Dopo i fatti di Colonia. Masochisti e suicidi. Verso il baratro, tutti assieme appassionatamente…di Saverio Terranova

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Ci sono momenti nella storia dell’umanità in cui si sono viste nazioni decidere di andare verso il disastro coscientemente, liberamente, quasi fatalisticamente. Nell’antichità è stato il popolo ebraico a scegliere la sua distruzione ad opera del poderoso impero romano; nell’età contemporanea è stato Saddam Hussein ad opporsi con stupida ostinazione alla richiesta della smisurata potenza militare americana di verificare se aveva armi di distruzione di massa, che, per altro, non possedeva. Oggi si delinea la possibilità di un suicidio che coinvolge quasi tutta l’Europa, con in testa scientemente e volutamente l’Italia.

La notte di Capodanno a Colonia si è verificato un fatto di una gravità inaudita: un migliaio di nordafricani e arabi ha aggredito le donne che erano in piazza a festeggiare la nascita del nuovo anno. Ci sono stati palpeggiamenti, e persino stupri, oltre borseggi; persino violenze contro gli uomini che tentavano di difenderle. Gli episodi si sono verificati anche ad Amburgo, Stoccarda e Salisburgo; pare anche in alcuni centri svizzeri. Le notizie sono giunte con molto ritardo, il 6 gennaio: i fatti di Colonia sono avvenuti il 31 dicembre. E’ comprensibile l’imbarazzo delle autorità tedesche dopo che la Merkel aveva proclamato la politica delle porte aperte, per cui la Germania avrebbe accolto 700.000 siriani all’anno. Occorre tenere presente che tra gli aggressori identificati nei primi giorni, 31, ben 18 sono richiedenti asilo, quelli cioè destinati a restare in Germania, perché perseguitati nei loro paesi. Oggi le denunce a Colonia sono 516; altre 400 in altre città. I fatti sono questi. Quale la lettura di essi? Ossia: questi fatti così gravi di quale matrice sono frutto? La risposta condiziona il futuro e il destino, non più solo dell’Italia, ma dell’intera Europa. La Merkel, ovviamente, ha cercato di minimizzare; il suo portavoce ha dichiarato: “Non è accettabile che una piccola minoranza metta a rischio questi con reati del genere”. “Questi” sono gli altri, quelli onesti, bravi, che non hanno disturbato; gli altri sono una minoranza. C’è da rabbrividire. Sono oltre mille quelli che solo a Colonia si sono ubriacati e hanno aggredito le donne sole. E sono una minoranza! Come dire trascurabile. E gli episodi di Stoccarda e degli altri centri ove quelli hanno inscenato le stesse manifestazioni di odio o disprezzo nei confronti delle donne, non dicono niente alla Merkel e ai suoi collaboratori? Non si illudano: il fatto è gravissimo per quello che è successo nei confronti delle donne vittime della loro brutalità, ma è ancor più grave per quello che esso sta a significare. Talmente grave che alcuni sostenitori dell’accoglienza, non volendo arrendersi all’evidenza, hanno sostenuto che le aggressioni sono state organizzate da avversari della Merkel per metterla in difficoltà, in questo periodo di elezioni, proprio per la sua politica dell’accoglienza. Mi chiedo: si può arrivare a tal punto di idiozia e di faziosità? Dobbiamo riconoscere invece che sarebbe stato molto utile all’Italia se il presidente della Camera dei deputati, la signora Boldrini, si fosse trovata nella piazza a Colonia in quella notte di Capodanno: aggredita, con lividi sul seno, ecchimosi sul sedere, le mani dei migranti sotto la gonna, forse avrebbe capito quanto sta sbagliando e avrebbe smesso le prediche sull’accoglienza.
