Il Consiglio Direttivo di “Confronto” esprime perplessità e non poche e giustificate preoccupazioni per il silenzio che continua ad accompagnare la volontà della maggioranza del Consiglio Camerale di accorpare la Camera di Commercio di Ragusa a quella di Catania: scelta sicuramente infelice perché perdente per la provincia Iblea. Il tutto mentre Confindustria Ragusa, Ance Ragusa, Cna Ragusa, Confartigianato Ragusa, UplaClai Ragusa e Confcooperative Ragusa, hanno ufficialmente chiesto al Governo Regionale di sospendere l’iter avviato del processo volontario (superato dalla legge delega) di accorpamento.
A seguito della elaborazione ed approvazione dello schema di Decreto Legislativo da parte del Governo Nazionale, “Confronto” ha sollecitato l’apertura di un dibattito, democratico e costruttivo, finalizzato a verificare come potranno essere utilizzate le nuove opportunità offerte dalla legge “Madia” e per tentare di salvaguardare il “modello Ragusa”, evitando l’accorpamento con la Camera di Commercio di Catania. Come risposta Il Consiglio Camerale, purtroppo, oltre ad aver ribadito, a maggioranza, la determinazione a confermare la scelta a suo tempo operata con una previsione legislativa diversa, ha criticato quanti si sono pronunciati contro l’accorpamento, e, per quello che si è potuto registrare negli ultimi tempi, ha considerato chiuso il discorso e non ha fatto quanto dovuto per informare l’opinione pubblica provinciale e soprattutto gli imprenditori iblei sul fatto che con la proposta di Decreto Legislativo approvato il 24 agosto scorso sono state introdotte tante novità sostanziali di cui si continua a non parlare. Perché non prendere atto e dare conoscenza, che ci sono nuove norme e nuove procedure? Perché non cogliere le opportunità che vengono offerte, applicando la riforma attraverso l’accorpamento con Siracusa, visto che con le nuove disposizioni le due province, aventi caratteristiche similari, hanno un numero complessivo di imprese, maggiore ai 75000, richiesto?
Perché mortificare un territorio ed una classe imprenditoriale che si è sempre distinta, per assecondare accordi ispirati da ripicche e da “ragioni ed interessi di parte” che nulla hanno a che fare con gli interessi dei singoli territori meritevoli di ben’altra considerazione. Se è vero che in Italia le Camere di Commercio sono 105 e dopo l’applicazione della riforma dovranno essere 60, perché Ragusa deve insistere per un accorpamento a 3 se ne bastano meno di 2?
Da considerare che lo schema del Decreto Legislativo è già al vaglio del Parlamento e “Confronto” unitamente alle varie organizzazioni favorevoli a rivedere l’accorpamento, ha interessato l’on. Nino Minardo vice presidente della competente Commissione Attività Produttive della Camera che ha già attivato il relativo ufficio legislativo. Nei prossimi giorni sull’argomento sarà tenuto un incontro per meglio calibrare l’intervento a difesa del “modello Ragusa” e del territorio Ibleo ed aretuseo.