Ecco perché è fondamentale anche per i professionisti della salute appoggiare la riforma, lo ha detto la senatrice Silvestro partecipando all’iniziativa del comitato “Infermieri iblei per il Sì” nella sede di Territorio a Ragusa

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Domenica gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum costituzionale che tanto sta facendo dibattere in questi ultimi mesi. Una riforma molto complessa da capire, frutto della mediazione tra le diverse anime politiche che compongono il Parlamento. Così la definisce Annalisa Silvestro, senatrice Pd e già presidente della Federazione nazionale collegi Ipasvi, che lunedì pomeriggio

è stata a Ragusa per partecipare all’iniziativa indetta dal comitato Infermieri iblei per il Sì tenutasi nella sede di Territorio in viale Europa. Numerosi i presenti. A partecipare l’on. Nello Dipasquale, coordinatore provinciale “Ora Sì”; Emanuele Distefano e Giuseppe Occhipinti del comitato “Infermieri iblei per il Sì”. La senatrice Silvestro, dopo un’attenta analisi della riforma in oggetto, si è detta a favore del sì in senso generale “perché credo che il nostro Paese – ha sottolineato – debba avere il coraggio di fare un altro salto in avanti. Per quanto concerne la materia sanitaria la riforma è assolutamente positiva – ha affermato ancora Silvestro – perché supera una serie di distorsioni veramente pesanti conseguenti alla modifica del titolo V° fatta illo tempore. Il Titolo V° della Costituzione, lo ricordiamo, era stato oggetto di modifica nel 2001, quando si decise di riformare l’apparato dello Stato in senso federalista affidando alle Regioni molte competenze riservate fino ad allora al Governo centrale. Un decentramento così impostato per la materia sanitaria ha portato a dei risultati negativi per la collettività nazionale perché per come stanno le cose adesso la possibilità di sopravvivenza ad un problema molto serio di salute in alcune Regioni è molto più bassa rispetto ad altre realtà regionali. Credo che gli italiani abbiano la responsabilità di cambiare questo Paese e gli infermieri abbiano la responsabilità di cambiare il sistema sanitario nazionale”. “La potestà organizzativa rimarrà alle Regioni – ha aggiunto la senatrice – ma è ben vero che con la riforma costituzionale che si sta avanzando, quello che è l’interesse collettivo in termini di salute diventa preminente. Quindi il Governo centrale avrà di nuovo la possibilità di intervenire nei confronti di quelle Regioni che disattendono tutta una serie di adempimenti legati al diritto alla salute, che non può essere diversificato in base al luogo dove si nasce o dove si vive”.
Altro punto chiave per gli infermieri riguarda la partita del riconoscimento delle competenze specialistiche e della disomogeneità dei percorsi formativi fra regione e regione. “Il rischio – ha detto ancora la senatrice – è quello che ogni Regione si faccia il suo infermiere specialista, quando invece le possibilità di cura e di assistenza devono essere il più possibile omogenee a livello nazionale, così come omogeneo deve essere il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze specialistiche acquisite dall’infermiere tanto a Bolzano quanto a Ragusa. La frammentazione del sistema salute così come oggi è organizzato, oltre ad essere incongruente con le normative e le indicazioni europee, rende meno fruibile l’assistenza ai cittadini, risultando in netto contrasto con il concetto di diritto alla salute”.

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