ISIS: LA POVERTA’ NON E’ LA CAUSA……………a cura di Rita Faletti

isis

L’equazione povertà uguale terrorismo, non è realisticamente accettabile. La tesi pavloviana secondo cui dove c’ è povertà si possono annidare i germi della criminalità è semplicistica e superata dai fatti. Escluderebbe a priori altri fattori che, in misura variabile e a seconda delle diverse situazioni, sono più significativi nel determinare devianze come azioni sovversive e violente. Le Brigate Rosse intrapresero la lotta armata contro lo Stato imperialista e capitalista per abbatterlo e sostituirlo con uno Stato comunista; parimenti, lo Stato islamico, che Stato non è perché non riconosciuto a livello internazionale, ha un disegno ben più ambizioso e audace:

l’epurazione del mondo musulmano dalla presenza degli sciiti che considera apostati e, contemporaneamente, di tutto il globo dagli infedeli, cristiani ed ebrei. Dunque, l’Is o Isi o Isis o Isil o Daesh – termine dispregiativo usato dai musulmani che contrastano questa organizzazione criminale – è una entità in cui il carattere religioso è prioritario benché non l’unico rispetto al disegno che intende realizzare. Di fatto, altro obiettivo del jiihad è di natura geopolitica. Dal giugno 2014, quando i miliziani neri hanno proclamato la nascita dello Stato islamico in Iraq con al-Baghdadi autoproclamatosi califfo, la bandiera nera con la scritta bianca in arabo ” Non vi è altro Dio all’ infuori di Allah e Muhammad è il suo messaggero ” ha preso a sventolare a Mosul, seconda città dell’Iraq e capoluogo della provincia di Ninive, a Raqqa e a Deir al Zour in Siria, a Sirte in Libia, per citare solo alcune delle roccaforti del califfato. Tra i territori occupati e quelli in cui operano cellule affiliate all’Isis, sono undici su ventidue gli Stati islamici che gravitano nell’orbita del Califfo. “ Dalla Libia arriveremo a Roma,” hanno tweettato “conquisteremo il centro della cristianità” in un video abilmente costruito con tanto di firma sonora nel sottofondo. Quindi non c’è dubbio che l’intento sia religioso e per la sua realizzazione sia necessario disseminare di bandiere nere il mondo. L’implicazione politica è conseguente alla conquista, ecco perché il jiihad ha anche una valenza politica, che significa amministrare uno Stato, gestirne l’economia e il sistema giudiziario. Rimane sempre, comunque, la religione il punto di riferimento, motivo per cui il presunto Stato islamico è in realtà una dittatura teocratica dove il califfo, il “vicario” o successore di Maometto, è la guida politica e spirituale. Se, com’è nelle finalità di al-Baghdadi e delle sue belve inumane, la restaurazione di un passato medievale e il ritorno alle origini sono garanzia del vero islam, l’Isis non può che confliggere con l’Occidente che rappresenta la modernità e il progresso. Fin qui tutto lineare, il controsenso sta nel rapporto di grande familiarità che costoro hanno con la tecnologia, figlia del progresso. Di essa si serve lo Stato islamico per diffondere il suo messaggio globale che va in ogni direzione nel medesimo. Ancora una volta mi chiedo cosa ha a che fare la povertà con tutto questo. Al contrario, il nuovo concetto di povertà riguarda non più la mancanza di beni primari di consumo, ma l’assenza di strumenti, ad esempio tecnologici, che interagiscono con la vita quotidiana. Faccio notare poi, che la forza di attrazione esercitata dallo Stato islamico sta nel fatto che promette agli islamici il raggiungimento del riscatto e la realizzazione della speranza di tornare ad essere forti come un tempo e non soccombere all’occidentalizzazione. La povertà appare, una volta di più, estranea ai motivi che spingono all’arruolamento nelle file dei combattenti del califfo. E se si parla di povertà, non si può escludere il suo opposto: la ricchezza. Il flusso di denaro che Isis muove è enorme, ma non quantificabile, provenendo da diverse fonti. Prima fra tutte Il petrolio venduto di contrabbando e proveniente dalla gestione di circa 300 pozzi in Iraq, mediamente 80mila barili al giorno; il 60% del petrolio estratto in Siria (prima della guerra civile 285mila barili al giorno ); le donazioni di ignoti magnati di alcuni Paesi arabi tra cui l’ ’Arabia Saudita; il riscatto dei rapimenti ( l’Italia è il Paese che li paga tutti ); il denaro ricavato dalla tassazione di tutto in tutti i territori sottomessi…In totale 3 milioni di dollari al giorno. Neanche le mafie sono così ricche..Volendo infine indagare sull’abusato binomio povertà-terrorismo nel nostro continente, non dimentichiamoci che gli assassini partiti dall’Europa per combattere a fianco del califfo, e il Belgio con il welfare più alto in Europa sembra sia l’officina del terrorismo con il quartiere di  Molenbeek  il più attivo, non appartengono alle classi sociali povere e sono piuttosto acculturati, alcuni hanno frequentato le aule universitarie europee. Giudicate voi!

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