Domenico Pisana racconta il suo Quasimodo ad un folto pubblico di Trapani presente nella stupenda location di Torre di Ligny nel 115 anniversario della nascita, presentando il suo libro sul Nobel per la Letteratura tradotto in romeno

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Un’attenta, motivata e numerosa presenza di pubblico ha accolto lo scorso 20 agosto a Trapani, nella bella location di Torre di Ligny, il presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica, Domenico Pisana, per parlare di Quasimodo in occasione del 115 anniversario della nascita nel quadro della XI edizione di “Terrazza d’Autore 2016”, organizzata da Stefania La Via e Ornella Fulco.

Pisana ha raccontato il Quasimodo poeta, saggista, traduttore dei lirici greci, toccando storie, vicende e lettere da lui analizzate nel suo saggio critico “Quel Nobel venuto dal Sud. Salvatore Quasimodo tra gloria ed oblio”, tradotto anche in romeno dal poeta e critico letterario Geo Vasile.
Pisana ha evidenziato che nella produzione di Quasimodo ci sono due diversi itinerari lirici: dalla parola come luogo dell’interiorità alla poesia sociale, nella quale l’esperienza drammatica della guerra ebbe un peso fondamentale. Il discorso sulla poesia del 1953 segna in tal senso una sorta di spartiacque. Altro tema del suo racconto è stato il rapporto del Nobel con la Sicilia, ricorrendo alla illustrazione di tre lettere quasimodiane: la prima è del 1951, inviata a Don Primo Mazzolari, pubblicata come “lettera aperta” dal giornale L’Unità e che prende spunto da due versi della Lirica “Lamento per il Sud”; la seconda, inviata a Luciano Nicastro , poeta in lingua e in dialetto, che fu un carissimo amico di Quasimodo; la terza inviata a Emilio Settimelli, che prende le mosse da un referendum promosso dal giornale L’Impero, quotidiano uscito a Roma nel marzo del 1923 e fondato proprio da Settimelli insieme a Mario Carli.
Nel corso della conversazione avuta con Stefania La Via ed alternata alla mirabile lettura di testi quasimodiani da parte di Giovanni Barbera, Pisana ha altresì posto l’attenzione sul saggio quasimodiano “L’uomo e la poesia” del 1946, sul rapporto di Quasimodo con la fede e l’influenza di Giorgio La Pira nella sua spiritualità, e sulla breve ma intensa relazione, tra il 1935 e il 1936, tra Quasimodo e Sibilla Aleramo.
“ Quasimodo va oggi letto – ha affermato Pisana al termine della serata – perché la sua poetica contiene molti elementi universali e che si ripropongono in ogni tempo. Mi viene da pensare, solo per fare un esempio, alla poesia Uomo del mio tempo, che è straordinariamente attuale. Quasimodo scrive: “O uomo, sei rimasto quella della pietra e della fionda!” Ebbene l’uomo oggi è arrivato sulla luna, ha conosciuto un grande progresso economico, ha raggiunto livelli di conoscenza straordinari a livello scientifico, tecnologico, telematico, ma la grande crisi morale, etica e culturale che sta attraversando l’Europa contemporanea, ci conferma che l’uomo, a livello morale e spirituale, è ancora quello della pietra e della fionda; si è abbrutito ancor di più perché sono caduti molti valori morali e il relativismo, la liquidità profetizzata da Bauman si è avverata. L’eredità che ci lascia Quasimodo è sempre riconducibile al suo messaggio che ci avverte quanto sia importante non perdere di vista il valore della persona, minacciata dalla solitudine e dalla incomunicabilità che non lo rendono felice. E direi che la sintesi della sua eredità e proprio in quei versi-capolavoro che lo hanno reso noto a livello mondiale in cui si perpetua una verità universale: “ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”.

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