Ruta, l’occhio “vigile” sul buon olio della famiglia di Modica

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L’olio prodotto dal frantoio Ruta continua a restare al centro dell’attenzione degli imprenditori ed attira la curiosità degli esperti in particolare del quindicinale L’Obiettivo di  Ignazio Maiorana che in questi giorni ha pubblicato un ampio servizio durante il suo  viaggio “alla scoperta del saper fare siciliano, di realtà che hanno un interessante percorso alle spalle”.

Di seguito riportiamo il testo dell’interessante articolo pubblicato da L’Obiettivo.

Facciamo una sosta in Contrada Castelluccio, a cavallo fra il territorio di Modica e di Noto, fra uliveti e natura a tratti ancora selvaggia. Qui raccogliamo la storia della famiglia di Giorgio Ruta, il figlio di don Ciccio che in tempi andati faceva il frantoiano. Oggi l’olio Ruta è presente nell’Atlante degli oli italiani di Luigi Caricato per aver contribuito all’evoluzione della preziosa linfa dell’uliveto. Questa realtà nasce dal padre di Giorgio, Francesco Ruta, un ragazzo di campagna, con genitori contadini e con la voglia di ‘mprisiari. E cosa fa? Nel 1953, a soli 23 anni, crea il frantoio in tempi non facili; lui il coraggio di investire lo ha avuto e prima di firmare le cambiali si procurò un pas-saporto per l’Australia per paura di non po-ter ottemperare ai suoi debiti. Il figlio Giorgio, vicecomandante della polizia municipale di Modica, da piccolo ha sempre vissuto l’atmosfera e la vita del frantoio. È stato contagiato da quella che lui chiama la “malattia dell’olio” e che oggi ha trasmesso ai suoi quattro figli. Graziana, si occupa dell’aspetto amministrativo; Francesca, pur lavorando nel mondo dell’infanzia, presto farà parte del team del frantoio; Ciccio tra le macchine dà il via alla produzione e all’imbottigliamento dell’olio; la piccola Carlotta (12 anni) è già provetta assaggiatrice. «Mio padre non voleva che venissi al frantoio – ci racconta con emozione Giorgio Ruta – ma io uscivo da scuola, prendevo un autobus che mi portava a S. Giacomo dove trovavo la coincidenza da Ragusa; scendevo di nascosto e non entravo dalla porta principale ma dal retro, per non farmi vedere da mio padre. Mi mettevo in mezzo alle olive fino a quando lui mi scopriva ed era guerra totale». Dopo essersi diplomato, per fare contenti i suoi genitori, Giorgio, a 19 anni, ha preso in mano l’azienda. «Erano anni molto difficili – ricorda – perché c’era un’altra mentalità nella raccolta delle olive. Fare olio significava puntare sulla massima resa, le olive si raccoglievano da novembre fino a gennaio-marzo. Facevamo oli extravergine ma scadenti».
Un giorno l’intraprendente giovane si mise in testa di cambiare le cose e nel 1999 iniziò a fare olio di qualità, lottando per il suo riconoscimento contro la produzione di oli commerciali. «Chiamai i produttori e li misi nella possibilità di scegliere altri frantoi o di restare con noi e fare alta qualità – ci racconta Giorgio Ruta –. Molti clienti al primo anno mi abbandonarono». Ma oggi le più grosse aziende del Ragusano e del Siracusano conferiscono olive al frantoio Ruta e ricevono anche assistenza tecnica. Un agronomo, il dott. Salvo Spatola, per conto del frantoio monitora gli oliveti per la prevenzione di malattie con trattamenti biologici. Si va avanti con un lavoro di squadra dall’aiuto in campagna all’imbottigliamento, si organizzano i tre cantieri di raccolta meccanizzata, la molitura, la conservazione dell’olio sotto azoto naturale; si seguono le aziende anche con le necessarie certificazioni.
«Faccio attenzione a non invadere il mercato dei nostri clienti – precisa Giorgio Ruta – perché sono quelli che ci danno il pane». Ed allora intuiamo un grande rispetto reciproco da entrambe le parti, quel rapporto di amicizia con i clienti che sta alla base di un lavoro che per la famiglia Ruta è fatto soprattutto di passione. L’olio che profuma di etica
Titolari e collaboratori del frantoio sono diventati unica famiglia in un clima di grande armonia; si pranza insieme per confrontarsi ed insieme risolvere i problemi. La moglie di Giorgio, Anna Valeria, esprime all’interno dell’azienda la sua passione per la cucina assiste tutti e favorisce quel clima di armonia che si vive nel frantoio. «Quando mio padre mi affidò il frantoio – tiene a sottolineare Ruta – mi raccomandò di essere corretto, rubare ai clienti significa rubare a se stessi, e di essere generoso e giusto con gli operai». Grossi ostacoli nell’attività? Non sono mancati. Tra questi Giorgio Ruta segna gli atteggiamenti spesso incompetenti della burocrazia la cui scarsa interpretazione delle norme impantana le aziende e distrugge entusiasmo ed economia. Ostacoli che si superano con carta bollata e avvocati per difendere il proprio diritto a lavorare. «Una di queste spinose situazioni mi ha indotto a costituire tempo fa l’Associazione frantoiani – racconta Giorgio Ruta – per dare una forza alla categoria in provincia di Ragusa e Siracusa e da qui iniziare la lotta che ha permesso di recepire la corretta legislazione nazionale». Non sono mancate nemmeno grandi soddisfazioni nell’attività dei Ruta. «Innanzitutto quella di aver realizzato ciò che avevo intuito nel 1999 e la classificazione di qualità del frantoio – ci dice con orgoglio Giorgio –. L’olio Ruta non è solo presente in Italia ed Europa ma anche nella Russia asiatica, in Giappone e negli Stati Uniti. Inoltre, essere stati scelti da un importante ristorante spagnolo (la Spagna è il Paese maggior produttore di olio) non è un fatto di secondaria importanza per noi». Riconoscimenti? «Per ragioni etiche la nostra azienda non ha mai partecipato a concorsi – risponde l’imprenditore con la paletta –, ciò per non fare concorrenza o mettersi un gradino più in alto dei conferitori di olive; lo spirito è che se vanno avanti i clienti cresce bene l’attività del frantoio». Il 10 settembre scorso il frantoio Ruta ha prodotto il primo olio novello d’Italia . Il primato ha avuto risonanza sulle riviste specializzate ma nel suo territorio l’azienda ha dovuto fare i conti con l’ignoranza e l’invidia per il riconoscimento ottenuto, un trampolino di lancio che si aggiunge alle iniziative Olio Cultura Ruta. «Coinvolgiamo i ristoratori illustrando il nostro prodotto e i suoi abbinamenti nei cibi con l’aiuto del dott. Spatola che smonta e rimonta l’olio. In queste occasioni non promuoviamo l’olio Ruta ma quello del territorio». Graziana e a Ciccio sono molto legati a papà. Presenti alla conversazione, gli chiediamo di tracciarne la personalità. Graziana si emoziona e si allontana. Il fratello resiste e dalle sue poche parole vien fuori il maestro di vita, e non solo, nella figura del padre. In questi due ragazzi dagli occhi intelligenti abbiamo registrato molta intensità e bellezza nell’esprimere i sentimenti verso i loro genitori. Proprio una bella famiglia, non solo un ottimo olio.

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