A proposito delle struttura giudiziaria di Ragusa. “La scarpa stretta e il piede che duole”

carmelo scarso

Mutuando una felice immagine del filosofo e pedagogista statunitense, John Dewey, l’inverecondo problema della struttura giudiziaria di Ragusa è come il piede che duole perché la scarpa è stretta.
Questa riflessione mi rafforza nella mia legittima battaglia perché la struttura giudiziaria di Modica, per le note (per ora per noi lontane, per fortuna) vicende sismiche, debba essere con urgenza adibita a sede del Tribunale di Ragusa.

Mi spiego meglio.
Quale parametro di lettura anticipo che il “piede che duole” è il pericolo di un evento sismico in territorio ibleo e la “scarpa stretta” è la struttura giudiziaria di Ragusa.
Sebbene spossa sembrare monotono, non è inutile, anzi è utilissimo ricordare che viviamo, in uno alle nostre famiglie e figli ed amici ed istituzioni, in un territorio a forte pericolo sismico, perché così siamo indotti e costretti a riflettere sulle nostre omissioni e perciò stesso sulle nostre responsabilità (chi ha orecchie e coscienza, intenda).
Da ciò discende che la prevenzione, nei modi e nei tempi possibili, a breve o medio o lungo termine, è un dovere civile, sociale, etico, giuridico ed istituzionale.
Ordunque, non è possibile, checché se ne dica, adeguare la struttura giudiziaria di Ragusa nei modi previsti dalle leggi antisismiche e comunque in tempi rapidi come qualunque pericolo immanente, che chiamasi emergenza, imporrebbe. Sicché, non intervenire con tempestività significherebbe coltivare quotidianamente il pericolo di un disastro nella immanente prospettiva di tragiche conseguenze.
La soluzione, possibile e realistica, tenuto conto della rigorosa (!) norma di invarianza finanziaria, sarebbe trasferire l’attività giudiziaria presso la struttura di Modica, la cui originaria destinazione d’uso giudiziario ad oggi è rimasta immodificata per ragioni finanziarie.
Qui permettetemi di richiamare una recente esperienza di confronto, sullo specifico tema, con un alto funzionario ministeriale. Non è sorta questione sulla realtà del pericolo sismico, che era ammesso e non contestato (come potrebbe sostenersi diversamente?), ma una opposta e contrastata opinione ci ha diviso in merito allo strumento giuridico da adottare per eliminarlo o comunque per contenerlo.
L’illustre interlocutore sosteneva che per trasferire la sede dl Tribunale di Ragusa presso la struttura giudiziaria di Modica, sarebbe necessario un provvedimento legislativo; io invece sostenevo, e sostengo, che per ragioni di urgente prevenzione da immanente pericolo è sufficiente un decreto ministeriale. La differenza sta nei tempi: il provvedimento legislativo è di lungo termine, il provvedimento amministrativo, come è il decreto ministeriale, è di immediata emanazione.
Ebbene, la replica del funzionario è stata la seguente: “Avvocato, ma se non succede qualcosa di concreto, …uno smottamento … una breccia…qualcosa del genere, non si può adottare un urgente decreto ministeriale”. In parole povere: se il pericolo non si concretizza in un evento rovinoso (leggasi disastro sismico) e non si contano conseguenze dannose (ad uomini e/o a cose), non si può intervenire con decretazione d’urgenza.
Che prevenzione è mai questa, per cui per potere prevenire un disastro sismico annunciato (come ce lo deve dire Madre Natura se non con quanto sta accadendo di questi tempi?) si devono prima contare vittime e danni ?
In definitiva, dovremmo tenerci il piede che duole, cioè il pericolo immanente di un disastro, perché non si saprebbe (?) come cambiare, con l’urgenza dettata dalla prevenzione, la scarpa stretta, cioè la struttura giudiziaria del Tribunale di Ragusa.
E’ inutile e molto pericoloso tergiversare: per eliminare il dolore al piede va cambiata la scarpa stretta. E con urgenza, come prevenzione esige.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa