Cgil: “Il Centro di pronta accoglienza di Pozzallo da qualche giorno trasformato in hot-spot”

centro pronta accoglienza

“In tante e diverse circostanze abbiamo denunciato come non sia accettabile quanto si verifica sistematicamente al Cpsa di Pozzallo, il Centro di pronta accoglienza da qualche giorno trasformato in hot-spot, dove gli operatori non ricevono il loro salario per diversi mesi, poiché il Comune non riesce a trasmettere con regolarità e puntualità alla Prefettura le rendicontazioni

inerenti le fatture presentate dalle ditte affidatarie del servizio”. Lo rileva il Segretario della Cgil, Salvatore Terranova, sottolineando che più volte è stato richiamato il Comune di Pozzallo ad assolvere con maggior efficienza il ruolo che gli spetta per il Cpsa, nessun passo avanti è stato fatto. Tanto è vero che ancora oggi l’Ente o è in ritardo nelle rendicontazioni o rendiconta in maniera non conforme, per la qual ultima ragione la Prefettura chiede chiarimenti o la integrazione degli atti, il tutto determinando ritardi su ritardi, che si ripercuotono, come è naturale che sia, sui lavoratori.
“E infatti i dipendenti che lavorano al Centro debbono ancora percepire il saldo relativo agli emolumenti maturati con la precedente gestione, quella della cooperativa sociale, “Luoghi comuni”, che non è più da sei mesi il soggetto affidatario. Quest’ultima, non avendo ottenuto alla data odierna dal Comune di Pozzallo il saldo delle fatture presentate, deve liquidare ancora ai dipendenti le spettanze relative all’ultimo mese e mezzo di prestazioni lavorative e il trattamento di fine rapporto. Di contro l’attuale affidataria, la coop. Sociale “Azione sociale, da sei mesi gestore del Centro, non ha ancora ricevuto nessun pagamento, neanche di una sola fattura e si è assunta l’onere di pagare 2 mensilità ai dipendenti.
Ci pare plausibile affermare che la complessa, insensata e barocca procedura che coinvolge tre soggetti (Prefettura, Comune e Coop affidataria) non solo non permette di far funzionare bene il Centro, ma soprattutto in questi anni ha procurato solo una vittima sacrificale, ovvero i dipendenti che percepiscono con ritardi intollerabili le loro spettanze.
Una struttura cosi, che svolge un compito nobilissimo, non può più essere vittima di ritardi burocratici, di un triangolo amministrativo in cui basta che uno dei tre lati non assolva o differisca gli impegni cui è chiamato, per causare uno sconquasso che si abbatte sull’anello debole di un servizio altamente meritorio.
Il Cpsa è la prova vivente di come anche un servizio altamente umanitario può essere reso un dramma per chi ci lavora. E non c’è nessuna speranza che qualcosa possa cambiare. Semmai indietreggiare. Ne siamo così consapevoli che nei prossimi mesi saremo qui a precisare che si è fatto qualche passo indietro rispetto al passato. Eppure ci piacerebbe essere smentiti”.

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