VIDEO. Ragusa. Operazione “Flex”: la Polizia ha disarticolato associazione a delinquere che operava in tutta la Sicilia. La banda aveva compiuto efferate rapine e furti

Cartellone Rumeni ridotto

Disarticolata un’associazione a delinquere composta da  rumeni, dedita ai furti e rapine in ogni provincia siciliana. Sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto su provvedimento del Pubblico Ministero di Ragusa, Francesco Puleio,   i rumeni  Costel Balan, inteso Bush, 24 anni,  Ilie Alexandru Corodeanu, inteso Sandi, 23 anni,   Ionut Petrinel Hagiu, inteso Petrin, di 31 anni,   Bogdan Lacatus, inteso Bobi, 30 anni,   Iulian Moise, inteso Mitru, 35 anni, ancora  Marin Marcel Nedelcu, 28 anni,   Mihaela Plesea, 29 anni,  Alexandru Ionel Roman, 30 enne,   Florin Stoian, 25 anni, e   Cristian Zanoaga, inteso Cristi, 20 anni.

La Squadra Mobile di Ragusa nel mese di novembre 2015 aveva effettuato un sopralluogo a Pozzallo presso il gruppo “Inventa” (azienda del settore arredamento), considerato che era stato perpetrato un ingente furto (100.000 euro circa) presso un magazzino dove venivano depositati elettrodomestici. L’analisi delle immagini “catturate” dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza e l’incrocio di questi dati con quelli delle celle del traffico telefonico della zona nella notte del furto, permettevano di dare avvio ad un’attività tecnica a carico di due soggetti residenti a Catania.
Dopo pochi giorni dal furto, la merce era stata rinvenuta proprio nel catanese e per questo due soggetti originari del luogo, erano stati denunciati per ricettazione e la refurtiva veniva restituita al gruppo “Inventa”.
Subito dopo il furto di elettrodomestici si registravano 4 furti presso concessionarie auto di Ragusa e Modica, altro elemento che creava particolare allarme in procincia.
Dal rinvenimento della refurtiva e soprattutto dopo aver rilevato l’impronta di un   rumeno su un’auto rubata a Ragusa e rinvenuta dalla Squadra Mobile di Catania, aveva inizio una complessa indagine che vedeva, sin da subito, il coinvolgimento di  rumeni, residenti prevalentemente nel capoluogo etneo.
Sono stati raccolti in poco più di 3 mesi, gravi indizi di reato a carico di ben 14 soggetti, tra cui una donna che faceva da  autista.
Le attività della Squadra Mobile di Ragusa si sono più volte intersecate  indagini espletate in altre province come Siracusa ed Agrigento.
Considerato il particolare spessore criminale e quindi la pericolosità dei membri dell’associazione, il Pubblico Ministero titolare delle indagini, Francesco Puleio, richiedeva un’accelerazione dell’attività investigativa al fine di sottoporre a fermo di indiziato di delitto tutti i sodali, soprattutto in considerazione del fatto che molti di essi avevano manifestato l’intenzione di fuggire all’estero non appena raggiunto un risultato economico consistente, vantandosi del fatto che commettendo reati avrebbero acquistato case nel loro paese.
Il gruppo criminale era dedito alla commissione di furti di ogni tipo ma, prediligeva gli impianti fotovoltaici e le concessionarie auto con il fine di rubare Suv da utilizzare come arieti per sfondare vetri blindati di tabaccherie e negozi di elettronica, così da depredarle di ogni cosa, soprattutto tabacchi e gratta e vinci.
L’avidità del gruppo e la tenacia degli investigatori, dopo pochi giorni dall’inizio delle indagini ha permesso di identificare i primi soggetti che avevano costituito l’associazione per delinquere.
Considerato che i soggetti sottoposti ad intercettazione telefonica ed ambientale erano quasi tutti dimoranti a Catania, veniva chiesta la collaborazione alla Squadra Mobile etnea che subito forniva fondamentali elementi di riscontro per l’attività, sequestrando in più occasioni decine di veicoli rubati dai rumeni subito dopo i furti con spaccata, denunciando gli autori e identificandoli.
Dopo aver capito che la base operativa fosse Catania, gli investigatori delle due Squadre Mobili coinvolte hanno lavorato notte e giorno fianco a fianco, con la collaborazione della squadra investigativa del Compartimento della Polizia Stradale. I poliziotti di Ragusa monitoravano ogni movimento degli associati e quelli di Catania effettuavano attività su strada per riscontrare quanto necessario per attribuire loro gravi indizi di colpevolezza necessari alla Procura della Repubblica di Ragusa per emettere i fermi.
Nelle more delle indagini, anche il Commissariato di Comiso forniva un fondamentale contributo, soprattutto in ordine ai furti presso impianti fotovoltaici nel territorio casmeneo, mediante uno studio approfondito dei tabulati telefonici degli indagati che, risultavano presenti sul territorio ragusano solo quando venivano consumati furti e non in altre occasioni, segno di una loro partecipazione alle condotte criminali.

