Cosa è successo tra il Governo italiano e Bruxelles? O meglio tra Renzi e Juncker, il Presidente della Commissione UE? Le pacche sulle spalle, i sorrisi e i complimenti sono ormai storia passata? E chi è il responsabile? La Mogherini, l’Alto rappresentante per la politica estera, dopo un lunghissimo silenzio che ci ha fatto dubitare della sua esistenza fino a qualche giorno orsono, ha finalmente battuto un colpo, ma non nella direzione che il Governo si attendeva. Lady Pesc, infatti, ha detto:” È stupido creare divisioni in Europa “, riferendosi alle accuse rivolte dal premier italiano ai sostenitori del rigorismo.
Successivamente, la Mogherini ha ribadito il concetto, questa volta in forma più soft, “ rassicurandoci” sul fatto che, in Europa, noi e Bruxelles andiamo nella stessa direzione, siamo uniti. Per fortuna! Cominciavamo a temere il peggio. Peccato che non sia molto chiaro in quale direzione noi e loro si vada, e in che cosa siamo uniti e per fare cosa. Quello che purtroppo è chiarissimo a molti cittadini dell’Unione, oltre alla condivisione della moneta unica, è la situazione di precarietà sul versante dell’economia, dell’occupazione e della sicurezza. In ognuno di questi ambiti, i leader dell’Unione hanno idee vaghe e spesso divergenti, come divergenti appaiono gli interessi di Paesi tra loro distanti per storia e cultura. Un tedesco e un greco hanno poco in comune, come, del resto, un danese e un romeno o uno svedese e un italiano. Per questo motivo, di fronte a situazioni di criticità, l’equilibrio, se già precario, è ulteriormente messo alla prova e l’intera costruzione vacilla con la inevitabile accentuazione delle differenze e l’emergere di rivalità e spaccature. La costituzione della UE e l’ingresso dell’Italia, voluti e salutati con ingiustificato ottimismo, in questi giorni stanno turbando il sonno di Renzi, fino a ieri convinto sostenitore dell’Unione. Il premier, fiducioso dei suoi rapporti di cordialità con Angela Merkel, ha sfidato la politica del rigore con una manovra economica in deficit e ha bloccato i tre miliardi di euro destinati alla Turchia per l’immigrazione. Come se non bastasse, si è spinto ad accusare Bruxelles di mancanza di flessibilità. Più furbo che intelligente, più baldanzoso che riflessivo, il primo ministro italiano mostra di sottovalutare realtà che non è possibile ne’ consigliabile considerare con superficialità: un debito pubblico mostruoso e una spesa che aumenta mentre la revisione della stessa rimane lettera morta. Senza tagli decisi agli sprechi della PA, senza una lotta inflessibile all’evasione fiscale, alla corruzione e alla criminalità organizzata che pesano immensamente sulla spesa pubblica, cioè su noi tutti, con che credenziali Renzi pensa di presentarsi all’Europa, in particolare agli alleati del Nord, notoriamente virtuosi, avanzando pretese, chiedendo sconti e facendo la voce grossa? Le riforme del Governo sono meno coraggiose di quanto la situazione impone. Un sistema giudiziario funzionante e una pubblica amministrazione trasparente ed efficiente, da noi sono solo un miraggio. Perfino il sistema bancario che Padoan si affanna a definire solido, ha dimostrato più di qualche crepa, se la Banca Centrale e la CONSOB si sono scoperte un po’ “distratte” nella loro funzione di controllo e vigilanza prudenziale sugli enti creditizi. E sempre a proposito di sistema bancario, non si è fatto ancora niente riguardo la distinzione tra banca commerciale e banca di affari, benché sia ritenuta un’operazione fondamentale per la tutela dei piccoli risparmiatori, sciacallati da funzionari privi di scrupoli e collusi con personaggi poco raccomandabili. Anche rispetto al tema dell’immigrazione meritiamo di essere sanzionati. Secondo la convenzione di Dublino, che abbiamo sottoscritto, dovremmo esaminare le domande di asilo di quanti fanno il loro primo ingresso nell’Unione passando attraverso il nostro Paese. Invece, siccome le possibilità di accoglienza sono inferiori a quelle dichiarate, Alfano preferisce evitare l’identificazione delle persone che arrivano in Italia, non prendendone le impronte e lasciando che vadano, informalmente, in altri Paesi. Con il grave rischio che tra i nuovi venuti si nascondano pericolosi terroristi. Quale è la conclusione? Le differenze di mentalità e comportamento vanno compensate con l’osservanza delle regole che i Paesi dell’Unione si sono dati, Italia compresa. Jacques Attali, uno dei fondatori dell’Unione europea, una volta ha dichiarato: “Ma cosa credeva la plebaglia europea, che l’euro fosse stato creato per la sua felicità?” E siccome la stesura dell’articolo per uscire da Maastricht è stata minuziosamente dimenticata, cari cittadini dell’Unione adesso tenetevi per sempre quello che avete voluto. Stando così le cose, prima di sbattere i pugni sul tavolo e criticare Bruxelles, Renzi, se intende fare gli interessi del Paese che ha desiderato governare, cominci a rispettare le regole che l’Italia ha contribuito a scrivere e a fare pulizia a casa propria, senza guardare in faccia nessuno.