Caffè Moak al convegno Le Soste di Ulisse. Il nuovo status del caffè: un rito più attento e ricercato con monorigini e metodi di estrazione alternativi

marco-poidomani

Caffè Moak partner de Le Soste di Ulisse al convegno “La Sicilia è un continente”, l’evento che si è tenuto domenica 20 e lunedì 21 novembre a Villa Igiea a Palermo. Alla convention siciliana, che ha visto i migliori chef internazionali protagonisti con le loro interpretazioni culinarie, Caffè Moak ha presentato la linea di Monorigini, una selezione di speciality coffee delle più pregiate qualità di Arabica al mondo.

Moak ha seguito fin da principio la strada dell’innovazione coniugata a una produzione di tipo artigianale, credendo fermamente in questo modello d’impresa e nel valore culturale che pone sempre l’attenzione alle persone e al loro ambiente. Per questo, convinta e consapevole di questa idea, parla direttamente con i piccoli produttori dei Paesi equatoriali, visita le loro piantagioni, terre incontaminate e libere da pesticidi. In questi luoghi, dove le piante sono pure, Moak ha selezionato le migliori qualità di caffè, dando vita alla nuova gamma di monorigini. Per rispettare le loro proprietà e garantirne la freschezza, ogni qualità viene tostata singolarmente con metodo artigianale nella Petroncini da 15 kg, la prima tostatrice acquistata da Giovanni Spadola nel 1967, di nuovo in funzione per rendere omaggio alle “origini”.
Domenica 20 e lunedì 21, Marco Poidomani – trainer di Moak People Training e AST – ha fatto degustare tre monorigini: l’Old Kent, caffè indiano che ha appena ricevuto la Medaglia d’Oro all’International Coffee Tasting 2016 – il più grande concorso internazionale di caffè- ; l’Orquidea, un Arabica Catuai, proveniente dalla splendida terra del Costa Rica, dove la raccolta a mano e le tecniche di lavorazione fanno di questo monorigine uno dei caffè più raffinati al mondo e il Remera, un pregiato Arabica Bourbon degli altopiani ruandesi.
I tre speciality coffee sono stati estratti, oltre che con metodo espresso, con altri tipi di estrazione, tra cui il Chemex e il Syphon.
“Le abitudini del consumatore – spiega Marco Poidomani – stanno cambiando: come per il vino, degustare un caffè vuol dire concedersi nuovi percorsi sensoriali, conoscere la storia e la provenienza del chicco, quali proprietà organolettiche svela al palato una determinata miscela. Ancor più per il caffè monorigine, che necessita di una maggiore conoscenza e di tempi più lunghi, dalla produzione, alla tostatura, all’estrazione in tazza, ma che dona ai veri cultori del caffè un gusto e un aroma unici.”

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su email
Email
Condividi su print
Stampa