Le scuole paritarie della Regione Sicilia versano in uno stato di disagio dovuto alla mancanza di risorse economiche necessarie ad espletare la loro attività didattica. Tale situazione ha, inevitabilmente, compromesso il diritto degli studenti delle stesse scuole alla fruizione del servizio educativo e formativo che dovrebbe essere uniforme su tutto il territorio nazionale.
Le istituzioni scolastiche paritarie offrono un servizio pubblico che determina un notevole risparmio per il bilancio statale occupandosi dell’ istruzione degli alunni che altrimenti dovrebbero frequentare le scuole pubbliche. Le risorse economiche per le scuole paritarie nella Regione Sicilia hanno subito “un taglio” soprattutto nell’anno scolastico 2014/2015 determinando una progressiva crisi economica delle stesse istituzioni molte delle quali hanno chiuso determinando gravi disagi sia per il personale delle stesse sia per gli alunni che frequentavano le scuole.
La situazione è drammatica, afferma l’onorevole Nino Minardo, e mi è stata illustrata nei giorni scorsi nel corso di un incontro con la direttrice scolastica, i docenti ed il personale amministrativo di un istituto paritario locale. Rilevata la sperequazione di cui sono vittime queste scuole rispetto alle “colleghe” del resto d’Italia. Mentre da Reggio Calabria in su le primarie paritarie ricevono dallo Stato 19mila euro ad Istituto, in Sicilia il contributo (un tempo vantaggioso) si è andato pian piano prosciugando, fino a prevedere 7mila euro negli ultimi anni, mentre, caso emblematico, per l’anno 2014/2015 sono stati concessi circa 2.400,00 euro ad ogni istituto che ospita in media 5 classi. Per questi motivi, prosegue Minardo, ho interessato della questione il Ministro dell’Istruzione chiedendo l’opportunità di verificare, nell’ambito delle sue competenze, se siano state garantite le prestazioni attinenti ai diritti civili e sociali nella Regione Sicilia che devono riguardare la fruizione del servizio educativo, scolastico e formativo degli studenti della stessa Regione e che devono essere uniformi su tutto il territorio nazionale. Una situazione penalizzante che non dà attuazione piena alla legislazione sulla parità scolastica e sulla libertà educativa.