httpv://www.youtube.com/watch?v=mrI7P99qjb0&feature=youtu.be

  MODUS OPERANDI

Il gruppo criminale era specializzato in furti presso concessionarie, difatti, dopo aver effettuato una riunione preventiva presso casa di uno degli arrestati, andavano presso il concessionario già individuato durante precedenti sopralluoghi per commettere il furto. I membri dell’associazione utilizzavano il navigatore satellitare del telefono cellulare, segnando sulla mappa interattiva i luoghi da depredare ed a seconda della tipologia di merce e del valore del furto, li contrassegnavano sullo smartphone con una, due o tre stelline.
La donna era quasi sempre l’autista del gruppo, perchè durante l’attesa dei correi, non destava sospetto nel caso di controlli della Polizia.
Plesea Mihaela prelevava il gruppo che doveva occuparsi del furto presso le loro abitazioni, lo accompagnava sul posto e si allontanava un paio di chilometri. Attendeva una telefonata o un contatto via radio per ritornare a prelevare i correi. Se qualcosa andava male perché interveniva la Polizia, l’accordo era quello di fuggire a piedi per le campagne limitrofe ai luoghi appositamente scelti con vie di fuga facili e l’indomani, altri complici sarebbero andati a riprenderli.
Tutto era studiato nel minimo dettaglio, i membri erano sempre in contatto via radio (anche queste rinvenute e sequestrate), così da non rischiare di essere intercettati telefonicamente.
Molte volte si accampavano con tende nelle campagne limitrofe ai depositi di materiale elettronico, agendo prevalentemente nelle zone industriali delle città.
Quando operavano su concessionarie auto, i sodali entravano all’interno dei grandi parcheggi ed appena individuate le auto con le chiavi inserite nel quadro di accensione, veniva dato il via, tutti salivano a bordo dell’auto da rubare (a volte anche 8 contemporaneamente) ed uno tagliava con il flex (da qui il nome dell’operazione) il cancello per poi fuggire.
Proprio l’uso del flex abbinato ad una mazza ferrata di grosse dimensioni hanno permesso di effettuare ulteriori riscontri in quanto sono tutti strumenti che la Polizia di Stato ha sequestrato durante le esecuzioni con contestuali perquisizioni e sequestri.
Dopo aver rubato le auto (tutte di grossa cilindrata per poter fuggire e di grandi dimensioni per caricare la refurtiva), la notte stessa o nei giorni a seguire, si recavano presso tabaccherie o negozi di elettronica. Dopo un sopralluogo rapido degli impianti di allarme, usavano l’auto come ariete per sfondare le vetrate ed in poco più di 3 minuti depredavano di ogni cosa le aziende vittime di reato.

LE INDAGINI

Dopo aver dato avvio alle indagini gli investigatori della Polizia di Stato di Ragusa e Catania, ogni giorno ed ogni notte hanno lavorato per 3 mesi al fine di individuare tutto il gruppo criminale. I sodali non andavano tutti insieme ad effettuare i furti ma vi era una sorta di rotazione. Di giorno venivano fatti i sopralluoghi e di notte i furti. Proprio per questo motivo era necessario ascoltare le conversazioni telefoniche intercettate e soprattutto il contenuto delle conversazioni effettuate in auto mentre andavano a fare i sopralluoghi.
L’auto di uno degli associati è stata fondamentale per l’indagine. I poliziotti avendo intuito che i sopralluoghi venivano fatti con quella macchina, in tempo di notte, avevano installato delle microspie per ascoltare le conversazioni. Come detto, il modus operandi era quello di rubare le auto per poi utilizzarle come arieti, quindi gli associati preparavano il colpo pianificandolo sulla loro macchina e soprattutto commentavano ciò che era stato fatto il giorno prima, vantandosi e dando riscontro alle attività d’indagine.
I dialoghi degli associati corrispondevano esattamente con la descrizione fornita dalle vittime, in quanto per spartirsi il denaro era necessario fare un resoconto dettagliato di chi aveva preso sigarette, chi denaro contanti, chi gratta e vinci, chi telefoni, chi tablet. Ogni furto aveva uno scopo e soprattutto un’immediata ricettazione di quanto rubato.
La maggior parte dei furti contestati agli arrestati sono stati commessi prima dell’attività d’indagine della Polizia di Stato, in quanto in virtù del continuo monitoraggio dei criminali i furti da loro pianificati venivano quasi sempre sventati.
Purtroppo parte degli associati aveva escogitato un sistema completamente diverso, difatti per paura di essere intercettati (essendo già stati arrestati in passato grazie ad altre indagini della Polizia), lasciavano in casa i telefoni e si muovevano con auto rubate non controllabili.
Proprio per questo motivo, la banda ha operato in costanza d’indagine riuscendo a perpetrare furti anche di ingente valore.
L’obiettivo della Polizia di Stato e quello della Procura della Repubblica di Ragusa era quello di riuscire ad identificare tutti gli associati il prima possibile così da sottoporli a fermo di indiziato di delitto interrompendo i loro propositi criminali che erano diventati quotidiani.
Le indagini hanno permesso di stabilire che la pericolosità sociale degli arrestati fosse di rilevante spessore considerato che non si fermavano davanti a nulla e più volte sono fuggi alle Forze di Polizia speronando le auto di servizio (una Volante di Ragusa ed una della Polizia Stradale al casello di Catania verso Messina) o ancora usando violenza contro le persone. Proprio in questo episodio avvenuto durante un furto in una tabaccheria, l’anziana donna intervenuta in quanto preoccupata dai rumori del flex che tagliava la serranda del suo tabacchi, non appena scesa in strada, veniva colpita con un pugno in pieno volto, rovinando a terra, trasformando il furto in rapina.
Gli elementi raccolti durante le indagini hanno permesso al Pubblico Ministero Francesco Puleio di disporre il fermo di indiziato di delitto e nel contempo la misura cautelare d’urgenza è stata convalidata dai GIP nei diversi luoghi dell’esecuzione delle catture, ovvero Catania e Trapani.