C’è stato poi uno scrittore siriano, che non conosco, il quale ha dato un’altra spiegazione: gli aggressori vengono da paesi dove c’è stata la dittatura e quindi non hanno la cultura del rispetto. Al che il giornalista Belpietro ha osservato: in Russia c’è stata la dittatura per settanta anni, i russi sono soliti ubriacarsi, ma non aggrediscono le donne; in Germania c’è una festa, l’Oktoberfest, ove si consumano fiumi di birra, ma i tedeschi non vanno a importunare le donne. Altri hanno pianto con i migranti lamentando che nei loro paesi c’è miseria; come se la miseria porti ad aggredire le donne. C’entrano con la miseria? Si, forse si. Ma nel senso opposto: le donne sono quelle che pagano di più le conseguenze della miseria in una famiglia, perché si tolgono anche il pane di bocca per darlo ai figli. E questo succedeva anche in Italia sessanta anni fa. Altri ancora dicono che quanto successo è effetto dell’ignoranza. Ma quanto successo non è ignoranza, bensì lucida consapevolezza di chi aggredire e del perché. Finiamola di prenderci in giro e di fare finta di non capire. La verità è un’altra, ed è sotto gli occhi di tutti coloro che sono intellettualmente onesti e non accecati da pregiudizi. I musulmani considerano la donna un essere inferiore; deve stare in casa e uscire solo accompagnata dal marito o dal fratello; deve vestire abiti lunghi e indossare il velo, se non il burka; non deve partecipare a feste in piazza se non col proprio uomo. In Europa, invece, la donna è uguale all’uomo, ha gli stessi diritti, veste come le pare, va dove le interessa, esce sola o con chi le pare. Tutto questo dai musulmani non è accettato. Hanno dimenticato di essere in un paese straniero che ha le sue abitudini diverse e da rispettare e, durante una festa, sotto l’effetto dell’alcool, hanno liberato il loro subconscio e dato la stura alle loro convinzioni, al riparo dalla polizia, e protetti dal numero: “dagli alle donne, umiliamole, mostriamo la superiorità dei maschi”; questi gli inviti tramite web fra gli immigrati. Ma sono donne occidentali! Anche questo per loro non è rilevante in quel momento in cui possono sfogare i loro istinti allignati con la loro subcultura. Questa è la verità pura e semplice. Bene ha scritto Pierluigi Battista sul Corriere della sera (7 gennaio, p. 23): “E’ un atto di sopraffazione culturale, non di ferocia animalesca e irriflessa…Hanno palpeggiato, molestato, umiliato, violentato, picchiato le donne che osavano andare da sole, che giravano libere di notte, che si abbigliavano senza rispetto per le ingiunzioni e i divieti consacrati dai padroni maschi”. Adesso il rischio è la sottovalutazione dell’accaduto e la ricerca di piccoli rimedi; ancora la Merkel: “Qui non si tratta di profughi, ma di criminalità”. Quindi i colpevoli saranno puniti ed espulsi. Basta questo? Lo sostiene anche Chiara Saraceno: “Occorre da un lato mettere in moto meccanismi di monitoraggio del sistema di accoglienza dei migranti e del territorio che individui per tempo e contrasti la formazione di gruppi violenti. Sembra che questi gruppi e la loro visibilità in Germania fosse nota già da tempo…” (La repubblica, 8.1.2016). La sociologa si contraddice. Credo che l’asserzione della Saraceno, se vera, confermi l’inutilità di monitoraggi, pene più severe, espulsioni dopo i reati. Mi chiedo cosa succederebbe se, caso impossibile, un gruppo di occidentali si comportasse allo stesso modo a Riad, o in altro centro arabo. Gli italiani, e gli europei, vogliono vivere tranquilli, nel rispetto delle loro regole: vogliono scrivere quello che pensano, vogliono divertirsi nei locali di musica senza il rischio di essere uccisi, vogliono andare, uomini e donne, a festeggiare in piazza senza essere aggrediti, le donne vogliono uscire di casa senza paura. Gli immigrati invece sono sempre e costantemente un pericolo: colpiscono quando vogliono e il punirli dopo non credo soddisfi le vittime. Ora anche la Merkel ha, forse, capito