Il 26 novembre sarà posta la prima pietra de “La Casa di Toti”, l’albergo etico che Muni Sigona vuole realizzare attraverso la trasformazione di una villa settecentesca in contrada San Filippo a Modica, per dare dignità e futuro a suo figlio Toti e a tutti i ragazzi “speciali” come lui: “Vogliamo realizzare – spiega Muni Sigona – una comunità residenziale per disabili dove faremo conciliare impresa sociale e occupazione, ribaltando il concetto di assistenza al disabile, che da fruitore del servizio ne diviene, assistito da tutor specializzati, il gestore”.
L’appuntamento è per sabato 26 novembre, a partire dalle 11.30, con la grande festa che segna la trasformazione di questo sogno prima in progetto e poi, finalmente, in opera.
Grazie a quel “contagio”, infatti, passato attraverso un intenso fundraising e un rapido superamento di tutti gli adempimenti burocratici, adesso ci sono le risorse e le autorizzazioni per avviare non solo la costruzione, ma anche la formazione finalizzata alla gestione di questo albergo etico, che è tra i progetti “adottati” da Franco Antonello e “I bambini delle fate”.
“Fino a due anni e mezzo Toti era un bambino normalissimo, solo un po’ iperattivo. Non è stato facile arrivare alla diagnosi di spettro autistico. Come tutte le madri che affrontano una situazione simile, in tutti questi anni mi sono sempre immensamente preoccupata del futuro di mio figlio Toti”, racconta Muni: “Questo albergo l’ho sognato, una notte, dopo aver conosciuto l’esperienza di una realtà simile che ad Asti viene gestita da ragazzi down. Insieme a mio marito Michele gestiamo già da anni la nostra villa di Modica come struttura ricettiva: immaginare di trasformarla significava pensare al futuro di Toti dopo di noi. Qualche giorno dopo ho avuto notizia del concorso Axa ‘Nati per proteggere’ e ho capito che era arrivato il momento di mettersi al lavoro, per provare a dare concretezza a quel sogno. Il concorso purtroppo non lo abbiamo vinto, ma sin dal giorno dopo ho promesso che ‘La Casa di Toti’ avremmo trovato il modo di farla lo stesso: quel tentativo, anzi, ci è servito da trampolino di lancio perché in tanti hanno conosciuto la nostra storia e da allora si sono moltiplicate le occasioni di raccontarla. Abbiamo deciso di fondare subito la Onlus e di cominciare la raccolta fondi, mentre un mio amico ingegnere si è messo al lavoro e abbiamo cominciato a far nascere questo progetto solidale”.
A settembre del 2015 Muni, Michele e i collaboratori della onlus hanno cominciato con i laboratori ludico-ricreativi e occupazionali a Trecastagni, dove vivono, ma l’incontro decisivo è arrivato a dicembre 2015, con Franco Antonello: “Gli avevo chiesto come pensava di potesse aiutarmi. Mi ha raccontato il lavoro de’ I bambini delle fate’ per finanziare progetti di inclusione sociale per bambini e ragazzi con autismo e disabilità. Mi ha chiesto se ero pronta: ho detto di sì. Dopo pochi giorni siamo andati a fare un corso di formazione da lui, a Castelfranco Veneto, e subito dopo ci siamo messi a girare la Sicilia in lungo e in largo, soprattutto nelle province di Catania e Ragusa, per avviare il crowdfunding. Non siamo andati a impietosirli, non abbiamo mai avuto un approccio lacrimevole: siamo andati a proporre un’impresa nel sociale. Abbiamo scommesso sul grande cuore degli imprenditori di questa terra e abbiamo avuto ragione: oggi sono ben 23 quelli che hanno deciso di sostenerci”.
“I lavori cominceranno subito e dureranno al massimo tre anni (tutto dipende dai sostenitori!). Faremo gli scavi, le mura, il tetto con i soldi che abbiamo raccolto fino ad ora e speriamo di fare piano piano il resto con quelli che ci auguriamo continueranno ad arrivare attraverso ‘I Bambini delle Fate’ e con la generosità degli imprenditori siciliani, ma non solo. Voglio che quella di sabato 26 novembre, quando ci saranno anche Franco Antonello e suo figlio Andrea, sia una grande festa per ringraziarli, per ringraziare tutti quelli che ci stanno aiutando”.