Ragusa. Il referendum costituzionale e la posizione della Cgil, Calabrese (Pd): “Sono iscritto al sindacato da 27 anni. Ma questa scelta di dire no proprio non la capisco”

Peppe Calabrese

Resto sorpreso da dirigente del Pd di Ragusa, deluso da iscritto alla Cgil, in quest’ultimo caso da ben 27 anni. Ho appreso con profondo rammarico che il comitato direttivo della confederazione ha deliberato, attraverso un documento articolato, di votare “No” al referendum costituzionale proposto dal governo. Da ex segretario provinciale dei chimici, da ex Rsu dello stabilimento Versalis di Ragusa e da attuale semplice iscritto, non condivido assolutamente né il metodo, né la scelta”.

A dirlo è il dirigente regionale del Pd Peppe Calabrese che chiarisce quali, secondo lui, gli aspetti che devono essere messi a fuoco. “Per quanto riguarda il metodo – aggiunge – negli ultimi due anni spesso ho ascoltato i vertici del mio sindacato attaccare l’attuale presidente del Consiglio per non aver voluto approfondire il confronto e per non aver consultato a volte le parti sociali evitando di incontrarle. È vero, a volte Renzi rifiutando il confronto e la possibilità di ascoltare le parti sociali ha commesso errori e in particolare ha utilizzato un metodo sbagliato che io personalmente non ho condiviso. Purtroppo il metodo usato dal vertice sindacale è analogo a quello utilizzato da Renzi e criticato dalla Camusso. Dove e quando è avvenuto il confronto con la base per decidere di dichiarare di votare “No” al referendum? Ci sono state assemblee pubbliche nelle piazze, nelle fabbriche dove gli iscritti come me avrebbero potuto dimostrare la loro contrarietà o il loro sostegno a tale decisione? Gli iscritti hanno il diritto di essere ascoltati e la Cgil ha negato tale diritto a ciascuno di noi. Auspico comunque che il sindacato apra un dibattito pubblico tra i propri iscritti, venga a spiegarci le motivazioni che hanno indotto un sindacato a prendere posizioni politiche che non gli competono. In tutto questo, anche da parte della Cgil, e non solo, vedo un solo obiettivo: mandare a casa Renzi. Osservare la Cgil schierata a fianco della destra estrema contro un governo di centrosinistra mi mette tristezza e preoccupazione. Ho anche letto dalla stampa che il segretario confederale provinciale di Ragusa, pur precisando di non aderirvi, ha partecipato ad un’assemblea pubblica organizzata per costituire il comitato provinciale per il No, intervenendo e annunciando che la Cgil voterà No. Non credo abbia fatto un buon servizio ad un sindacato plurale dove l’iscritto deve poter liberamente scegliere senza condizionamenti. La politica la fanno i partiti, il sindacato faccia il proprio “lavoro” ovvero difenda i diritti dei lavoratori”. E Calabrese spiega anche le ragioni per cui non condivide la scelta. “Quest’ultima – aggiunge, parlando sempre della Cgil – non ha fondamento sindacale perché i diritti dei lavoratori non sono danneggiati dalle nuove norme, non c’è rischio autoritario e una democrazia deliberante è nell’interesse di tutti. Leggendo il complicato testo del documento approvato dal comitato direttivo della confederazione, viene da domandarsi in quale modo queste riforme costituzionali contengano norme che possano danneggiare, direttamente o indirettamente, i diritti individuali e collettivi dei lavoratori e delle loro organizzazioni rappresentative. Occorre sapere evitare la confusione dei ruoli istituzionali ed assumersi la responsabilità delle conseguenze politiche delle proprie azioni. Se la Cgil aveva come obiettivo quello di accrescere la frattura sindacale, lo ha centrato in pieno, in un momento in cui per il bene dei lavoratori occorrerebbe essere uniti. A cominciare dagli iscritti alla Cgil, potrebbe qualcuno credere che una riforma della Costituzione che renda più rapido il processo legislativo, riduca il numero dei parlamentari eletti e le spese conseguenti, garantendo governabilità, stabilità e partecipazione, non sia nel loro interesse e che debba rimanere immutata la situazione attuale? Può essere credibile un fronte del No che vede insieme Camusso, Grillo, Berlusconi, Salvini, Meloni, D’Alema, Vendola, Storace e altri? Pensate che a nessuno venga il sospetto che questa gente finga di essere riformista ma che in realtà non vuol cambiare nulla?”.

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