militare delle nazioni alleate, essendo stata attaccata. Ma l’Italia ha dato una grande prova di solidarietà, ha cantato ogni giorno la marsigliese, ha pianto la sua martire, al funerale di Valeria c’è andato persino il presidente della Repubblica, cosa si vuole di più? Partecipare alle operazioni militari? Questo no! Non a caso l’abile presidente del Consiglio ha nominato a ministro della Difesa una donna: noi siamo per la pace; e, prima ministro degli esteri, poi alto commissario per la politica estera dell’UE un’altra donna. E poi Renzi ha detto chiaro: il terrorismo si combatte con la cultura, non con le armi. Cosa significa: basterebbe andare in Siria, ai confini dell’ISIS e chiedere ai combattenti islamici di parlare di Avicenna e Averroè? Essi, entusiasti, deporrebbero subito le armi e accetterebbero di porre fine al califfato? Veramente Renzi non ha capito che la cultura dell’Occidente, fatta di cristianesimo e illuminismo, è assolutamente incompatibile con quella musulmana, nata nel VII secolo dalla lotta delle tribù del deserto contro i signori de La Mecca? Non è possibile che non abbia capito che sono due culture inconciliabili, senza punti di contatto che consentano un inizio di dialogo; due culture alternative. Non c’è possibilità alcuna di convivenza tra occidentali e musulmani, perché non c’è possibilità di dialogo. Non c’è, né ci sarà integrazione, perché loro i musulmani non la vogliono: loro sono la verità, noi siamo gli infedeli. L’integrazione si fa solo con la resa degli italiani alle loro imposizioni. E poi Renzi non ha spiegato come parlare alle migliaia di terroristi che in Europa preparano i prossimi attentati, dato che non li conosciamo e li conosceranno solo i superstiti dopo che ci avranno sparato addosso. Andrea Romano, deputato PD, ha dichiarato che Renzi con questo suo atteggiamento ha voluto evitare all’Italia la politica estera, tenuta in passato, “di velleitarismo o di astuzia”. L’allusione è chiaramente a Berlusconi: è un tema che non appassiona gli italiani. Oggi la questione è più pregnante: partecipare significa esserci, solidarizzare significa tenersi fuori oggi ed essere tenuti fuori domani. Questo Romano forse non lo ha considerato. La guerra c’è; la hanno dichiarato l’ISIS e i terroristi islamici. Come si fa a tenersi fuori?

C’è stato di recente un idiota che in televisione ha dichiarato: “Le guerre non hanno mai risolto nulla. Sono solo da evitare sempre”. Mi hanno detto che scrive romanzi; bravo! Ma allora perché parla di storia? Però penso: come è possibile che nessuno gli abbia detto che il nazismo è stato battuto e cancellato con una guerra immane, di quasi sei anni, che ha ucciso milioni di uomini, distrutto città e quartieri, cambiato la storia dell’umanità, salvato libertà e democrazia in Europa? Pretendere poi che sappia che i musulmani nel 1681 erano partiti alla conquista dell’Europa sarebbe veramente troppo. Purtroppo è la verità: dalla penisola balcanica, dopo avere conquistato l’Ungheria, erano giunti alle porte di Vienna, che assediarono. Furono sconfitti da un esercito di polacchi guidati dal re Giovanni Sobieski nella famosa battaglia di Kalenberg del 1683. Ma questa sconfitta non li fece ritirare: ci vollero altre battaglie fino a quella di Zenta nel 1697, vinta da un esercito imperiale al comando di Eugenio di Savoia. Ciò malgrado i musulmani tentarono di tenere l’Ungheria, fino alla pace di Carlowitz, in cui la cedettero all’impero mantenendo la Bosnia. Allora le guerre hanno risolto qualcosa? E non intendo ricordare la lunghissima guerra di conquista del Mediterraneo condotta dai musulmani che fu conclusa da una coalizione di potenze cristiane nella celebre battaglia di Lepanto. Certo ci sono state anche guerre inutili: come la prima guerra mondiale. Ma ci sono anche guerre necessarie: sono quelle in cui ci si deve difendere da un nemico che ti minaccia. Di fronte a questo tipo di guerra, restare a guardare offrendo solidarietà verbale, significa tagliarsi fuori dal concerto delle nazioni. Lo vediamo: Putin è stato il più abile, la Gran Bretagna la più pronta, persino la Germania seria anche se tardiva. Noi? In tempo di guerra le donne vanno in Chiesa a pregare, ma gli uomini vanno a combattere. Noi invece cantiamo la marsigliese. Ecco perché l’Italia è diventato un popolo di pecore, quindi un gregge; d’altronde come definire un popolo che paga con i soldi dei contribuenti un lauto riscatto per liberare due ragazze che sono andate in Siria per i loro comodi, mentre rimanda in India i due marines, servitori dello Stato che potevano restare in Italia rimettendoci la somma offerta in garanzia? Siamo un popolo che non riesce ad assumersi le proprie responsabilità, ma cerca protettori, essendo pavido e incapace di decisioni rischiose, che preferisce delegare ad altri. Ma domani le pecore continueranno a belare inutilmente, se un macellaio verrà a prendersi le loro pelli.

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