In riferimento alle sue ultime dichiarazioni riportate dalla stampa sulla situazione finanziaria del Comune, non possiamo non ipotizzare che alla politica fino ad oggi perseguita dell’occultamento della realtà finanziaria (con conseguente denigrazione dell’opposizione) sembra che Lei inizi ad impostare una strategia politica finalizzata ad attribuire ai precedenti amministratori (fin dal 1980!) la responsabilità di una eventuale prospettiva (non impossibile) di dichiarazione di dissesto.
Non le sembra un po’ tardi (dopo tre anni e mezzo di amministrazione) per accorgersi delle difficoltà finanziarie?
Preliminarmente corre l’obbligo correggere due punti della sua dichiarazione (forse frutto di una lettura superficiale dei documenti finanziari o di informazioni inattendibili):
1) Il Piano di riequilibrio approvato nel 2012 non è stato mai bocciato dalla Corte dei Conti. La Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, sia nel caso del primo piano di riequilibrio (Amministrazione Buscema) sia nel caso dell’ultimo Piano (Amministrazione Abbate) si è espressa allo stesso modo: “Si ritiene che il Piano .. non sia del tutto in linea con i contenuti richiesti dalle disposizioni normative … “. Una volta per tutte La invitiamo a leggere i documenti della Commissione: pag. 16 del parere del 26 novembre 2013 e pag. 13 del parere del 7 luglio 2015;
2) Il Comune di Modica al suo insediamento non aveva, come da Lei affermato, 78 milioni di euro di debiti ma solo 35. Rilegga con attenzione gli atti. Il Piano di riequilibrio del 2012 (Amministrazione Buscema), come confermato dalla delibera del Consiglio Comunale n. 86 dell’1 settembre 2014 (Amministrazione Abbate), espone una situazione debitoria, come riportato a pag. 17 della deliberazione della Corte dei Conti n. 311 del 7 ottobre 2015, di Euro 35.062.723,51, di cui Euro 24.003.856,51 in quanto disavanzo di amministrazione al 31 dicembre 2012 ed Euro 11.058.867,00 di debiti fuori bilancio.
La verità è che Lei ha sprecato una formidabile ed unica occasione per continuare nella strada del risanamento: la sua Amministrazione ha fruito di un prestito eccezionale di oltre 64 milioni di euro, che, assieme al Piano di riequilibrio, se accompagnati da una politica di rigore, potevano fare uscire il Comune dalla crisi finanziaria.
Si assuma la sua parte di responsabilità; facciamo parlare, ancora una volta la Corte dei Conti (pag. 21 della Delibera n. 175 del 7 giugno 2016): “In altri termini è come se ci si trovasse al punto di partenza, con un ritardo di tre anni rispetto alla traiettoria di risanamento originariamente prevista nel Piano”.
Le ricordiamo che sono i tre anni di governo Abbate.
Oggi Lei parla di politica di risanamento quando per tre anni e mezzo ci ha abituati a spendere senza limiti, a finanziare qualunque iniziativa festaiola, a rispondere duramente, e spesso scadendo sul piano personale, a chi La richiamava a moderare spese, solo per fare qualche esempio, quelli destinati alla scerbatura dei cigli stradali (circa 800 mila euro in tre anni), o alla partecipazione all’Expo 2015 (183 mila euro ancora da pagare), o alle spese per esperti (l’ultimo per il servizio finanziario di oltre 80 mila euro).
Infine, ci permettiamo di suggerirLe, in quanto Sindaco della città, di esprimere giudizi più equilibrati su chi l’ha preceduta, che, seppure con i limiti che ciascuno può avere e gli errori fatti, Le hanno fatto trovare una città, Patrimonio dell’Umanità, comunque viva e sana, con potenzialità enormi, al centro di un’area, quella del Sud est, le cui strategie di sviluppo sono state impostate a suo tempo proprio in questa città e con risorse e progetti di risanamento finanziario, oltre a risorse esterne intercettate (comunitarie e regionali) che prima che Lei arrivasse hanno consentito, per esempio, la realizzazione della zona artigianale, il suo centro servizi, il nuovo mattatoio, il recupero del quartiere Treppiedi nord, la ristrutturazione del Castello, del Palazzo dei Mercedari, di Palazzo Moncada, di Palazzo Polara, (per questi ultimi, per inciso, sarebbe interessante riferire alla città, già dopo tre anni e mezzo, cosa sta facendo per riaprirli alla pubblica fruizione), ecc..