Il saggio di Pisana su Salvatore Quasimodo in un “Lettera-recensione”(postuma!) di Nino Barone

nino barone

foto libroMentre in questi giorni apprendiamo con rammarico della vendita all’asta per 100 mila euro della Medaglia del Nobel modicano Quasimodo, pubblichiamo una recensione (postuma!) di Nino Barone sul libro di Domenico Pisana “Quel Nobel venuto dal Sud. Salvatore Quasimodo tra gloria ed oblio”, edito nel 2006 e tradotto anche in rumeno nel 2011 dal poeta e critico letterario Geo Vasile.

Il volume, che è stato anche presentato il 25 novembre 2011 al salone del Libro di Bucarest, conferma, alla luce della predetta notizia, come Quasimodo sia stato sempre osteggiato non solo in vita ma anche da morto.
Ecco quanto scrive Nino Barone, personaggio importante della storia sociale, politica e culturale modicana, nonché scrittore e poeta autore di diverse opere di prosa e poesia, in una “lettera-recensione” inviata all’Autore Domenico Pisana in occasione dell’uscita del volume.
“Caro Domenico, la lettura del tuo volume mi ha veramente colpito. Ho scritto di getto le pagine che ti mando. Non le ho ricopiate, sono nate dalla mia emozione. Mi scuso per errori e correzioni. Di questi miei fogli puoi fare l’uso che credi. Ho potuto leggere, fresco di stampa, il volume su Quasimodo, ‘Quel Nobel venuto dal sud’, e ho individuato nel testo(forte di una prosa impeccabile, facile e piana)oltre che una sua propria validità, anche e soprattutto un contributo significativo per una conoscenza sempre più approfondita del nostro “modicano” Quasimodo.
Voglio parlare del volume non per farne un’analisi critica(che altri hanno saputo fare meglio di me)ma per richiamare alla lettura di un testo che onora ed arricchisce la cultura della nostra città, oggi più che mai protesa alla riconquista di un antico primato.
E voglio dire subito che per me il libro ha un valore aggiunto, giacché mi ha riportato ai miei anni universitari, alla Cattolica di Milano, quando noi giovanissimi, con maestri eccezionali, potevamo conoscere e frequentare Quasimodo, Montale, Carlo Bo, Oreste Macrì, guidati dal prof. Apollonio, o visitare gli studi di pittori e scultori presenti a Milano, come Monsù e Carrà, guidati dal prof. Fiocco. Grandi maestri e luminari che ci guidavano da vicino e ci formavano sul piano morale e culturale
Ma al di là dell’emozione in me suscitata, il lavoro di Pisana vale per la ricerca e per l’analisi sviluppata sulla figura e sull’opera di Salvatore Quasimodo.
Nella prima parte del testo la polemica del poeta con Mazzolari e Nicastro (una pagina dolorosa ma necessaria da richiamare per il dramma vissuto da Quasimodo) e poi la frequentazione con La Pira, Pugliatti, Settimelli e gli altri giovanissimi messinesi, hanno un valore storico di vero rilievo. Chi, come me, conosce gli studi che il prof. Miligi, mio compagno alla Cattolica di Milano, ha dedicato a Quasimodo e a quel gruppo di ragazzi di Messina, veri geni che, a quindici anni e anche meno, fondavano giornali letterari, offrivano saggi critici, che lasciavano stupefatti, e scrivevano le loro prime poesie, ha trovato nelle pagine di Pisana un arricchimento degli studi precedenti ed una efficace visitazione.
foto libro in rumenoE in questo primo contatto con il vigore e l’umore di un Quasimodo turbato dalla lotta che i circoli letterari milanesi e fiorentini ostentavano verso di lui, bene ha fatto Pisana ad inserire il rapporto d’amore fra il nostro poeta e la poetessa Sibilla Aleramo. Con tocco delicato, Pisana(sulle orme della Manfredi, la migliore studiosa di quella vicenda amorosa) ci consegna un Quasimodo vibrante d’amore, e sa anche tracciare una efficace linea di sviluppo di una relazione forte ma breve, che tuttavia restò a lungo nel cuore dei due protagonisti. Ed è sensibilità tutta di Pisana avere riportato nel suo libro la bella poesia dell’ Aleramo che, fra dolore e rimpianto, segna il primo distacco dei due amanti e piange la fine del loro amore.