questo, che è poi il senso dei fatti di Colonia. La sua dichiarazione va in questo senso: gli immigrati debbono assorbire “i fondamenti culturali del nostro vivere insieme”, Questa è, e nient’altro, è l’integrazione. Ma lei si comporta di conseguenza? No, ha annunciato più rigore nel punire gli immigrati che commettono reati, ha sospeso gli accordi di Schengen, come tante altre nazioni, tra cui quelle che più delle altre avevano sostenuto l’accoglienza: Svezia, Norvegia, Danimarca. Già molte avevano chiuso le frontiere: la prima fu la Spagna, poi sostanzialmente la Francia colpita così duramente dalla barbarie jaidista, la Polonia, l’Ungheria, l’Austria, la Slovacchia. Schengen sostanzialmente non esiste più. E qui le strilla degli europeisti più puri: è la fine dell’Europa. Compreso il nostro governo, di cui il ministro degli interni si è affrettato a dire che mai Schengen in Italia sarebbe stato sospeso così come i barconi continueranno a regalare all’Italia il loro carico di povertà palese e violenza occulta. E’ in realtà un piccolo problema: il trattato di Schengen prevede che esso possa essere sospeso per un certo periodo davanti a gravi pericoli che incombessero sull’Europa. Ma è anche un piccolo rimedio: controllare i migranti che hanno diritto di circolare in Europa significa ben poco di fronte al vero problema: gli immigrati, soprattutto se musulmani, possono integrarsi nei valori occidentali? Ossia: possono rinunciare alla loro cultura e accettare la nostra? Scrive E. Galli della Loggia: “La cultura non è come un cappotto che uno può infilarsi o sfilarsi a piacimento. Quando se ne possiede una, e si ha intenzione di mantenerla, è molto difficile, pressoché impossibile, adottarne un’altra. Se si crede in certi valori, è difficile farne propri allo stesso tempo anche altri” (Corriere della sera, 10.1.2016). Ebbene: i migranti sono un corpo estraneo all’Europa, una realtà sociale che mai si omologherà con i cittadini europei perché la loro cultura non lo permette, e in molte cose é l’opposto di tutto quello in cui credono gli europei. Non ci può essere integrazione perché si tratta di due culture contrastanti e prive di qualsiasi punto di contatto che consenta l’incontro e il dialogo su cui costruire la convivenza. La ragione di tale impossibilità è nella natura dell’Islam. Maometto fu sicuramente un profeta perché indicò un Dio e diede un solo culto alle molte tribù di beduini che avevano ciascuno il loro dio e i loro riti. Ma fu anche, e forse ancor più, un grande politico che con il suo insegnamento unificò quelle tribù, ne fece un popolo, con sue leggi, lo guidò contro i signori della Mecca, padroni del culto della pietra nera della Kaaba, li sconfisse e divenne il padrone dell’Arabia, che, con la sharia, si preparava a invadere l’Asia minore, l’Africa, la Spagna, e creare un impero vastissimo che voleva coprire anche l’Europa, da cui fu fermato a Poitiers dai Franchi di Carlo Martello, e a Oriente dalle mura invalicabili di Costantinopoli. La loro voglia di conquistare l’Occidente non si è esaurita con quei tentativi, ma continuerà fino al secolo decimottavo. La religione cristiana invece è una religione interiore e Gesù non fu un capo politico; mentre Maometto entrò trionfante nella capitale, Gesù morì a Gerusalemme crocifisso come un volgare malfattore. L’Islam è una religione di stato, e Maometto fu anche un capo politico. Oggi, salvo la fede in un solo Dio, non c’è nulla che possa essere l’inizio di un dialogo; tutto ci separa: la visione della società, dello Stato, dei diritti individuali, dei gruppi associati, e, soprattutto, l’intolleranza verso le altre confessioni. Cercando poi di allungare l’occhio fra trenta-quaranta anni, gli islamici saranno in numero uguale o superiore agli italiani, e ci sarà lo scontro per il potere. Essi non si sono omologati, per cui imporranno il loro potere e la loro cultura come hanno fatto nella penisola balcanica nel secolo