Modica, avrebbe minacciato il giornalista Borrometi. Custodia cautelare in carcere per Giambattista Ventura del clan Dominante-Carbonaro

VENTURA GBattista Vittoria 20.10.1958

La Squadra Mobile di Ragusa  ha eseguito un ordine di cattura emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia a carico del vittoriese Giambattista Ventura, 57 anni. L’ordine di custodia cautelare in carcere è stato emesso a seguito della decisione del Tribunale di Catania per il ricorso in appello proposto dalla Procura della Repubblica Distrettuale Antimafia di Catania.

Le indagini portate a termine già mesi fa   avevano permesso alla Procura Distrettuale di Catania di chiedere l’applicazione della misura cautelare in carcere a carico di Ventura per il reato di minacce aggravate dalla metodologia mafiosa ai danni del giornalista modicano Paolo Borrometi.  Ventura, reggente del clan Dominante-Carbonaro di Vittoria, aveva reiterato minacce di ogni tipo ai danni del giornalista, corrispondente dell’AGI.
Borrometi, impegnato per il territorio di Vittoria ad esercitare il diritto di cronaca sui fatti avvenuti in passato e su quelli quotidiani nel territorio ibleo e non solo, quando citava la famiglia Ventura, veniva costantemente insultato e gravemente minacciato da Ventura   così come da tanti suoi familiari e adepti.
Per sua stessa ammissione presso gli uffici della Squadra Mobile, all’esito di una delle tante perquisizioni, anche informatiche, eseguite a suo carico, riferiva agli investigatori di aver utilizzato facebook perché quello che diceva Borrometi non era vero e quindi lo aveva minacciato per farlo smettere.
Nonostante il Gip del Tribunale di Catania avesse rigettato la richiesta di misura cautelare a carico di Ventura, la Procura Distrettuale aveva proposto ricorso in appello ed il Tribunale ha accolto le motivazioni, applicando la misura della custodia cautelare in carcere per le minacce gravi al giornalista.  Ieri la Procura Antimafia ha disposto la cattura di Ventura, anche se questi si trovava già in carcere per altri fatti reato, pertanto alla Squadra Mobile, collaborata dal Commissariato di Vittoria, non è rimasto altro che notificare in carcere il provvedimento della custodia cautelare per i nuovi fatti reato da lui commessi.
Ventura ha pubblicato sulla bacheca o nei commenti alle notizie messaggi dal contenuto inequivocabile: “ti scippu a testa”; d’ora in avanti sarò il tuo peggiore incubo e poi ci incontreremo nell’aldilà; se vuoi ci incontriamo anche negli uffici della Polizia, “tanto la testa te la scippu u stissu”; “tu ci morirai con il gas; ti daremo in bocca ciò che meriti; durerai poco cesso di merda, tutti avete figli, ma di dire questa acqua non ne bevo; vi auguro sempre il meglio; pezzo di ferme troppo bordello stai facendo, fai a cacare che Dio di fulmini, avete finito di rompere i coglioni”.
Queste minacce avevano un preciso obiettivo, quello di non far pubblicare più notizie su Vittoria e sulla mafia iblea al giornalista Paolo Borrometi. Le modalità, per quanto di nuova generazione, sono identiche nei contenuti e per il significato alle metodologie mafiose del passato. Per questi motivi, le minacce hanno avuto una rilevanza di grande spessore, tanto che è subito stata contestata l’aggravante della metodologia mafiosa.  Ventura, con le frasi “troppo bordello stai facendo” e altre, ha inteso comunicare al giornalista di non attirare l’attenzione della Polizia verso lui e i suoi affari, in quanto non voleva avere problemi.
La campagna denigratoria portata avanti su facebook   aveva come fine quello di ottenere il silenzio del giornalista; di lui e della mafia non bisognava parlarne, così come dei fatti di cronaca quotidiani che vedevano il coinvolgimento di soggetti vicini alla sua famiglia, considerati i continui arresti dei figlie e nipoti.
Ventura è già stato condannato per reati gravissimi come omicidio, porto d’armi che costituiscono elementi che lo contraddistinguono per la particolare pericolosità sociale e quindi, per un probabile passaggio dalle parole ai fatti, con grave pericolo per il giornalista Borrometi.
Le indagini della Squadra Mobile, condotte con il Commissariato di Vittoria e con la collaborazione della Polizia Postale, hanno permesso di appurare che proprio Ventura per sua stessa mano, aveva scritto quei messaggi utilizzando la piattaforma web.
Ventura, per sua stessa ammissione, non accettava che il giornalista parlasse di lui e della sua famiglia, doveva solo stare zitto senza permettersi di parlare di ciò che lo riguardava.
Ieri, il criminale, già in carcere per altri fatti reato, ha firmato gli atti inerenti l’ennesimo provvedimento a suo carico notificato dalla Squadra Mobile, per poi tornare in cella.

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