La parte seconda del volume di Pisana è certo la più nuova e la più interessante. Contro una critica interessata che accusava Quasimodo di tradimento per essere passato, dopo il suo ermetismo, ad una poesia sociale intrisa di retorica, l’autore afferma con forza che Quasimodo è ‘uno solo’, e che i richiami alla ‘geometrie rigorose’ o ad una ‘metafisica memoria’ sono infondati, giacché sia nella prima che nella seconda fase della produzione poetica di Quasimodo c’è un unico “obiettivo ontologico”, quello cioè di rivelare 1’ essere e la sua interiorità.
Posizione coraggiosa e forte quella di Pisana (di cui la critica su Quasimodo aveva bisogno), giacché con sicurezza egli dice che dietro ogni ‘eloquenza’ c’è sempre un sentimento. Da qui è facile passare alla fede del poeta e Pisana può negare il ‘misticismo’ di Quasimodo, ipotizzato da Bo e Solmi, può negare il ‘Dio astratto’ suggerito da Macrì, e far parlare Quasimodo: ‘il mio problema religioso riguarda il Dio cristiano, non un Dio generico’.
Le pagine che il nostro dedica alla religiosità di Quasimodo sono belle ed efficaci . Egli non nega che il cristianesimo di Quasimodo sia un’eredità familiare e formale, o che egli non brillò per un’adesione coerente , ma scopre l’anima del poeta e la sua religiosità nei versi di “Curva minore” o “Si china il giorno” o ancora in ‘La mia giornata paziente’. Qui, egli dice, la solitudine di ‘Ed è subito sera’ resta sì sullo sfondo, ma è illuminata da un dialogo sofferto con un Dio cercato, presente e assente insieme. E’ da dire ancora che la parte più impegnativa dell’analisi critica di Pisana è, a mio giudizio, quella in cui difende il Quasimodo poeta sociale, il cosiddetto secondo Quasimodo, dalle accuse di critici malevoli e interessati. Qui affronta con vivacità l’analisi delle quattro raccolte quasimodiane (La vita non è sogno, II falso e vero verde, La terra impareggiabile, Dare e avere) per affermare che Quasimodo, senza rinnegare se stesso,, ‘apre alla storia, alla società, all’uomo che vive la sua quotidianità esistenziale’.
Così Pisana riunifica tutti gli spunti della sua analisi per dirci ancora una volta che esiste un solo
Quasimodo, poeta ermetico o sociale, ma sempre se stesso con la sua ricerca sull’essere e su Dio, sulla sua solitudine e sulla ‘terra impareggiabile’.
Il volume si conclude con la parte terza, dedicata ai discorsi di Quasimodo, dove scopriamo un Quasimodo saggista che esalta e difende la sua poesia e la sua poetica. Anche qui Pisana, con le sue scelte felici, aggiunge qualcosa di nuovo e di diverso alla conoscenza che noi abbiamo del poeta, e ce lo consegna completo e arricchito nella sua cultura e nella sua umanità.
Il mio discorso, pur breve e sintetico , su Domenico Pisana e il suo volume si ferma qui, per trarre una conclusione. Io che in genere , quando scrivo qualcosa su un libro, trovo sempre qualcosa da ridire, questa volta non ho rilievi da fare. Il volume di Pisana, pur nella forma ridotta, è in effetti un saggio critico ed insieme un contributo storico e in questa sua doppia veste, al di là del mio elogio convinto, troverà il suo degno posto fra le opere che hanno illustrato la poesia e l’opera del nostro Salvatore Quasimodo”.

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