Sanzioni per il mancato aggiornamento degli archivi anagrafici del Comune di Modica. Ivana Castello(Pd) scrive al sindaco

lettera

Signor Sindaco,

ho letto il suo comunicato stampa su Rtm e ritengo opportune alcune precisazioni determinate, sopratutto, dalla necessità di essere coerente coi cittadini che mi seguono e dal tenore di un paio di commenti che ho dovuto leggere in calce ad esso. Al momento in cui scrivo ne sono stati espressi quattro.
Le dò atto, anzitutto, della professionalità con cui ha risposto, per cui spero di riuscire professionale anch’io. Per maggior chiarezza, ché può aiutarmi ad essere efficace e concisa, ritengo opportuno un riepilogo della vicenda che mi ha indotto a scrivere l’interrogazione di qualche giorno fa. Nel 2002 è stata emanata, dalla Regione Siciliana, una legge: la numero 2 del 26 marzo, con cui si istituisce l’obbligo, per tutti i Comuni dell’isola, di fornire, a cadenza trimestrale, gli archivi anagrafici dei cittadini agli enti di riscossione dei tributi. In particolare gli enti di riscossione sono abilitati ad accedere ai dati anagrafici e reddituali, anche al fine di verificare le autocertificazioni da reddito e di contrastare l’evasione (Convenzione tra l’Agenzia delle Entrate e il Comune di Modica, per il quinquennio 2015-2019, pag. 16).
I dati anagrafici aggiornati vanno forniti all’Agenzia delle entrate e agli altri enti di riscossione dei tributi. Siamo d’accordo su questo? Immagino di sì.
E’ stato stabilito anche, mediante la stessa legge, che l’Agenzia delle entrate e gli enti di riscossioni hanno l’obbligo di segnalare all’Assessorato regionale dell’Economia tutti i Comuni che non adempiono a tale compito (L. r. 2/2002, art. 2, n. 5).
Considerato, infine, che gli archivi anagrafici comunali non erano, in parte o in toto, aggiornati, è stato fissato l’obbligo di aggiornarli. Si aggiunse, per completare l’opera, che chiunque non avesse fornito puntualmente i dati, alla scadenza di ogni trimestre, sarebbe stato sanzionato con una trattenuta del 3% sul trasferimento dovuto per l’anno successivo (L. 2/2002, art. 2, n. 4).
Può darsi che questa sintesi pecchi di eccessiva semplificazione, ma non è nelle mie intenzioni compiere una dissertazione minuziosa. Importante è che ci si intenda e che non si polemizzi, nell’interesse della salute sua e mia, dei cittadini che ci leggono e della cittadinanza tutta.

Andiamo ora alla mia denuncia.
Con l’interrogazione che le ho presentato ho inteso denunciare dei fatti realmente accaduti e desidero, se dovesse rispondere a questo scritto, che precisi se essi sono avvenuti o no.
Ho detto, ripetendomi, che esiste la legge regionale n. 2 del 2002. Si può negare?
Ho detto che istituisce l’obbligo di aggiornare l’anagrafe comunale e di fornirla all’Agenzia delle entrate e agli altri enti di riscossione. Si può dubitare che l’aggiornamento è un atto dovuto, almeno secondo la legge? «Dovuto» nel senso che è assolutamente obbligatorio, pena un pesante prelievo pecuniario. L’affermazione è esatta?
Ho detto che l’Assessorato regionale all’Economia Le ha scritto, in data 18 novembre 2015, affermando che lei non aveva inviato i dati anagrafici aggiornati per i primi nove mesi del 2015. Ho affermato il falso?
Ho detto che lo stesso Assessorato regionale ha scritto il 22 marzo 2016 per comunicare il procedimento di applicazione della sanzione. E’ falso?
Le ho detto, infine, che il 6 aprile 2016 lo stesso Assessorato, constatata la violazione di legge, le ha comminato, mediante il decreto n. 30, la sanzione di 80.524.,66 euro. E’ vero o falso anche questo?

Se su questi punti siamo d’accordo e l’accordo ho motivo che ci sia, poiché diversamente le fornisco le copie dei documenti che attestano le mie affermazioni e le mostro a tutta la cittadinanza, esaminiamo quanto lei intende controbattere.

Afferma di aver mandato copia aggiornata degli archivi anagrafici il 24 marzo 2016, ossia con diversi mesi di ritardo. Lei pensa che i termini di adempimento imposti dalla legge siano stati rispettati? Il Comune, per quanto da lei affermato, non ha rispettato la legge, per cui la sanzione non può essere evitata. Prova ne è che lei ha mandato i dati il 24 marzo 2016 e dodici giorni dopo l’Assessorato le ha inflitto la sanzione. Ha sùbito riunito, il 26 marzo, i dirigenti del I e del III Settore e ha scritto una lettera, lo stesso giorno (ossia il giorno dopo alla presentazione della mia interrogazione), all’Assessorato, chiedendo l’annullamento della sanzione. Ma la sanzione, inflitta per legge, pensa che possa essere annullata riunendo i dirigenti del primo e del terzo settore? Glielo auguro, per carità, nell’interesse della cittadinanza modicana, ma temo che abbia fatto male i conti. Per altro, pensa che il dirigente che le ha contestato la violazione possa assumersi tale responsabilità senza risponderne in prima persona?
Afferma che la disfunzione sia dovuta «alla rilevante riduzione di personale per collocamento in quiescenza», ma non avrebbe dovuto pensarci prima di permetterne il pensionamento?

Per concludere mi consenta di riprendere (ripetere), sotto altra angolazione, il punto nodale della vicenda. Qualcuno raccomanda di non essere ripetitivi, ma concorderà con me che la chiarezza non è mai troppa. Ritiene che la violazione di legge, qualunque ne sia stata la causa, sussista o no? In altri termini: lei avrebbe dovuto aggiornare gli archivi anagrafici ogni trimestre, ossia per quattro volte durante il 2015: lo ha fatto? Certamente no, tranne ad ammettere che l’Assessorato regionale affermi il falso. Se la violazione c’è stata, s’aspetta che le battano le mani o, più realisticamente, che le infliggano la sanzione prevista per legge? La violazione c’è stata e ora deve aspettarsi la sanzione. Questo è il meccanismo vitale di uno Stato. Senza di esso i cittadini o sono tutti civilissimi, al punto che non è necessario legiferare, o lo Stato crolla miseramente come una catapecchia tremolante. Che senso ha, dunque, scrivere una lettera come quella che ha scritto chiedendo per cortesia di avere indietro il denaro che le è stato trattenuto a titolo di sanzione? Pensa che l’impiegato abbia il potere (sancito nella stessa legge o in qualche legge apposita per i Comuni) per ridarle il denaro che lei ha perduto? Se così fosse dovremmo domandarci che senso ha una legge e l’obbligo eventualmente sancito in essa. Questi mezzucci non si ammettevano nemmeno alle scuole elementari. La vita è altro teatro.
La prego di scusarmi e spero, questo è l’augurio che le faccio, sinceramente, che riesca a riavere quei soldi. Ne darò anch’io felice comunicazione alla cittadinanza.

Ivana Castello
Consigliere comunale del PD

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