Vittoria, Operazione “Fumo da fuori”. Cinque condanne

tribunale

Quattro condanne con l’abbreviato, un patteggiamento ed un rinvio a giudizio nel procedimento giudiziario scaturito dall’operazione antidroga “Fumo dai fori”, condotta nell’ottobre 2015 a Vittoria dalla guardia di finanza e che smantellò una organizzazione di nordafricani dedita al traffico di stupefacenti, soprattutto hashish.

Stando alle indagini, il gruppo avrebbe annoverato persino un presunto jihadista, forse legato a qualche cellula islamica. La droga veniva venduta nella cerchia della cosiddetta “Vittoria bene” e in alcuni istituti scolastici. L´operazione era stata denominata “Fumo dai fori” perché gli indagati nascondevano la droga in buchi ricavati in palazzi fatiscenti del centro storico del paese. Inoltre la droga veniva chiamata in codice con nomi di piante e fiori come “Stella di natale” e simili. Del gruppo faceva parte anche il vittoriese 44enne Carmelo Zisa, condannato a 10 mesi di reclusione e 3 mila euro di multa, e la compaesana 22enne Claudia Lucia Berlino, che, avendo rivestito un ruolo marginale nella vicenda, ha patteggiato 6 mesi di reclusione. Entrambi erano difesi dall’avvocato Saverio La Grua. Secondo l’accusa, il vittoriese Zisa avrebbe svolto il ruolo di factotum a disposizione del presunto capo della banda, ovvero l’algerino 44enne Mounir Bensihamdi, condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 10 mila euro di multa. La stessa pena è stata inflitta pure Walid Slimani, tunisino 38enne. Tre anni, un mese e 20 giorni di carcere sono stati inflitti invece al 56enne algerino Abdelhamid Hamied. Il presunto terrorista affiliato al gruppo, ovvero Tarak ben Brahim, tunisino di 38 anni, è stato rinviato a giudizio nell’udienza fissata al 19 dicembre prossimo. L’uomo era già stato arrestato nel gennaio scorso per detenzione ai fini di spaccio ed espulso dal territorio nazionale. Quando venne fermato, fu trovato in possesso di manoscritti ed appunti vari in lingua araba che inneggiavano al martirio. Non è escluso che i soldi guadagnati con la droga potessero essere reinvestiti nell’acquisto di armi da destinare anche a qualche terrorista. Le fiamme gialle sequestrarono oltre un chilo di hashish. Le indagini durarono circa un anno e si avvalsero di intercettazioni telefoniche ed ambientali, con il supporto di interpreti di lingua madre. Secondo quanto accertato all’epoca dei fatti, l´organizzazione poteva acquisire, detenere e smaltire non meno di un chilo di hashish a settimana, non a caso il quantitativo scoperto e sequestrato dai finanzieri.

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