Un disegno di legge. Piccoli spiragli per il Tribunale di Modica

Tribunale di Modica

Un disegno di legge (il numero 1640), primo firmatario il senatore Valdostano Enrico Buemi, potrebbe aprire uno spiraglio per salvare il Tribunale di Modica o, almeno, per l’utilizzazione del Palazzo di giustizia – inaugurato appena undici anni fa e costato oltre dieci milioni di euro – come sezione staccata. E’ stato presentato il 15 ottobre 2014 e mira a rivedere i provvedimenti riguardanti la soppressione di diversi Tribunali in Italia sulla base di alcuni parametri che sono in possesso anche di quello modicano.

In particolare, l’ utenza superiore ai 100.000 abitanti e un carico di lavoro con una media, nel periodo 2006- 2010, di oltre 4.000 sopravvenienze.
Nel disegno di legge si fanno notare le evidenti diseconomie di scala venutesi a produrre con il provvedimento voluto dalla ministra Cancellieri nel 2011, confermate da tutta una serie di rinvii di udienza, che vengono disposti dai magistrati nelle sedi unificate con l’unica motivazione del carico di lavoro ipertrofico che si sono trovati inopinatamente a gestire senza averne i mezzi. Nel disegno di legge si fa riferimento al Tribunale di Modica con la frase: “si ritiene altresì opportuno rivedere la scelta della soppressione del tribunale di Modica”.
L’atto parlamentare porta le firme, oltre che di Buemi, di Fausto Guilherme Longo, Cardiello, Zin, Orellana, De Pin, Casaletto, Bocchino, Fissore, Filippin, Laniece, Fravezzi, Manassero, Panizza, Zanoni, Palermo, Capacchione, Gambaro, Malan, Scavone e Anitori.
Per quel che riguarda la Sicilia, nel dl si parla del salvataggio dei Tribunali di Sala Consilina e di Nicosia (che accorperebbe l’ex Tribunale di Mistretta assumendo la denominazione di Tribunale dei Nebrodi) che vantano una popolazione inferiore a quella dell’ex circondario di Modica.
Da Nord a Sud tante situazioni simili a quella di Modica. Sulla soppressione del Tribunale di Bassano del Grappa, ad esempio, si fa rilevare il fatto che “la sede è costata oltre 12 milioni di euro, mentre il sindaco di Bassano ha confermato al Ministro della Giustizia l’offerta gratuita di un’area per la costruzione di un nuovo carcere”. Una cosa – diciamo noi – che potrebbe (anzi, dovrebbe) fare il sindaco di Modica impegnato invece a “piazzare” i locali del Palazzo di giustizia al migliore offerente per ospitare uffici comunali o altro: ricordiamo che il Palagiustizia è passato nella disponibilità del Comune. Sarebbe, piuttosto, da insistere sulla riattivazione della convenzione Stato-Regione affinchè la Regione siciliana (come promesso più volte dal presidente Crocetta) si assuma i costi di gestione del Palagiustizia modicano.
Sono tutte soluzioni possibili, a patto che qualcuno sia in grado di perorare la causa del Tribunale di Modica. Fino ad oggi, a quello che risulta, soltanto la senatrice del Pd, Venerina Padua, e la deputata del Movimento 5Stelle, Maria Lucia Lorefice, si sono cimentate in una battaglia portata avanti dal Comitato pro Tribunale, dagli avvocati e da alcune associazioni di Modica. Troppo poco, soprattutto se si considera che a Roma c’è un parlamentare (Nino Minardo) dello stesso partito del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che si è sempre disinteressato della vicenda. Sarebbe ora che si “emendasse” e desse il suo apporto per portare avanti una battaglia che, alla luce dei fatti, appare quanto mai giusta e legittima. Di altri eletti per rappresentare il territorio, su questo argomento, non si hanno notizie!
E per avvalorare la tesi della legittimità di una battaglia di alto valore, più volte ribadita, basterebbe elencare solo alcune delle assurde conseguenze che dall’accorpamento del Tribunale di Modica a quello di Ragusa stanno pagando addetti ai lavori e utenti. Per non parlare delle violazioni di legge (le spese per affittare e allestire nuovi locali a Ragusa in violazione della clausola di invarianza prevista dal decreto sulla soppressione dei tribunali minori) e delle condizioni in cui opera il personale degli uffici giudiziari, ai limiti della decenza e delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tutto ciò, mentre a 12 chilometri di distanza, esiste un immobile moderno, antisismico, costruito per ospitare un Tribunale non “adattato alla meglio” come succede a Ragusa. Un Palazzo di giustizia che potrebbe ospitare, come chiesto dagli avvocati, non solo modicani, una sezione staccata per trattare, per esempio, gli affari civili e penali del comprensorio Modica – Scicli – Ispica – Pozzallo di competenza del giudice monocratico.
E nel disegno di legge presentato dal senatore Buemi, si parla proprio del “perseguimento di indispensabili fini di efficienza, tali da garantire un’adeguata e funzionale presenza di uffici giudiziari sul territorio e che impone un diverso processo di revisione rispetto a quello previsto per quanto concerne la soppressione dei cosiddetti tribunali minori ridimensionando la portata ablativa del provvedimento, prevedendosi che nelle sedi dei tribunali soppressi sia comunque mantenuta una sede distaccata del tribunale accorpante”.
C’è da dire, infine, che le perplessità sulla geografia giudiziaria disegnata dalla legge 148 del 2011 sulla soppressione dei tribunali minori, sono state confermate anche dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha parlato della opportunità di “rivedere” quanto stabilito in precedenza sulla revisione delle sedi giudiziarie.
E’, dunque, il momento, di mettere in campo le forze sane del territorio modicano (e non solo) per salvare una istituzione secolare e, soprattutto, per evitare disagi a migliaia di utenti di un comprensorio omogeno, socialmente e culturalmente. Nella speranza che anche la Presidenza della Repubblica (a cui è stato inviato un dossier sulla situazione esistente nell’area iblea dopo la soppressione del Tribunale di Modica) faccia la sua parte pretendendo spiegazioni su molti aspetti poco chiari di una storia che rischia di assumere i contorni di uno “scandalo a norma di legge”.

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