IL BLITZ

Alle  14  di lunedì 11 aprile, 80 uomini della Polizia di Stato appartenenti alla Squadre Mobili di Ragusa e di Catania, alla Polizia Stradale, ai Commissariati di Comiso e Modica, hanno dato inizio alle catture che da giorni erano state studiate in ogni minimo dettaglio.
L’operazione è stata particolarmente complessa in quanto si è dovuto agire di giorno proprio perchè di notte tutti gli associati andavano a “lavorare” e spesso in posti diversi e senza potere effettuare un pedinamento preventivo.
Inoltre la particolare difficoltà è stata dettata dal fatto che quasi tutti gli associati avevano una residenza fittizia, cambiavano casa ogni settimana e sempre nel quartiere San Cristoforo, fortemente antropizzato e con delle irregolarità edilizie che non hanno permesso di effettuare una ricerca accurata prima delle catture sulle mappe catastali.
Per come è strutturato il quartiere catanese, i poliziotti non hanno potuto verificare l’esatta ubicazione degli arrestati, pertanto il momento migliore per procedere alla cattura è stato quello dell’ora di pranzo quando solitamente gli arrestati si svegliavano dopo essere stati tutta la notte in giro per commettere reati o per pianificarli.
Una delle catture è stata eseguita dalla Squadra Mobile di Trapani che informata della presenza di uno dei ricercati, ha subito dato manforte ai colleghi di Ragusa per individuare il soggetto e trarlo in arresto.
Durante le catture di Catania è stata individuata una latitante rumena congiunta di uno degli arrestati che si era nascosta all’interno dell’abitazione ma è stata scovata durante la perquisizione.
Le indagini durate poco più di tre mesi hanno permesso di appurare che gli associati hanno commesso i seguenti reati in tutte le province siciliane ma in particolar modo sono stati raccolti elementi in ordine ai reati consumati o tentati ai danni di aziende ragusane, proprio perché l’indagine ha avuto inizio dal territorio ibleo e dagli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa:
4 negozi di elettrodomestici e telefonia (la metà commessi a Ragusa. Papino di Vittoria e Inventa di Pozzallo)
10 furti ai danni di concessionarie auto (la metà commessi a Ragusa, Concessionaria Audi S. Tumino, Concessionaria Mercedes di Ragusa “Euromotors SRL”, Rivendita di Auto “Elio Motors Srl” di Modica, Rivendita di auto Autosalone Caruso di Modica e Rivendita di Auto “Elio Motors Srl” di Modica)
9 furti di cavi di rame ai danni di impianti fotovoltaici (la metà commessi a Ragusa e Comiso)
1 rapina presso tabaccheria (Catania)
9 furti presso Bar e Rivendite di Tabacchi
30 le autovetture rinvenute (dopo i furti su Ragusa ed in altre province venivano riportate a Catania dove la Polizia ha provveduto a rinvenirle)
Furti di centinaia di litri di gasolio
10 arresti in flagranza di reato di furto e ricettazione (in diverse zone della Sicilia e la metà su Ragusa)
Le perquisizioni hanno dato esito positivo in quanto sono stati rinvenuti gli attrezzi utilizzati per commettere i furti, come il flex e diverse mazze ferrate. Inoltre è stato possibile rinvenire parti di auto Audi rubate a Ragusa, telefoni cellulari e tablet provento di altri furti.

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