decimottavo. Come ho detto, la differenza fra gli invasori del secolo quarto e quinto a. C., goti, longobardi etc. è che essi si fusero con i latini dando origine al popolo italiano. I musulmani non si fonderanno mai se non imponendo il loro potere e il loro credo. E sorgerà, si, un nuovo popolo, ma un popolo musulmano. C‘è un frase, gettata come per caso da un immigrato e riportata in questi giorni dalle televisioni: “Non fatevi illusioni. Fra venti anni l’Europa sarà musulmana”. Forse fra venti anni non ancora. Ma fra trenta o quaranta…Il deputato del PD, Chaouki, che dovrebbe essere integratissimo considerato che è un membro del parlamento italiano, quando in televisione gli fu augurato “buon natale” ha subito precisato: “Lo accetto come augurio di buon anno”. Al che l’interlocutore ha replicato: “Il Natale è una festa che si celebra in tutto il mondo. Il mio voleva essere l’augurio di buone feste”. E’ così offensivo l’augurio di buon natale per un musulmano se lo respinge anche un tizio che ogni mese intasca i soldi dei contribuenti italiani? Questo è un integratissimo, immaginiamo come la pensano gli altri. Per motivi di bisogno sono costretti e fingono di rispettare le nostra credenze, di accettare le nostre abitudini; ma quando i freni inibitori saltano essi mostrano il loro vero volto, quello che sono nel loro intimo: sono nemici, odiano noi occidentali, e se un giorno potranno farlo ci sottometteranno tutti, tutti quelli che resteranno in vita dopo le loro orge di sangue. L’ONU ha sentenziato che fra venti anni l’Europa avrà 40 milioni di immigrati che lavoreranno per noi e per le nostre pensioni. (Che buoni!). Ma chi assicura i soloni di New York che saranno 40 milioni e non si moltiplicheranno? E quando questi saranno abbastanza forti da sottomettere gli occidentali sono sicuri che continueranno a lavorare per noi e non imporranno il loro potere? Il discorso è solo e sempre lo stesso: Islam e Occidente sono due mondi diversi con culture opposte, inconciliabili, e con uno di essi, gli islamici, che odiano gli occidentali e vogliono solo ucciderli o sottometterli perché “Allah Akbar”. Questa è la realtà ed è troppo grave perché possa ancora essere ignorata. La sventura più grande che può avere una nazione è non disporre di una classe dirigente adeguata al momento che essa sta vivendo. Un console sprovveduto e demagogo, Varrone, trascinò Roma al disastro di Canne; un primo ministro, lungimirante e coraggioso, Churchill, promise agli inglesi lacrime e sangue e con una guerra, lunga e sanguinosa, salvò l’Europa dal dominio nazista. Io non so quale è il valore della nostra classe dirigente. So però che l’Italia è l’unica nazione di Europa che non riesce a superare la recessione e si gingilla con gli 0; virgola 1 o 7, purtroppo fa lo stesso se la gente non ha lavoro, se la povertà sta crescendo, se le aziende continuano a chiudere. So anche che Renzi ha dichiarato che è lieto di perdere anche l’uno per cento dei voti degli italiani pur di non chiudere le frontiere agli immigrati clandestini; so che persino l’Europa ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia che non fa nulla per identificare i clandestini allorché li accoglie nei suoi centri; so anche che nel 2016 questo giochetto ci costerà 3 miliardi e trecento milioni di euro. Vogliamo continuare in questa politica dell’accoglienza che travolgerà i nostri figli o i nostri nipoti? E’ questo il dramma che sta vivendo l’Italia: andare verso il disastro, mettere fine alla civiltà più nobile che ha partorito la storia, per fare dell’Italia, prima, e dell’Europa dopo, una nuova nazione euroasiatica. Esattamente come ha fatto l’Europa nell’America del Nord: ha creato in quei luoghi la nuova Europa. A questo scenario non tanto fantapolitico l’Europa forse intende resistere ed evitarlo; l’Italia invece ci sta incontro con gioia e determinazione. Della classe di governo, s’intende.

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