L’OSSERVAZIONE DAL BASSO……di DIRETTORE. Lo “scandalo” della Pasqua bagnata di sangue e la “stoltezza” del crocifisso reietto dagli uomini

“E’ risorto, non è qui.” Sono le parole del vangelo che annunciano la risurrezione di Gesù. Nel mentre rivolgo un vivo augurio di Buona Pasqua a tutti nostri lettori, alla proprietà, ai colleghi della redazione, ai tecnici e a tutti i collaboratori di RTM , agli amministratori delle città,

agli studenti e ai giovani, alle associazioni culturali e di volontariato, ai colleghi della stampa e a tutti coloro che ricoprono incarichi di responsabilità nella società, nella politica, nelle varie Istituzioni civili, militari e religiose, vorrei riflettere su ciò che questa festa cristiana, che è appunto la Pasqua, ha implicato ed implica nella storia che viviamo, bagnata, in questi giorni, di sangue e di paura per i noti attentati terroristici, e che racchiudo in due parole: “scandalo” e “stoltezza”.
L’evento pasquale, sia ai cristiani che ai credenti di altre religioni, sia ai non credenti, si offre come uno “scandalo”. Etimologicamente lo scandalo è l’inciampo, qualcosa che trovi sulla strada in modo imprevisto e ti fa cadere. E che cosa è che cade, che non regge, davanti a Gesù?
Non regge il fatto che gli ebrei si trovano davanti un Dio che muore in croce (la crocifissione era la morte dei maledetti da Dio) rimanendo così scandalizzati, sentendosi offesi a livello di ragione, così da dire: tu, Gesù, non puoi essere Dio! Da qui la seconda parola: “stoltezza”. Solo uno stolto, uno stupido, secondo la mentalità ebraica, poteva pensare che la salvezza potesse venire da un Dio crocifisso; anche l’uomo del nostro tempo è portato a pensare la stessa cosa, e cioè: non può che essere “stoltezza” il pensare che la salvezza ai problemi del nostro tempo possa venire dall’insegnamento e dal vissuto di un Dio crocifisso che invita a perdonare, a non vendicarsi dei nemici, a porgere l’altra guancia, ad amare l’altro, a farsi prossimo, ad accogliere il diverso, di un Dio che pensa di cambiare le cose mediante la conversione del cuore umano.
Ecco, il senso della Pasqua è tutto nell’accoglimento di Gesù “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” come afferma san Paolo; chi non vuole piegare la propria ragione e aprire il cuore a questa prospettiva, non potrà mai entrare dentro questo mistero della fede cristiana.
Fare dunque gli auguri di Pasqua, in questa nostra società complessa, è paradossalmente invitare gli altri a vivere l’etica pasquale divenendo, come Gesù, “scandalo” e “stoltezza” per la mentalità del nostro tempo, tutta radicata nella potenza e nella forza piuttosto che nell’amore, nell’avere più che nell’essere, nell’apparire più che nel donare.
Certo, però, che credere nella resurrezione come evento portante della storia non è facile. La risurrezione, infatti, non si comprende con un ragionamento, con un discorso filosofico, con un teorema di ingegneria intellettualistica; dobbiamo confessare la nostra incapacità a dimostrare razionalmente la risurrezione e concludere che essa è un grande mistero, il miracolo dei miracoli.
Con la Pasqua di risurrezione si aprono di fronte a noi due strade: la strada dell’interpretazione e la strada della fede. Si tratta di due percorsi non inconciliabili tra loro ed entrambi importanti per la comprensione di questo mistero; io credo, tuttavia, che bisogna intraprendere primariamente la strada della fede. La Pasqua è infatti un atto di fede; ed è la fede che ci fa sentire Gesù risorto dentro il cuore.
Se il tuo cuore è una tomba ricoperta da un masso sepolcrale, sappi che Gesù, se crederai, ha il potere di rotolarlo via, e di trasformare il tuo cuore in un giardino nel quale fioriranno alberi di pace, di amore, di gioia, di speranza. In questa Pasqua allontaniamo, dunque, ogni pensiero che impedisce a Gesù di rotolare questo masso e di risorgere dentro il nostro cuore.
Con la Pasqua abbiamo la possibilità di riaprici la strada di una nuova esistenza, nella quale l’evento della risurrezione non sarà una mera verità da credere, ma una esperienza da vivere ogni giorno e da celebrare ogni domenica.
La Pasqua di risurrezione è pertanto non un evento da predicare ma da praticare. Chi crede e vive nel Risorto, diventa prova tangibile che Gesù è davvero risorto. La nostra conversione, in buona sostanza, è la prova che Gesù è risorto ed è vivente, che lui non appartiene al regno dei morti ma dei vivi; solo il nostro lasciarci cambiare e ogni giorno convertire da Gesù, diventa segno dimostrativo della risurrezione del Nazareno. Il vero cristiano allora turba, diventa scomodo perché non accetta il male e l’ingiustizia, per cui si fa “scandalo”, “pietra d’inciampo” come il Cristo, diventa un perseguitato.
Quando ognuno di noi non guarda la pagliuzza nell’occhio dell’altro, risponde al male con il bene, all’odio con l’amore, alla vendetta con la misericordia, allora diventa una “persona pasquale” che testimonia che Gesù è veramente risorto, che Gesù nel suo cuore ha ribaltato la pietra sepolcrale, trasformando in luce le tenebre e in vita ogni germe di morte.
Augurare Buona Pasqua è l’invito ad essere persone credenti che riescono a testimoniare che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, morte e sconfitta, proprio lì c’è, invece, tutta la potenza dell’Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza.La risurrezione di Gesù è l’invito all’umanità ad accogliere lo “scandalo e la stoltezza della croce” per rendere il mondo più umano e fraterno.

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