Modica, ancora sulla rotatoria di Serrapero. Interviene Castello(Pd)

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Qualche giorno fa, il 2 luglio 2016, in Consiglio comunale si è discusso della nuova rotatoria di contrada Serrapero. Il consigliere Michele Polino, in riferimento alla realizzazione, quasi fotografica, di essa, da una parte ha stigmatizzato l’Amministrazione per non avergli consentito l’accesso ai relativi atti e, dall’altra, ha manifestato qualche perplessità sull’operato del sindaco.

Riferimenti non precisissimi, per carità, ma tutto è registrato per nastro audio-visivo.
Ad un certo punto della discussione, il sindaco ha affermato che l’accesso può avvenire, secondo la normativa vigente, entro trenta giorni. “Mi sono sentita – lamenta la consigliera comunale del Pd, Ivana Castello – in dovere di precisare che il regolamento comunale prescrive che avvenga immediatamente o, al più tardi, entro tre giorni.
Il tema mi è caro ed è per questo che oggi sento il dovere di portarlo a conoscenza dei cittadini. Lo ritengo fondamentale per lo sviluppo, prossimo e remoto, delle comunità e del diritto.
Da un decennio ci frustra una crisi economica che non finisce di meravigliarmi e che, considerato il comportamento remissivo della gente e quello della politica che non arretra di un solo millimetro dall’affarismo, non finisce di amareggiarmi. Constato che leggi e regolamenti che dovrebbero essere spazzati permangono o si riproducono nell’ignoranza del popolo. Non è dubbio che chi governa, dal Comune allo Stato, amministra fondi pubblici e, per ciò, debba darne conto in qualche modo. E tuttavia qualcuno dei meccanismi democratici non funziona. Una volta solevo dire che il popolo è il padrone di tutto. Anche degli atti di chi governa. Senonché, soffermandomi su questo concetto, mi sono anche chiesta chi si celi dietro questa parola un po’, diciamolo con franchezza, astratta. Eppoi, mi sono chiesta: esiste una volontà popolare? La mia risposta è stata varia nel tempo: talora mi sono detta che non esiste; tal altra l’ho trovata viva ma variegata. Il popolo ha molte volontà e spesso in contraddizione. Il popolo è un’entità astratta. Leggevo, qualche giorno fa, su «la Repubblica», un editoriale di Eugenio Scalfari. Ricordava che la democrazia presuppone un potere affidato (?) al popolo (pag. 1 e pag. 23). Ma subito dopo l’Autore si domandava da chi fosse composto questo popolo sovrano e ne tracciava i difetti che lo rendono incapace, pur in parte, di essere democratico. Data questa incapacità, concludeva:

«Personalmente non credo molto al popolo sovrano. Credo piuttosto a una classe dirigente che guida l’economia, le banche, la cultura, la scienza e naturalmente la politica.»

Egli inclina a credere in una sorta di governo illuminato che si identifica in una élite politica, (probabilmente) entusiasta dell’arte di governare nell’interesse del popolo. E se tale interesse non ci fosse? Dico: se per caso venisse a mancare?
E dunque, si domanderà l’oscuro e puntiglioso lettore: qual è la soluzione del problema?
Il problema non è il popolo; o meglio: non è solo il popolo, la cui cultura cambierà, se cambierà, tra qualche secolo; il problema sono i meccanismi della democrazia, perché il sistema democratico è una macchina che deve sapersi apprestare e con pervicacia far funzionare. I meccanismi di questa raffinata macchina, se si fanno funzionare possono assicurare la democrazia anche contro la volontà popolare.
Le sorti della democrazia (che manca un po’ ovunque nel mondo) non si fondano nel governo espresso dal popolo ma nella dialettica tra maggioranza al governo e minoranza all’opposizione. La democrazia non risiede solo nell’esercizio di voto e nell’esercizio del governo, ma anche nella funzione concreta della minoranza, la quale non può essere solo di opposizione. Dev’essere anzitutto, sopratutto e quasi esclusivamente, controllo politico della legalità e della opportunità dell’azione di governo. In questo, dunque, l’accesso agli atti e la trasparenza dell’azione amministrativa sono fondamentali. Una forte minoranza, forte nel senso che sia libera di accedere a qualunque documento formato dalla maggioranza, assicura veramente un alto grado di democrazia. L’elite al governo di cui parla Scalfari può costituirsi se e solo se la minoranza viene esclusa dal potere di controllo, come avviene oggi e come rileva anche da taluni dannosi concetti che si sostengono, spesso acriticamente, da più parti.
I cardini di un potere veramente democratico non sono molti:

– esercitare la politica a tempo pieno, dietro pagamento e con responsabilità personale. Il politico timbri il cartellino quando entra e quando esce;
– la minoranza deve avere espressamente riconosciuto il compito di controllo degli atti e deve poterlo esercitare dentro e fuori il municipio;
– la funzione di controllo va esercitata quando qualunque delegato del popolo, anche di maggioranza, lo decide in autonomia e lo esercita con l’ausilio di appositi uffici;
– la maggioranza ha l’obbligo, appena esitata qualunque deliberazione, di trasmetterla alla minoranza, insieme ad una documentata relazione esplicativa. Nulla deve sfuggire al controllo popolare della minoranza;
– l’accesso agli atti da parte della minoranza non può essere equiparato al servizio che il municipio rende al cittadino, poiché il consigliere rappresenta un interesse della collettività che lo ha eletto, non un rispettabilissimo interesse personale;
– la minoranza ha l’obbligo e la responsabilità di esercitare tale controllo;
– chiunque impedisca, in qualche modo, il compito della minoranza va sanzionato anche penalmente.

Il problema insorto in Consiglio comunale – conclude Ivana Castello – non è propriamente questo, ma è di questa natura. Il conflitto che si è acceso tra Polino e l’Amministrazione, se interpretato in questa prospettiva, può essere agevolmente risolto. Sono certa che il sindaco Abbate non ha nulla da nascondere, per cui non ha interesse ad impedire l’accesso agli atti da parte di Polino. Tutto sommato egli agisce in nome e per conto dei cittadini. Anche i consiglieri di minoranza, tuttavia, sono eletti dal popolo e, come il sindaco, hanno diritto di accedere agli atti. Egli, il sindaco, ha il diritto-dovere di governare e i consiglieri di opposizione il diritto-dovere di controllare (attività ispettiva). Qui è in gioco solo la democrazia che è un valore che interessa tutti, maggioranza e minoranza”.

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