Modica, Boccone del povero. Aperta la Porta santa della Misericordia

porta santa

C’era tanta luce e tanto calore la sera del 24 dicembre al Boccone del Povero di Modica, soprattutto dentro il cuore. Con tanta gente convenuta per l’apertura della terza Porta santa della misericordia di Modica, dopo quelle del Santuario della Madonna delle grazie e della Casa don Puglisi, presso questo luogo in cui con dedizione tanto grande quanto silenziosa le Suore Serve dei Poveri ospitano gli anziani. Il rito, semplice e commovente, è stato presieduto da don Enzo La Porta, guardiano dei padri Cappuccini, ed erano presenti anche il vicario foraneo don Umberto Bonincontro, altri presbiteri, il Sindaco Ignazio Abbate.

Dopo l’apertura della Porta santa – in cui è scritta l’espressione cara al fondatore delle Serve dei poveri, il beato Giacomo Cusmano: “Carità senza limiti! – è stata celebrata in modo sentito e solenne la Messa del Natale. Mentre si ascoltava nella prima lettura «Non mi darò pace finché non sorga come stella la giustizia» e «Tu, Gerusalemme, mai più sarai detta abbandonata ma sarai chiamata “mia gioia”», veniva da pensare come la Parola di Dio precisava il senso di questa Porta santa della città: non darsi pace finché tutti gli anziani non siano detti più «abbandonati» ma – per le cure dei familiari, dei vicini, della città tutta con le sue istituzioni e il volontariato che rinasce gratuito e generoso nel cuore dei giovani – «mia gioia!». E quanto alla «lampada del Signore che sempre arde», altra immagine della prima lettura, veniva da pensare alla dedizione nascosta ma totale delle suore del Boccone del povero, unitamente alle altre suore presenti – le vicine Suore Carmelitane missionarie – e ai padri Cappuccini – anch’essi presenti. Don Enzo La Porta all’omelia ha ulteriormente precisato, citando papa Francesco, che la Porta è solo un segno, segno di Cristo Porta di salvezza per ogni uomo e segno delle porte del cuore che sono chiamate ad aprirsi al fratello. E ha sottolineato come, nel radunarsi in questi momenti di uomini delle istituzioni ma anche semplici cittadini, dobbiamo ricordarci che sempre ognuno deve rappresentare l’intera città, città che i credenti devono abitare come i primi cristiani testimoniando di essere «un cuor solo e un’anima sola», e così aiutare tutti a crescere in umanità. La celebrazione si è conclusa con la preghiera a Maria Madre della Misericordia, a cui è intitolata la cappella dell’Istituto, ma ora continua nei pellegrinaggi: essi saranno non solo rituali, ma una sosta per ricomprendere il senso vero della vita che si ritrova nella compagnia perché nessuno resti solo e abbandonato. Il “boccone del povero” oggi diventa l’affetto che sapremo dare, che sapremo darci: perché tutti abbiamo bisogno – come diceva San Francesco – di «usarci misericordia gli uni gli altri», misericordia che si vive nella misura in cui ci si accorge di un Dio che ci ha salvato donandosi a noi senza riserve.

Maurilio Assenza

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