La provincia di Ragusa e l’intera Regione stanno per perdere uno dei propri centri di eccellenza. Tra due mesi scadrà il termine per il rinnovo statutario del Corfilac e decine di persone perderanno il proprio posto di lavoro. Davvero un peccato se si pensa non solo all’enorme quantità di fondi che sono stati destinati in questi anni per la struttura, concessa in uso gratuito dal Comune, ma anche per l’impegno di tantissime persone che avevano fatto di tutto per rendere il Corfilac un centro di ricerca stimato in tutta la Sicilia.
A quanto pare i soci non avrebbero intenzione di rinnovare i termini statutari e, così, il Corfilac morirà. Non possiamo credere che a nessuno importi del futuro dei suoi lavoratori né delle energie spese per far crescere questo Ente che, ora, sta per diventare il classico esempio di spreco regionale.
E’ evidente, affermano dal Laboratorio Politico 2.0 Ragusa, che buona parte delle responsabilità sta in capo alla Regione Siciliana e al sistema di depauperamento dell’autorevolezza politica dei propri rappresentanti.
Ci spieghiamo meglio: il Corfilac è un centro scientifico che si occupa tra le altre cose, unico in Sicilia, di certificare le denominazioni di origine protetta delle produzioni casearie (come il Ragusano DOP o il Piacentino Ennese), ma la Regione, soprattutto negli ultimi anni, invece che potenziare la struttura, l’ha penalizzata sempre più, in particolare nell’ottenimento dei finanziamenti.
Con l’eccezione dello sporadico intervento di qualche parlamentare regionale o nazionale, tuttavia, la politica ha via via distolto l’attenzione da questo Istituto, disinteressandosene. Il Governo regionale, negli ultimi quattro anni, per esempio, è stato più impegnato a far brutta figura con la riforma delle Province, gettando i territori in una condizione di democrazia sospesa, piuttosto che concentrarsi su qualcosa che funzionava (pur con qualche ombra) proprio come il Corfilac.
Chiediamo, dunque, al sindaco di Ragusa Piccitto, di fare lui il primo passo: avanzare immediatamente richiesta di rinnovo dello statuto per altri dieci anni (così come previsto dall’atto costitutivo) e adoperarsi perché il Consorzio possa tornare a funzionare come prima se non addirittura meglio.