Referendum 17 Aprile. Filctem Ragusa. “Il dibattito si rivolge alla pancia della gente. Il Paese ha perso una grande opportunità di dibattito su temi di grande strategicità. Anche a Ragusa si rischiano posti di lavoro”

trivelle

“Il dibattito sul Referendum del 17 aprile si sta rivolgendo alla pancia della gente. Il Paese sta perdendo una grande opportunità di dibattito su temi di grande strategicità. Non basta chiudere le raffinerie e tappare i giacimenti di idrocarburi dentro le 12 miglia per risolvere il problema della riconversione energetica del nostro Paese”.

Il segretario generale della Filctem Cgil Sicilia, Giuseppe D’Aquila e il segretario generale della Filctem di Ragusa, Filippo Scollo, intervengono a pochi giorni dall’apertura della consultazione referendaria sottolineando che l’Italia, Paese industrializzato, è in quanto tale Energivoro per definizione; produce solo il 10% dell’energia necessaria utilizzando il migliore mix energetico possibile (Gas e Rinnovabili) e la restante parte viene importata dalla Francia, dalla Germania, dalla Russia e dall’Algeria.
Paesi che hanno scelto di determinare Mix energetici basati sul carbone (Germania) e dal nucleare (Francia). Il 90% dell’energia all’Italia necessaria che viene dunque importata, proviene da zone del mondo dove le restrizioni sull’ambiente sono ben diverse dalle nostre, naturalmente in peggio. Kirghizistan e Mozambico sono solo un esempio di una lunga lista.
“Rispetto a questo contesto, – sottolinea D’Aquila- che fatico a scovare nei meandri del dibattito referendario, difendo il lavoro e i lavoratori. Per questo, anche nel pieno rispetto dello strumento del referendum, voterò senza dubbio No. La teoria del “poi vedremo”, in assenza di un piano strategico e di una scelta politica “vera” di fondo, non solo non mi convince ma rischia di rappresentare un pericolo che il Paese e la Sicilia potevano farne benissimo a meno”.
Per il segretario generale di Filctem Cgil Sicilia, “Se vogliamo invece affrontare il tema su come posso determinare un cambiamento verso un processo energetico differente, qualunque esso sia, dobbiamo allora avere il coraggio di affrontarlo nella sua complessità. Senza ipocrisia e con rispetto di chi ha un’ opinione diversa .
“Per questi motivi crediamo che il referendum, aggiunge Filippo Scollo, al di là del quesito alquanto vuoto, è stata una clamorosa opportunità sprecata. È stato infatti caricato di contenuti “inquinati” che non ci hanno consentito di affrontare i temi veri e nella sua complessità. È stato scelto il percorso più semplice ed abbiamo preferito parlare alla pancia della gente più tosto che alla loro testa. Abbiamo utilizzato tutti i mezzi per fuorviare il popolo italiano e siciliano per evitare che questo entrasse nel merito di questioni complesse per le quali nessuno ha la chiave della verità.
Le contraddizioni di questo dibattito, anche in Sicilia, se si dovesse raggiungere il quorum e dovessero vincere i Si rischiamo di pagarle care in termini ambientali e di sviluppo occupazionale”.

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